Un incantevole Paolo Poli tra fate, orchi e principi azzurri

Lo spettacolo “le fate” chiude egregiamente la rassegna “Aurora di sera”

Sublime chiusura della rassegna teatrale di “Aurora di sera” con il grande Paolo Poli alle prese con il suo ultimo spettacolo Le fate (favole).

L’eclettico attore francesista fiorentino rigorosamente in frac (bianco nella prima parte dello spettacolo e nero nella seconda), ha accolto e accompagnato gli spettatori in un viaggio incantato tra celebri fiabe che hanno trovato fortuna in ogni tempo e in ogni dove, passando dalla tradizione orale alla letteratura scritta e sfociando nella letteratura teatrale, fornendo ispirazione così a musicisti illustri come Ravel, Prokofiev e Poulanc.

Il titolo dello spettacolo proviene dalla raccolta “I racconti delle fate” che Carlo Collodi pubblicò prima di scrivere “Pinocchio”. All’interno del volume fiabesco vi è una serie di racconti di Perrault e di M.me le Prinoc Beaumont tradotti da lui, ai quali ha apportato leggerissime varianti di vocaboli, di modi di dire e di luoghi «riuscendo a trasferire la corte del re Sole, con il suo seguito luminoso, in una Toscana insieme granducale ed umile».

Queste favole, che formano il tesoro della tradizione popolare, mostrano intrecci analoghi ai racconti di Straparola e Basile, ed anche la vicenda di Giulietta e Romeo, capolavoro shakespeariano, scopriamo ricavata dalla novellistica nostrana, da Bandello appunto, in cui le note tragiche si sciolgono nell’incanto fiabesco dell’immortale destino amoroso.

Le favole che hanno preso vita grazie al racconto di Poli ed alle scenografie realizzate da un gruppo di bravi attori e ballerini sono state: “La bella addormentata nel bosco” e “Pollicino” di Perrault, “La bella e la bestia” di Beaumont, “Giulietta e Romeo” di Bandello e “L’elefantino Babar” di Brunhoff.

In scena assieme a Poli gli attori Laura Bravi, Fabrizio Casagrande, Marta Capacioli e Lucrezia Calandri, le scene, i costumi e i pupazzi sono un regalo all’attore fiorentino del grande e compianto Lele Luzzati.

Paolo Poli si dimostra ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, uno dei più grandi interpreti italiani del secondo dopo guerra: con grazia e umorismo, attingendo dalla sua arte del racconto, affabula il pubblico di grandi e piccini, che insieme si stringono tra le spalle per farsi cullare dalle dolci parole di favole eterne. La magia delle fiabe si compie, cala sul pubblico il silenzio, i piccoli a bocca aperta ascoltano il grande attore, mentre i grandi tornano bambini per qualche ora.

Finale tra applausi con vari bis, dove l’attore poliedrico acclamato dal pubblico decanta elegantemente rime e poesie spassose di Guido Gozzano e del suo prediletto Olindo Guerrini (o Lorenzo Stecchetti, o Argia Sbolenfi) chiudendo tra le risate con la colorita “Ode al pitale”.

La voce inconfondibile di Paolo Poli, con le sue cadenze ritmate fa da macchina del tempo e tra fate, orchi e principi azzurri ci riconduce con la fantasia a riverberi di copertine di libri sbiaditi, audio cassette dei “racconta storie”, ed echi di voci di nonne che per incanto riscopriamo sempre accanto a noi. Magia delle fate, delle favole.