Settembre Musica festeggia egregiamente i 250 anni di Cherubini

Al Saloncino della Pergola gli Auser Musici e Mari Grazia Schiavo diretti da Carlo Ipata eseguono pagine quasi sconosciute del grande musicista

Un’apertura di Settembre Musica degli Amici della Musica all’insegna della riscoperta delle radici storiche quella che ha festeggiato il duecentocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Cherubini (1760-2010) al Saloncino della Pergola giovedì 23 settembre.

L’evento ha offerto l’occasione unica di ripercorrere, attraverso un raro programma con molte prime esecuzioni in epoca moderna, eseguito dagli Auser Musici e dalla soprano Maria Grazia Schiavo diretti da Carlo Ipata, alcune delle tappe principali di un compositore ancora oggi poco conosciuto, che racchiude invece in sé spunti moderni sviluppati in pieno da autori del secolo successivo.

Il concerto si apre con l’Ouverture da Mesenzio, dal passo solenne e marziale, con un gusto spiccatamente eroico.

Segue “Ti lascio, adorato mio ben”, «Scena e rondeau» dove al virtuosismo canoro si accompagna una forte verità drammatica di genere patetico-eroico, con una variegata partecipazione dell’orchestra.

La Sinfonia tratta da Giulio Sabino punta l’accento su una struttura strumentale particolarmente potente e complessa, che vede al suo interno l’alternanza tra un tempo Allegro vigoroso e contrappuntisticamente rovente, e un Adagio dal quale emerge uno splendido dialogo tra violino I, violoncello, traversiere e oboe.

L’Aria da Ifigenia in Aulide  “Turbata ai dubbi accenti” prevede nell’Allegro strumentale un ruolo solistico dei clarinetti molto suggestivo ed un ingresso canoro con un vocalizzo virtuosistico perfettamente realizzato dalla linea morbida e curata di Maria Grazia Schiavo.

La seconda parte del concerto prende corpo dall’Ouverture dell’Armida abbandonata, breve pagina di fiera grandiosità, che sembra presagire Rossini. Segue l’Aria “Quale da venti combattuta”, dove la principessa Zelmira canta una tipica «aria da tempesta», con un agitato disegno dei violini in estesi crescendo e diminuendo così abili ad evocare stati d’animo.

L’Ouverture da Démophoon mostra una malinconica bellezza, con quella struggente tonalità in do minore che sarà poi adottata da Beethoven diventando emblema d’intenso pathos per antonomasia.

L’Aria “I mesti affetti miei” da Giulio Sabino vede protagonista la Schiavo in un funambolico virtuosismo che dà spessore alla sua bravura.

Il concerto si conclude con due bis, il primo che ripropone una suggestiva Aria scritta per mademoiselle Balletti, alias Rosa Balletti, destinata a diventare una delle cantanti più in vista del Théâtre de Monsier, “Dolce ardor la face”, il secondo che ripropone la magnifica Sinfonia del Giulio Sabino.

Gli Auser Musici, ensemble vocale-strumentale che riunisce strumentisti e cantanti di solida formazione ed esperienza internazionale, ha dimostrato nuovamente una preparazione impeccabile, portando ad ottimo fine questa nuova tappa del loro Progetto Tesori Toscani, ricerca che prevede l’utilizzo di soli strumenti storici ed un vivo interesse nel ricostruire le pagine più importanti della vita musicale Toscana. Carlo Ipata ha diretto con bravura l’orchestra, e la soprano Maria Grazia Schiavo ha dimostrato grande padronanza espressiva con una linea melodica fluida e dinamica.

Davvero ottima questa opportunità offerta al pubblico fiorentino grazie al contributo organizzativo di Francesco Ermini Polacci, vivamente ringraziato dallo stesso Ipata. Peccato solo per lo scarso pubblico in sala.