
Platea gremita venerdì 19 ottobre al Nuovo Teatro dell’Opera di Firenzeper un duo esclusivo: Pietari Inkinen a Salvatore Accardo, in un concerto per “fuggire da tutto ciò che è terrestre”, e “godere le gioie celesti”.
Ad aprire la serata il Concerto n. 2 di Bela Bartòk per violino e orchestra, opera di un’impetuosa cantabilità, dove Accardo conduce i temi ungheresi con maestria ed eloquenza tutta romantica, per poi sfociare in un’asprezza armonica di dodici note tematiche angolose e attonite, tra tradizione e avanguardia. Il risultato è una cubista opera d’autore, sfaccettata nel lirismo dei richiami romantici e nelle linee spezzate di sapore dodecafonico, dove i due temi dei movimenti estremi giocano a specchio, mentre al centro dell’Andante tranquillo prendono corpo sei variazioni di sapore avanguardista, per un rigore della costruzione capace di dar vita all’estrema passionale fantasia compositiva.
Il maestro, prima di congedarsi, concede uno splendido Capriccio di Paganini, che incanta il pubblico nell’arcana emozionante dell’esecuzione.
Il concerto prosegue con la “Humoreske” Sinfonia n.4 in sol maggiore Das Himmlische Leben, forse la più celeste di Gustav Mahler, che egli stesso definì “una Sinfonia di dimensioni normali (…) Nei primi tre movimenti c’è la serenità di un mondo superiore, che ci è ignoto e possiede qualcosa di terrorizzante e di orrido: nell’ultimo tempo il bambino, che allo stato di larva è già appartenuto a questo mondo superiore, ne spiega il vero significato…”.
Con un organico relativamente ridotto, l’opera si suddivide in tre movimenti: il primo in forma sonata introduce il tema portante, ripreso nell’architettura compositiva dal clarinetto nell’ultimo movimento; il secondo movimento è uno Scherzo, in bilico tra la forma del rondò e quello della variazione, dominato dal tema solare in sol maggiore. L’ultimo movimento, costituito da un canto su quattro strofe, mostra echi della Terza sinfonia, tra mistero e dolcezza, per concludersi con un pianissimo “angelico”.
Il giovane Pietari Inkinen, Direttore Musicale della New Zealand Symphony Orchestra di fama internazionale nonché affermato violinista, dirige con eleganza e maestria, conducendo il pubblico in quell’Iperuranio ieratico e misterioso descritto in queste bellissime pagine di Mahler, in bilico tra il risveglio dei piaceri superiori e l’orrido insito nella realtà terrena.
Diafana, forse un po’ troppo, la soprano Laura Claycomb, la cui esecuzione viene sovrastata dall’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, che supera se stessa nel fascino dei pianissimi e nell’intonazione dei fiati e ottoni.
Pubblico entusiasta.
Bravo Accardo!