La danza persuasiva di Lisbeth Gruwez

Al Festival Era la ballerina fiamminga danza sulle vibrazione di parole martellanti

Nell’amplio e variegato programma del Festival Era di Pontedera, non poteva mancare un momento dedicato alla danza contemporanea, e chi meglio di Lisbeth Gruwez in questo periodo la incarna? L’apprezzata coreografa e danzatrice, per molti anni al fianco di Jan Fabre, ha presentato giovedì 18 ottobre il suo ultimo lavoro: “It’s going to get worse and worse and worse, my friend”.

Una performance suddivisa in tre quadri scenici che vede la Gruwez, sola in scena, vestire i panni ingessati di un uomo: camicia bianca, pantaloni neri, capelli impomatati, scarpe nere, lucide. Inizialmente i gesti fluidi disegnano ampie linee nello spazio dalle curvature sia morbide che spigolose. Con le mani tese come un burattino, il corpo della danzatrice viene trasportato da fili invisibili che seguono le parole pronunciate da Jimmy Swaggart, uno dei più celebri tele-predicatori americani, un cattolico evangelista ultraconservatore, capace con i suoi sermoni di incendiare le platee, di infondere in chi lo ascolta un messaggio di enorme forza persuasiva. È così anche per la ballerina, che travolta dalle frasi manipolatorie del predicatore, riceve nuove energie per irrompere in cadenzate marce, movenze ripetute da leader e gesti di rottura accompagnati dalla musica del compositore Marteen Van Cauweberghe.

Le azioni sono sempre più legate alle frasi registrate, mentre le parole da amichevoli diventano brutali. Nel finale Lisbeth appare trasformata, con i calzettoni tirati sopra i pantaloni e una fascia in vita che ricorda l’immagine di un matador pronto all’assalto finale. I riverberi della voce si protraggono e si espandono nel suo corpo, le parole dell’imbonitore si attenuano e lei finisce per saltare in aria ripetutamente, in una trance dance tra lei e i virtuosismi di un violino e di un violoncello.

Una performance minimalista, energica e di grande effetto, dove l’eccellente danzatrice fiamminga stiletta una danza coercitiva, rigorosa e a tratti ipnotica, propria delle vibrazioni melliflue figlie delle martellanti parole di Swaggart.

Un pubblico entusiasta concede il giusto tripudio all’artista.

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