L’estetica barocca di Tigranyan e della sua Classical Concert Chamber Orchestra

Tappa a Milano del tour della CCCOrchestra di Ashot Tigranyan con Vivaldi, Mozart e Paganini

[rating=2] D’origine armena, di scuola russa e di carriera statunitense il violinista e direttore d’orchestra Ashot Tigranyan è da sempre innamorato del nostro Paese. In Italia egli riconosce i suoi maestri ispiratori, tra cui il nostro Salvatore Accardo, e dal nostro repertorio prendono mossa i suoi concerti.

Vivaldi e Paganini sono i cavalli di battaglia del suo tour italiano, ogni tappa con una programmazione leggermente diversa. Purtroppo nella serata dell’8 ottobre all’Auditorium di Milano il maestro Tigranyan ha lamentato dolori alla mano sinistra che gli hanno impedito l’esecuzione di tutto il programma originario e le evoluzioni virtuosistiche che gli rendono fama.

Ad accompagnare il primo violino, e direttore, la sua Classical Concert Chamber Orchestra, di una trentina di giovanissimi talenti internazionali, perlopiù d’origine esteuropea e asiatica, alla ricerca di uno stile classico e accademico, pulito, raffinato, armonioso secondo i principi cari a Tigranyan della Scuola russa, in cui egli stesso si è formato sotto la guida del maestro Leonid Kogan.

La concezione dell’esibizione e lo stile d’esecuzione si rifanno ad un’estetica barocca. Il maestro Tigranyan, al centro dell’orchestra, guida l’ensemble con il suo violino e propone tra un brano e l’altro pezzi inediti, fantasie, variazioni fuori programma.

All’Auditorium di Milano la CCCOrchestra ha eseguito il concerto per violino n.4 in Re maggiore di Mozart, il concerto per violino in Sol minore di Vivaldi, diverse composizioni di Paganini, le celeberrime Quattro stagioni di Vivaldi e alcuni inediti tra cui un adattamento dell’Ave Maria di Schubert.

L’orchestra, per quanto di giovanissima età media, ha dimostrato qualità straordinarie, anche a fronte dell’impossibilità del maestro Tigranyan di eseguire alcuni passaggi. Complimenti in particolare al primo violino Natasha Grujic, brava e bella, vera spina dorsale dell’ensemble.

Nella seconda parte del concerto Tigranyan ha voluto esibirsi in prima assoluta con il suo nuovo autentico Stradivari, dal suono morbidissimo e ricco di armonici. Fin troppo delicato per un concerto monco dei passaggi più tecnici ed esaltanti delle partiture di Mozart, Vivaldi e Paganini.

Forse poco adeguata la scelta della sala, davvero eccessiva per un concerto di musica da camera, che non si è affatto riempita di spettatori: uno spettacolo, quello offerto da Tigranyan, che deve essere fruito in ambienti più circoscritti e intimi.

Auguri di buon lavoro al maestro Tigranyan e di lunga vita alla sua Classical Concert Chamber Orchestra.

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