Fatigue. Il respiro del cammino

Una coreografia della resistenza tra canto, respiro e memoria armena: la nuova creazione di Irene Russolillo in anteprima alla Tenuta Dello Scompiglio

Fatigue ph Monia Pavoni
Fatigue ph Monia Pavoni

C’è un momento, all’inizio, in cui il respiro si fa ritmo. È il suono primordiale che mette in moto la scena, il primo battito di Fatigue, la nuova creazione di Irene Russolillo, presentata in anteprima alla Tenuta Dello Scompiglio.
Da quel respiro nasce tutto: il gesto, il suono, il canto, il cammino. È la fatica condivisa che diventa linguaggio, in una performance che trasforma il corpo in coro e il respiro in paesaggio.

Due danzatori, Toma Aydinyan e Andrey Tikhonov, due cantanti, Zara Gevorgyan e Lusya Karapetyan: quattro presenze che si fondono in un’unica entità vocale e fisica, esplorando la soglia fra movimento e voce, fra sostegno e cedimento. Russolillo costruisce una coreografia della resistenza, fatta di oscillazioni e micro-sforzi, di slanci che si ripetono fino allo sfinimento, come in una processione o in un’ascesa senza vetta. Il gesto non cerca la forma, ma la continuità: un andare avanti, sempre, anche quando il corpo sembra non poterne più.

Fatigue ph Monia Pavoni
Fatigue ph Monia Pavoni

Il lavoro di Russolillo affonda le radici nelle sue esperienze in Armenia, dove ha condotto laboratori, residenze e incontri con artisti locali. Da quel contesto nasce una riflessione sulla possibilità di creare una “coreografia delle relazioni”: un modo di stare insieme che supera i confini geografici e linguistici, per restituire alla scena la memoria collettiva di un popolo in cammino. L’Armenia non è solo il punto d’origine di questa ricerca, ma la sua eco costante: nei canti, nei gesti, nel tessuto che diventa spazio di condivisione e di cura.

L’elemento scenico che più resta impresso è il tessuto ornamentale, ideato da artiste armene: una grande coperta-mantello, ricamata come un patchwork di memorie, volti, simboli familiari, e una scritta “Qele Qele” che invita a muoversi, a unirsi, a seguire. È un oggetto vivo, cangiante: prima riparo, poi barriera, poi superficie d’incontro e di lotta. Nelle mani dei performer diventa materia coreografica, amplifica il movimento, lo avvolge e lo disperde. Quel tessuto, che richiama la tradizione dei ricami armeni, ma rinasce qui come corpo collettivo, è il cuore visivo dello spettacolo: una memoria che si espande, un simbolo di appartenenza e fragilità.

La costruzione scenica di Russolillo è coerente e densa di richiami rituali: unisce canto, visioni e gesto in un flusso progressivamente ipnotico. La scrittura vocale di Edoardo Sansonne/Kawabate sostiene e moltiplica le vibrazioni della scena, mescolando elettronica rarefatta e coralità arcaica. Le parti cantate, radicate nel respiro, trovano una naturale continuità con il movimento, restituendo quella dimensione di cammino spirituale che dà senso all’intera partitura.

Fatigue ph Monia Pavoni
Fatigue ph Monia Pavoni

Dal punto di vista coreografico, Fatigue procede per intuizioni più che per strutture: alcune sequenze, in particolare quelle collettive, in dialogo con il tessuto, raggiungono una notevole potenza visiva; altre, più deboli, sembrano restare in una fase di ricerca. Ma è proprio in questa apertura, in questa incompiutezza performativa, che si manifesta la cifra di Irene Russolillo: una danza che si interroga mentre accade, che non teme l’irregolarità o la pausa, e che affida al corpo la responsabilità del dire.

In fondo, Fatigue non cerca una forma compiuta né una vetta da raggiungere: racconta la tensione stessa del cammino, il continuo tentativo di andare avanti. È un inno al movimento come atto di fatica e forma di resistenza.

PANORAMICA RECENSIONE
Coreografia/Regia
Danzatori/Cantanti
Allestimento
Pubblico
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fatigue-il-respiro-del-cammino<br>ANTEPRIMA <br>Irene Russolillo <br>Orbita|Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza <br>Fatigue <br>progetto, coreografia, scrittura vocale, costumi Irene Russolillo <br>creazione sonora, scrittura vocale Edoardo Sansonne/Kawabate <br>creazione, performance, danzatori Toma Aydinyan, Andrey Tikhonov <br>cantanti Zara Gevorgyan, Lusya Karapetyan <br>artiste tessili Hermine Melkonyan, Piruza Gevorgyan, Hermine Iskandaryan, Anahit Gasparyan, Karine Galoyan <br>sartoria Gohar Ghazaryan <br>interventi pittorici Vanessa Mantellassi <br>coproduzione Orbita|Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza di Roma e Henrik Igityan NCA National Centre for Aesthetics di Yerevan <br>coordinatrice di produzione Nara Makaryan <br>costegno per le residenze creative Associazione Culturale Dello Scompiglio, TRAC teatri di residenza artistica, Network Crossing the sea <br>partnership High Fest International performing arts festival <br>col supporto di MiC Ministero della Cultura, Ministero della Cultura della Repubblica armena

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