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16 Novembre 2025

La Belle Époque tra arte e sapori: Pisa riscopre l’eleganza della modernità

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Un pomeriggio d’autunno, il 18 ottobre, ha riportato Pisa alla sua stagione più raffinata: quella della Belle Époque, epoca di arte luminosa, dolci conversazioni e piaceri della tavola. Il tour “La Belle Époque tra arte e sapori”, organizzato da Terre di Pisa Food & Wine Festival in collaborazione con l’Associazione Ville Borbone e Dimore Storiche della Versilia, ha offerto ai partecipanti un viaggio tra gusto e bellezza, tra le sale di Palazzo Blu e le atmosfere del Royal Victoria Hotel, dove la storia è tornata a farsi esperienza viva.

Il tempo dell’eleganza: la mostra a Palazzo Blu

Il pomeriggio ha preso avvio in Piazza Vittorio Emanuele II, con la partenza dal punto informativo di Terre di Pisa. Da lì, un piccolo corteo di visitatori, più simile a un gruppo di flâneur che a un pubblico di turisti, si è diretto verso Palazzo Blu, per immergersi nella mostra Belle Époque. Pittori italiani a Parigi nell’età dell’Impressionismo.

Giuseppe De Nittis Nei campi intorno a Londra 1875 ca Olio su tela 41 x 50 cm Collezione privata, courtesy Fondazione Enrico Piceni, Milano
Giuseppe De Nittis, Nei campi intorno a Londra 1875 ca – Olio su tela 41 x 50 cm – Collezione privata, courtesy Fondazione Enrico Piceni, Milano

C’è un momento, tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, in cui l’arte italiana smette di guardarsi allo specchio e si misura con l’Europa. È il tempo in cui Parigi, dopo le rovine della Comune, diventa capitale del gusto, della moda e della pittura moderna.

A quell’appello rispondono tre artisti italiani – Giovanni BoldiniGiuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi – che abbandonano la quiete dei caffè toscani per la vertigine dei boulevard. Eppure, proprio quel gesto di emancipazione, che oggi appare naturale, allora fu vissuto come un tradimento.

Nel 1870, quando De Nittis lascia Firenze per Parigi, il gruppo dei Macchiaioli lo accusa di essersi “venduto al gusto borghese”. Il suo successo con la Maison Goupil, la grande industria dell’arte commerciale, venne interpretato come un cedimento all’estetica salottiera. Diego Martelli, teorico del gruppo, dopo averlo inizialmente denigrato, fu il primo a ricredersi: nel 1878 scrisse che De Nittis era “superiore come fine dell’arte” a molti rimasti in patria.

Giuseppe De Nittis Ritorno dalle corse 1875 Olio su tela 58,1 x 114,6 cm Philadelphia Museum of Art: dono di John G. Johnson per la W. P. Wilstach Collection, (W1906-1-10)
Giuseppe De Nittis, Ritorno dalle corse 1875 – Olio su tela 58,1 x 114,6 cm – Philadelphia Museum of Art: dono di John G. Johnson per la W. P. Wilstach Collection, (W1906-1-10)

È in questa tensione, tra purezza e compromesso, tra provincia e metropoli,che si gioca il destino della pittura italiana nella modernità. Una tensione che la grande mostra “Belle Époque. Pittori italiani a Parigi nell’età dell’Impressionismo”, allestita fino al 7 aprile 2026 a Palazzo Blu di Pisa, ha saputo restituire con profondità critica e splendore visivo.

Curata dalla storica dell’arte Francesca Dini, la rassegna raccoglie oltre cento opere provenienti da musei internazionali come il Musée d’Orsay, il Louvre, gli Uffizi e la Pinacoteca De Nittis di Barletta. Non è una semplice celebrazione del gusto “bello e piacevole”, ma un tentativo di restituire complessità a tre artisti troppo a lungo relegati a un ruolo decorativo.

Dini invita a leggere la Belle Époque non come un’epoca felice, ma come una stagione di luci e ombre: progresso e disuguaglianza, eleganza e alienazione, modernità e nostalgia. È questa la chiave che trasforma la mostra in un viaggio critico nella cultura europea di fine secolo.

Vittorio Matteo Corcos In Lettura sul mare 1910 Olio su tela 130 x 228 cm Collezione privata
Vittorio Matteo Corcos, In Lettura sul mare, 1910 – Olio su tela 130 x 228 cm Collezione privata

Le prime sezioni raccontano la Parigi post-comunarda, dove l’artista-soldato lascia il posto al pittore-flâneur: figura errante e ironica, capace di osservare la città con occhio partecipe e distaccato.

In questo nuovo scenario urbano, Boldini si impone come il pittore del movimento e della grazia. Le sue figure, scattanti come lampi di seta, incarnano la modernità inquieta della capitale francese. La sua pennellata rapida e nervosa, fatta di vibrazioni più che di linee, trasforma l’eleganza in ritmo, la posa in danza. De Nittis, più introspettivo, osserva la vita moderna con occhio analitico e malinconico. Le sue vedute dei boulevard, i cieli lattiginosi e i parchi popolati da signore velate raccontano l’anima doppia della Belle Époque: la sua brillante superficie e la sua solitudine.

Il cuore della mostra è la sezione Casa De Nittis, che ricrea il suo salotto parigino, ritrovo di artisti e scrittori come Degas, Zola e i fratelli Goncourt. È qui che la pittura incontra la letteratura, l’arte diventa stile di vita. Zandomeneghi, infine, è il più lirico e sperimentale: il suo sguardo si posa sulle donne nei gesti quotidiani, trasformando la dimensione domestica in un laboratorio di luce. Il suo dialogo con Degas e Mary Cassatt non lo allontana dalle radici veneziane, ma gli consente di reinventarle in chiave moderna.

La sezione conclusiva, La Belle Époque in Toscana, riporta il racconto a casa. Qui si scopre come la lezione francese abbia trovato eco nelle opere di CorcosGioli e Gordigiani, nei salotti fiorentini e nelle prime villeggiature balneari. Il celebre In lettura sul mare di Vittorio Corcos suggella il percorso come emblema di una Toscana raffinata, sospesa tra mondanità e sogno.

La Belle Époque del gusto

Royal Victoria Hotel © Fermata Spettacolo
Royal Victoria Hotel © Fermata Spettacolo

Lasciata la rarefatta luce delle sale espositive, il tour prosegue lungo il Lungarno Regio, verso il Royal Victoria Hotel.

Qui, tra stucchi dorati e velluti damascati, prende vita un’altra forma d’arte: quella del gusto. La presidente dell’Associazione Ville Borbone e Dimore Storiche della Versilia, Maria Assunta Casaroli, introduce la degustazione come un’esperienza sensoriale “in dialogo con la pittura”, e davvero lo è.

Liquori Morelli © Fermata Spettacolo
Liquori Morelli © Fermata Spettacolo

liquori Morelli, della storica distilleria toscana di Forcoli, aprono il percorso con due creazioni rare: il liquore ai pinoli di San Rossore, dalla texture lattiginosa e dal profumo resinato, nato da una lavorazione complessa che ne esalta le note mandorlate e gli oli essenziali; e il liquore al pistacchio, realizzato con pistacchi coltivati in Val Tibetina, nel territorio aretino, dal gusto pieno e intenso.

Accanto ai distillati, la pasticceria del Caffè dell’Ussero, il più antico di Pisa, ha riportato in vita i dolci che popolavano i salotti dell’epoca: meringhe con crema chantilly, piccoli frutti canditi, budino di semolino. Ricette nate nella tradizione ottocentesca e custodite ancora oggi dal maestro pasticcere.

Pasticceria del Caffè dell’Ussero © Fermata Spettacolo
Pasticceria del Caffè dell’Ussero © Fermata Spettacolo

Casaroli commenta: “Abbiamo voluto far rivivere non solo un periodo storico, ma una sensibilità. La Belle Époque è stata il momento in cui l’arte e il gusto hanno imparato a parlarsi nella stessa lingua: quella dell’eleganza.”

Quando il tour si conclude, al tramonto, Pisa sembra davvero trasformata: i lungarni risplendono come boulevard, e nei vetri del Royal Victoria si riflettono, insieme, il profilo dell’Arno e l’eco lontana di Parigi. La Belle Époque tra arte e sapori si rivela un progetto di educazione al bello: un invito a riscoprire la modernità con lo sguardo di chi sa ancora gustare, osservare e ricordare. Come scriveva Gozzano, “forse un sogno, forse un gioco”, ma per un giorno, a Pisa, quel sogno ha ripreso vita.

Maria Assunta Casaroli © Fermata Spettacolo
Maria Assunta Casaroli © Fermata Spettacolo

Il percorso si chiude sulla Terrazza delle Rondini, in cima all’albergo, un luogo sospeso tra cielo e acqua. Da lì, mentre il sole tramonta dietro i tetti di Pisa e le ultime luci si riflettono sull’Arno, il tempo sembra fermarsi: la città si veste d’oro, e per un istante la Belle Époque ritorna davvero.