
[rating=5] La prima esibizione del Concerto n. 2 in Sol Minore di Prokof’ev nel 1913 fu un fiasco. Un unico critico si accorse del suo potenziale, annunciandolo sulla Gazzetta di San Pietroburgo. L’opera sarebbe stata destinata, dieci anni dopo, a un successo che rese il suo autore famoso in Europa e, poi, nel mondo. Non sappiamo come avrebbe reagito il pubblico per la prima volta oggi – se l’avesse accolto o respinto, fischiato o applaudito. La sera di mercoledì 23 marzo quello pistoiese ha reagito con ovazioni e applausi, a un Concerto che è quasi un gioco d’azzardo; imprevedibile, spiazzante, la cui trama scorre come fiume sotterraneo e zampilla se incontra un’apertura. Sfuggente, inquietante, di nuovo romantico, volutamente sgrammaticato, il tema principe abbraccia tutti e tre i movimenti e sguscia via inquieto. I suoni sinistri e aspri si alternano a ritmi serrati, poi ondulanti, in un affresco psicologico disturbante, ma tutto d’un tratto orecchiabile. Il concerto è qui per violino e orchestra, e dà modo al violinista Roman Simovic di spaziare in virtuosismi di una tremenda difficoltà e spessore emotivo, con note molto acute e frenetiche, che si trasfomano in una calma apparente. Un Concerto astratto e nervoso, con esplosioni improvvise e una tensione palpabile, dove gli strumenti sembrano in lotta l’uno con l’altro, per riunificarsi misteriosamente. Il motivo dominante è talmente ricco di sfumature enigmatiche, da sembrare la colonna sonora di un film di Hitchcock.
Il programma prosegue poi con Pulcinella di Stravinskij, una suite per ochestra composta tra il 1919 e il 1920. Con la ripresa di elementi non legati al folklore russo, Stravinskij si distacca dal periodo precedente e affronta una nuova fase cosìddetta “neoclassica”. L’opera è notoriamente la musica di un balletto, all’epoca commissionata dall’impresario dei Balletti Russi – Sergej Djagilev. Anche se all’inizio fu considerata una composizione dirompente, oggi ne percepiamo soprattutto l’impianto allegro, tutto sommato spensierato, con impennate più drammatiche, ma anche un certo, forse involontario, aspetto caricaturale.
Conclude la serata la Sinfonia n.1 in Re maggiore di Prokof’ev, detta “Classica”. Si chiude così un cerchio variopinto, con una musicalità che riscalda il pubblico, meno cupa e introspettiva stavolta, lasciando spazio a una maggiore enfasi e dinamicità. Le sonorità sono qui a tratti sussurrate, a tratti voluminose, maestose, con una ricchezza interiore vorticosa.
L’umile Roman Simovic ringrazia dell’accoglienza e il teatro Manzoni dona il meritato affetto a un musicista di fama internazionale, che unisce tecnica e sentimento. Una parola sull’Orchestra Leonore, una realtà nata nella provincia pistoiese, ma di ampio respiro, eleganza e spettacolarità: “Voluta e promossa dalla Fondazione Pistoiese Promusica, l’Orchestra Leonore nasce nel 2014 come espressione dell’idea precisa del fare musica insieme come atto di condivisione autentica, riunendo in questo obiettivo comune musicisti eccellenti”. (Daniele Giorni, Direttore Musicale).