
Un concerto catartico lunedì 22 ottobre al Saloncino del Teatro della Pergola di Firenze per gli Amici della Musica, con Gilles Apap, Mario Brunello e l’Orchestra d’Archi Italiana, a partire dal programma carico di fascino esotico delle danze dell’est.
La serata si è aperta con le Danze popolari rumene di Bela Bartòk, suite composta da sei suggestivi brevi brani che utilizzano motivi strumentali raccolti in Transilvania, in un crescendo che culmina nell’elettrica “Schnell Tanz”. Subito a ruota segue il Divertimento per orchestra d’archi, composto per Paul Sacher e la sua orchestra di Basilea, in una forma più simile al concerto grosso che a quella del concerto classico. L’opera, suddivisa in soli tre tempi, è insolitamente serena e gioiosa, tra ritmi simili alla hora (danza popolare rumena) dell'”Allegro non troppo”, e l'”Allegro assai” simile ad una danza contadine, passando per l'”Andante” cupo e meditativo. Sempre sulla scia del folclore musicale, in questo caso slavo, si collocano le Danze slave del boemo Antonin Dvořák, commissionategli dal suo editore Simrock: esse attingono direttamente a forme tipiche della tradizione cèca, travolgenti e cariche d’eccitazione ritmica.
La seconda parte del concerto si proietta totalmente in Ungheria, prima con il Duo per violino e violoncello op.7 di Zoltan Kodály, dialogo che pone al centro il violoncello in una struggente malinconia, poi si dedica totalmente alle Danze ungheresi di Johannes Brahms, definite dallo stesso Kodály con queste parole:”Le famose “Danze ungheresi”, rese celebri da Brahms, rappresentano l’Ungheria cittadina de l 1860 e sono in gran parte opera di compositori che vissero a quell’epoca”.
Nel vortice ritmico della tradizione popolare il violinista algerino Gilles Apap emerge calamitante e ipnotico in un virtuosismo travolgente che trasporta totalmente nell’impeto delle danze, regalandoci un suo magnetico arrangiamento Dracula Breakdown da Transylmania, preceduto dall’a solo dell’eclettico violoncellista Mario Brunello, trasfigurato in uno strumento a fiato nell’esecuzione di una fascinosa melodia armena Havun Havun di un monaco medievale. Ottima anche l’Orchestra d’Archi Italiana perfettamente amalgamata ed in perfetta sintonia con le due dirompenti personalità.
Pubblico in trance.