Savall e Les Musiciennes per uno stupore tutto vivaldiano

Al Manzoni di Pistoia un concerto al femminile dedicato all’estro creativo del Prete Rosso

Jordi Savall e Les Musiciennes du Concert des Nations foto Les Musiciennes
Jordi Savall e Les Musiciennes du Concert des Nations foto Les Musiciennes

Alla vigilia dell’8 marzo, il Teatro Manzoni di Pistoia ha celebrato l’estro musicale femminile seguendo le orme di Antonio Vivaldi con Les Musiciennes du Concert des Nations, un nuovo e dirompente Ospedale musicale del XXI secolo, guidato da Jordi Savall e dalla solista e virtuosa del violino Alfia Bakieva.

Con la sensibilità e l’erudizione che lo contraddistinguono, Jordi Savall, una delle personalità musicali più polivalenti della sua generazione, definito dal The Guardian “un uomo per i nostri tempi”, ha offerto al pubblico di Pistoia un’immersione nella dirompente produzione strumentale di Antonio Vivaldi, accompagnato dal giovane (non oltre i 39 anni) ensemble femminile, ispirato alle “Figlie di Choro” dell’Ospedale della Pietà: un omaggio al legame tra il Prete Rosso e l’istituzione veneziana, in una serata che ha restituito la brillantezza e la modernità del linguaggio vivaldiano attraverso un’interpretazione vigorosa e ricercata.

La lettura di Savall, da sempre attento alla prassi esecutiva storica, ha privilegiato un’esecuzione dal fraseggio cesellato e dalla dinamica calibrata, esaltando il gioco delle parti concertanti e il dialogo tra solisti e orchestra. La sua direzione, discreta ma incisiva, ha permesso di far emergere la varietà timbrica e la ricchezza contrappuntistica della scrittura vivaldiana, particolarmente evidente nel Concerto Il Proteo, o sia Il mondo al rovescio RV 544. Qui, il principio dello scambio dei ruoli tra violino e violoncello è stato valorizzato con un equilibrio esemplare, in cui l’alternanza delle voci ha dato vita a un continuo gioco di metamorfosi sonore, rendendo palpabile l’idea del “mondo al rovescio”. Carica di enfasi e trasporto l’interpretazione della virtuosa Alfia Bakieva nel sentito dialogo con la violoncellista Bianca Riesner.

Jordi Savall e Les Musiciennes du Concert des Nations © Barbara Rigon
Jordi Savall e Les Musiciennes du Concert des Nations © Barbara Rigon

Nei due concerti tratti dall’Estro Armonico (RV 565 e RV 580), l’ensemble ha saputo mettere in luce l’arditezza armonica e la vivacità ritmica della scrittura vivaldiana, restituendo con precisione la scrittura fugata e la raffinata articolazione dei piani sonori. Il virtuosismo collettivo si è manifestato nella capacità di rendere con chiarezza le sovrapposizioni polifoniche e le sezioni imitativo-contrappuntistiche, in cui ogni strumento sembrava una voce dialogante in un discorso coerente e avvincente, in uno splendido e carico di pathos respiro collettivo.

Cuore della seconda parte del programma è stata l’esecuzione de Le Quattro Stagioni, guidate dalla voce recitante di Olivia Manescalchi, che ha declamato i sonetti vivaldiani. Questa scelta, col buon intento di enfatizzare la natura descrittiva della musica, accentuandone il carattere “a programma”, è in realtà risultata per lo più didascalica e a tratti disturbante, coprendo o venendo coperta dall’esecuzione concertistica.

Alfia Bakieva, primo violino, ha dato una lettura intensa e piena di contrasti, con una cavata espressiva e una padronanza tecnica che ha reso evidente la varietà di caratteri di ciascuna stagione e punte interpretative personali e di carattere. La Primavera è emersa con leggerezza e trasparenza, il suono brillante del violino solista ha esaltato il lirismo delle sezioni centrali e la freschezza del tema principale. L’Estate è stata un crescendo di tensione, costruito con un accurato controllo delle agogiche fino alla tempesta finale, travolgente e inarrestabile.

Jordi Savall e Les Musiciennes du Concert des Nations © Eric Altimis
Jordi Savall e Les Musiciennes du Concert des Nations © Eric Altimis

Nel Concerto dell’Autunno, l’ensemble ha saputo restituire il senso della festa popolare, con una tavolozza dinamica che ha alternato momenti di energia danzante a sezioni più rarefatte, come l’Adagio in cui il violino ha evocato il torpore della vendemmia con un suono caldo e avvolgente. L’Inverno, infine, è stato il culmine di una narrazione musicale carica di tensione e chiaroscuri: il contrasto tra i tremolii gelidi del primo movimento e il lirismo del Largo centrale ha creato un effetto teatrale che ha trovato il suo culmine nel finale tempestoso, reso con grande incisività ritmica e brillantezza esecutiva.

Un concerto che ha saputo riportare in vita, con eleganza e vigore, l’incanto del mondo sonoro del Prete Rosso, grande sperimentatore di forme, timbri ed effetti espressivi, accolto con grandi applausi e ovazioni dal nutrito pubblico in sala, fino al bis finale, l’Andante del Concerto per violino, archi in si bemolle, RV583, una vera perla musicale.

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