Riti catartici e ritmi viscerali alla Pergola con Sollima e il suo ensemble

A Firenze Giovanni Sollima al violoncello, Avi Avital al mandolino, Alessia Tondo alla voce e al tamburo, e Giuseppe Copia alla tiorba e alla chitarra barocca coinvolgono il pubblico in un viaggio attraverso tradizioni popolari, virtuosismi e riti collettivi

Sollima, Avi Avital, Alessia Tondo e Giuseppe Copia ph Amici della Musica di Firenze
Sollima, Avi Avital, Alessia Tondo e Giuseppe Copia ph Amici della Musica di Firenze

Il concerto “Sentieri”, organizzato dagli Amici della Musica, ha portato sul palco del Teatro della Pergola di Firenze un ensemble straordinario: Giovanni Sollima al violoncello, Avi Avital al mandolino, Alessia Tondo alla voce e al tamburo, e Giuseppe Copia alla tiorba e alla chitarra barocca. Una serata che ha unito virtuosismi, emotività e un’esplorazione profonda delle radici musicali, coinvolgendo il pubblico in un viaggio attraverso tradizioni popolari e riti collettivi.

La serata ben orchestrata da Giovanni Sollima, grande virtuoso e sperimentatore sopra le righe, si è aperta con brani della tradizione popolare del Mediterraneo, sapientemente arrangiati per esaltare le capacità interpretative degli esecutori. Il tradizionale sefardita Yo en la prision e il turco Nacyem Nacyem hanno trasportato il pubblico in mondi lontani, a cui Giuseppe Copia ha aggiunto una dimensione antica e intima con la sua tiorba e chitarra. A seguire, il tradizionale macedone Ako Umran il Zaginam ha aggiunto note liriche e profonde, valorizzate dalla straordinaria capacità espressiva del mandolino di Avi Avital, non a caso considerato uno degli interpreti più innovativi di questo strumento, e del violoncello proteiforme di Giovanni Sollima.

La Sonata in re minore K. 89 di Domenico Scarlatti ha brillato per la sua raffinatezza. Qui, violoncello e mandolino hanno trovato un equilibrio perfetto tra barocco e modernità, trasformando la composizione in un dialogo ricco di sfumature. In netto contrasto, la vibrante Tarantella Orientale di Eliodoro Sollima, padre di Giovanni, un’esplosione di colori e ritmi, che combinato il virtuosismo tecnico con un profondo legame con le tradizioni popolari italiane.

La prima parte si è conclusa con una serie di brani tradizionali, come Traineiri, la Tarantella di Sannicandro e la Pizzica di Aradeo. Il tamburo e la voce calda e profonda di Alessia Tondo, insieme all’intero ensemble, hanno donato un’intensità ritmica che ha letteralmente scosso il pubblico, mentre le melodie vocali in dialetto salentino hanno suscitato emozioni viscerali, richiamando immagini di una terra ricca di storia e passione.

La seconda parte del concerto si è aperta con la Sonata n. 2 in do minore di Alessandro Scarlatti, nella rilettura di Sollima e Copia, che con la sua tiorba ha mostrato la profonda affinità tra il linguaggio barocco e l’anima popolare che ha permeato l’intero programma. Subito dopo l’intima Sta Notte, una composizione originale di Alessia Tondo.

Non meno affascinanti sono stati i brani barocchi di Dario Castello e le composizioni originali di Giovanni Sollima, Alep Pesce ispirata al “Bestiario di Leonardo” e Federico II. In questi brani, la sperimentazione sonora e la scrittura contemporanea di Sollima hanno aggiunto una dimensione ipnotica al viaggio musicale.

Il concerto ha trovato il suo apice emotivo nella serie di brani della tradizione italiana: la Pizzica di Galatone, la Tarantella del Gargano e Virrinedda. Qui, la complicità tra i musicisti è stata assoluta, con il tamburo che ha guidato i ritmi frenetici, trascinando emotivamente in una danza collettiva. La voce della cantante ha poi dominato il momento del “Rito del buon pensiero”, quando, con il brano Cacciala fore, ha coinvolto il pubblico in un canto liberatorio per allontanare malinconia e malattia.

Il concerto si è concluso con il melanconico Beddah ei dormi  e un bis travolgente: la celebre Pizzica di San Vito.

Un concerto energico e vulcanico, che ha trascinato il pubblico accaldato ed entusiasta in uno stato catartico di benessere: “Cacciala fore malinconia, cacciala fore malattia”.

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