Nigro funambolo tra realtà e mistificazione nella prima nazionale de Il Presidente

Regia di Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro, con Filippo Nigro, testo Davide Carnevali

Il Presidente
Il Presidente

In abito elegante e atteggiamento sfrontato, Filippo Nigro entra in scena dalla platea, a grandi falcate, accompagnato da una guardia del corpo: da lì a poco coinvolgerà il pubblico, a luci accese, in un grande gioco di equilibri, ipocrisie e svelamenti.

Il Presidente, secondo capitolo della “trilogia ideale” avviata con Every Brilliant Thing, prodotti entrambi dal CSS – Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, parte da Udine per approdare nei prossimi mesi in molte altre città italiane. Una trilogia in cui Arcuri e Nigro non cercano una continuità narrativa, ma metodologica: un teatro che si fonda sulla relazione come motore drammaturgico. “Durante le prove – racconta Arcuri – il lavoro principale non è stato sul testo, quanto sulla postura, sull’atteggiamento, sul modo in cui l’attore trasforma lo spazio in relazione costante con gli spettatori”. È questo l’orizzonte della loro trilogia: uno stare-in-scena che non si limita a interpretare, ma interpella.

Come nel precedente lavoro, la partecipazione del pubblico è un elemento strutturale: Nigro coinvolge, provoca, delega, chiede conferme, costringe la platea a esporsi. Ogni replica diventa quindi irripetibile: la reazione del pubblico – chiamato a rispondere, a fare domande, a prendere posizione – reindirizza lo spettacolo, trasformandolo in un laboratorio politico effimero e conturbante.

Anche il testo di Davide Carnevali – originariamente ambientato nel contesto politico argentino – è “in continua riscrittura”. Modificato e attualizzato per l’occasione nel quadro politico italiano, è un testo che cambia geografia, accenti e prospettive a ogni nuova messa in scena in un Paese diverso.

Per quasi un’ora e mezza, Nigro come un funambolo ci guida sul filo sottile che separa verità e artificio, teatro e politica, citazioni colte – vere o presunte – e cialtronaggine. In continuo movimento, l’attore/presidente è dentro e fuori dal personaggio allo stesso tempo; un attimo prima cita autori e filosofi e quello dopo svela gli inganni della retorica. Tutto è un gioco di equilibri, calibrati al millimetro, in cui l’attore si espone e si ritrae, avanza e arretra, per far smascherare le finzioni della politica e i paradossi della democrazia.

Al centro della drammaturgia c’è il discorso di un ex-Presidente: una figura senza nome e senza partito, che potrebbe – quasi – essere chiunque. Un uomo di potere decaduto che decide di dire finalmente la sua verità al suo pubblico. Il monologo procede per scarti improvvisi: a tratti sfiora l’attualità italiana con riferimenti accennati, a tratti diventa confessione, autoassoluzione, autoironia, manipolazione. Nel raccontare le motivazioni delle sue scelte, il Presidente lascia emergere le contraddizioni di chi ha abitato troppo a lungo la macchina del potere. La sua è una confessione che somiglia a un tentativo disperato di salvare un’immagine di sé davanti a una platea che diventa insieme testimone, giudice e complice.

Il funambolismo iniziale si prolunga fino all’ultimo minuto. Anche nel finale, quando il Presidente si dichiara colpevole di aver trascinato il Paese nel baratro, rimane il sospetto che quella confessione sia solo un’ultima manipolazione. E, addirittura, nel momento dei saluti finali l’ambiguità è ancora lì, visibile e disorientante: chi stiamo applaudendo, l’attore o il Presidente?

Ma il vero disagio, quello che lo spettatore si porta dietro uscendo dalla sala, viene da un’altra consapevolezza. La colpa è soprattutto nostra: di chi ha votato, di chi ha creduto, di chi non ha impedito una rielezione, di chi ha preferito l’inattività. Il Presidente ribalta lo sguardo, non rappresenta un potere distante, ma una responsabilità condivisa. È, in fondo, il teatro politico ed etico che Arcuri e Nigro rivendicano come necessario: un teatro che non imita la realtà, ma la mette in discussione. Un teatro capace di destrutturare l’ambiente mentale dello spettatore e di restituirgli, come in uno specchio, il proprio ruolo nel sistema democratico e – perché no? – anche in quello teatrale.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Attori
Drammaturgia
Allestimento scenotecnico
Musica
Pubblico
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nigro-funambolo-tra-realta-e-mistificazione-nella-prima-nazionale-de-il-presidente<br>testo Davide Carnevali <br>regia Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro <br>interpreti Filippo Nigro <br>scene/luci <br>scenografia Luigina Tusini <br>produzione CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia <br>PROSSIME DATE <br>13 dicembre 2025, ore 21 Cuneo, Teatro Toselli <br>14 dicembre 2025, ore 21 Nichelino (TO), Teatro Superga <br>27 febbraio 2026, ore 21 Oleggio (NO), Teatro Civico <br>28 febbraio 2026, ore 21 Canelli (AT), Teatro Balbo <br>1 marzo 2026, ore 21 Avigliana (TO), Auditorium Eugenio Fassino <br>13 marzo 2026, ore 21 San Giovanni Lupatoto (VR), Cinema Teatro Astra <br>21 marzo 2026 Mira (VE), Teatro Villa dei Leoni <br>29-31 maggio 2026 Roma, Teatro India

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