Ritorno di caloroso successo per l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Al Comunale Zubin Mehta e la virtuosa Arabella Steinbacher in un emozionante concerto sinfonico

Un’ accoglienza davvero calorosa quella per “il ritorno a casa” dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino il 14 aprile, in occasione del primo concerto al Comunale dopo l’ultima tormentata tournée: una serata all’insegna di grandi nomi, con la solista Arabella Steinbacher protagonista del Concerto in la maggiore K. 219 di W. A. Mozart per violino e orchestra.

Nata a Monaco da padre musicista tedesco e madre soprano giapponese, Arabella Steinbacher si è avvicinata allo studio del violino a soli 3 anni; ha avuto come maestri Ana Chumachenko e, soprattutto, Ivry Gitlis; Anne-Sophie Mutter, con la sua Fondazione, le ha dato la spinta decisiva nella carriera virtuosistica, regalandole un arco del liutaio Benoit Rolland; attualmente suona uno Stradivari Booth del 1716.

A partire dallo straordinario debutto nel 2004, quando, con breve preavviso, le venne chiesto di interpretare il Concerto di Beethoven con l’Orchestre Philharmonique de Radio France diretta da Sir Neville Marriner, si è affermata sulla scena violinistica internazionale, suonando con le più importanti orchestre del mondo. Ha più di 20 concerti per violino in repertorio e le sue registrazioni hanno vinto premi internazionali come l’Echo-Klassic Award nel 2007 e due German Record Critics.

In uno sgargiante vestito dai colori eccezionalmente fiorentini, la bella e virtuosa violinista tedesca ha eseguito il capolavoro mozartiano con un ricco vibrato ed un ampio fraseggio in un dialogo espressivo con l’orchestra, che ha raggiunto l’apice della commozione nel lirismo tutto vellutato dell’Adagio centrale, dove ha saputo sfruttare al meglio le potenzialità timbriche del suo Stradivari, strumento dal suono caldo e pastoso.

Grandi gli applausi.

Il concerto si è chiuso con una delle pagine più affascinanti della produzione di Gustav Mahler in occasione dei 100 anni dalla morte del compositore, ovvero la Sinfonian. 5, un’opera poderosa e massiccia per vastità d’impianto e costruzione, oltre che per la varietà e ricchezza di immaginazione e di idee musicali dai connotati vivamente teatrali: un’opera «fatta di musica appassionata, selvaggia, piena di pathos, briosa, solenne, delicata e piena di tutte le sensazioni dell’anima umana» per citare Bruno Walter.

Composta da cinque movimenti, essa risulta divisa in tre macrosezioni: la prima è costituita dai primi due movimenti “uguali diversi”, ovvero 1)Trauermarch. In gemessenem Schritt. Streng. Wie ein Kondukt. (Marcia funebre. Con passo misurato. Severo. Come di un corteo funebre), 2)Stürmisch bewegt. Mit grösster Vehemenz. (Tempestoso ed animato. Con la più grande veemenza); la seconda dallo Scherzo: Kräftig, nicht zu schnell. (Vigoroso, non troppo veloce); la terza dagli ultimi due movimenti, ovvero 4) Adagietto: Sehr langsam (Molto lento), 5) Rondò-Finale: Allegro giocoso, le zone più introverse ed espansive della sinfonia.

La prima sezione si apre subito con il tema, scandito in modo persistente dalla tromba in si bemolle, “come fanfara attraverso un sipario”, che funge da leit-motiv e descrive il tono cupo e drammatico della marcia funebre: la frase della tromba è certamente un ricordo delle musiche militari ascoltate da Mahler bambino, quando viveva nella cittadina di frontiera della Moravia, Jihlava. La musica sale di tensione, fino a toccare punte di graffiante drammaticità; l’orchestra aumenta di spessore e il gioco strumentale si infittisce, per sfociare in un corale in re maggiore degli ottoni di sfolgorante splendore, rielaborato successivamente nel Rondò conclusivo. Il grido di disperazione si attutisce e si estingue tra sonorità dolci e delicate: un colpo secco e pianissimo dei timpani pone fine all’Allegro.

Lo Scherzo di rilevante estensione, ci diverte subito con quell’indugio del corno obbligato, cui segue un agile e fresco contrappunto tra la cornetta e i primi violini. Il Trio centrale è contrassegnato da un malinconico assolo di corno, sul cui tema si innesta un elegante motivo di valzer, prima di ritornare al gaio clima iniziale, concepito in forma di variazione su una densa intelaiatura sinfonica, espressione del tormento compositivo del musicista.
Il momento distensivo e contemplativo della sinfonia è racchiuso nell’Adagietto per arpa e archi: il suo senso introspettivo è in netto contrasto con il carattere estroverso e brillante del Rondò successivo. Lo sviluppo delRondò è irresistibile ed è contrassegnato dalla fuga molto animata e vivace degli archi, di impronta classicheggiante: più volte Mahler rievoca in forma di variazione il tema cantabile dell’Adagietto e termina la sinfonia con un taglio contrappuntistico e corale di possente respiro e alla maniera di Bruckner, un Finale falsamente affermativo, quasi predilezione apocalittica.

L’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino ha eseguito superbamente la magistrale opera, sotto l’energica e mirata direzione del maestro Zubin Mehta.