
Un concerto all’insegna di una inquietudine altamente suggestiva quello eseguito sabato 9 ottobre alla Pergola di Firenze per gli Amici della Musica dalla Camerata Salzburg diretta da Alexander Lonquich.
Il concerto ha preso immediatamente corpo con un’opera quasi sconosciuta di Benjamin Britten, Young Apollo, op. 16, per pianoforte, quartetto d’archi e orchestra d’archi, molto breve, ma di una bellezza solare unica. L’immagine del titolo deriva infatti dai versi conclusivi di un poema incompiuto di John Keats,Hyperion, e le suggestive pagine si articolano poi in quattro sezioni fortemente estrose, con un pianoforte minimalista e gli archi fascinosi.
Dopo lo spostamento dal vivo del pianoforte a coda che ha tenuto col fiato sospeso il pubblico meritandosi un applauso finale per l’ottima riuscita, segue il capolavoro cameristico di Dmitri Sostakovic, Quartetto n.8 in do minore, op. 110, nella trascrizione per orchestra d’archi di Rudolf Barshai. L’opera si articola in cinque tempi emblema della tormentata personalità dell’autore, di una forza espressiva sconvolgente, in una unità espressa in primis dall’unico ambito tonale (do minore) ed in secondo luogo dalla ciclicità che vede il “Largo” aprire e chiudere queste desolanti ma splendide pagine.
La seconda parte del concerto è interamente occupata dal Quartetto per archi in re minore, D. 810, “La Morte e la Fanciulla”, di Franz Schubert, nella trascrizione per orchestra d’archi di Gustav Mahler. L’opera si struttura in quattro tempi che racchiudono l’angosciosa consapevolezza di una morte che è crudele disillusione. Così due temi si rincorrono in queste altissime pagine, uno drammatico e tagliente di terzine, l’altro più lirico e sereno, ma sempre accompagnato da una pulsazione ritmica terzinata ed inquieta. Infine, il tutto si scioglie in una allucinata tarantella, grottesca danse macabre che, conducendo ad un prestissimo, dà un definitivo epilogo tragico all’opera.
Il concerto si conclude con un acclamato bis, un “più leggero”, come lo definisce Alexander Lonquich, “ma di una bellezza non certo minore”, primo tempo dell’opera K 138 di W. A. Mozart.
La Camerata Salzburg, fondata nel 1952 con sede a Salisburgo, formata da giovani e motivati musicisti di oltre venti nazionalità diverse, nel corso di 50 anni è divenuta una delle orchestre da camera più attive nel mondo, tenendo tournée internazionali, invitati dai festival di più lunga tradizione e dai teatri più rinomati ma anche da nuove sale da concerto. I suoi componenti si distinguono per energia rigenerativa e grande prontezza nell’affrontare sempre nuove sfide.
Alexander Lonquich è pianista di fama internazionale: dopo aver vinto nel 1977 il Primo Premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert, tiene concerti in Giappone, Stati Uniti e nei principali centri musicali europei. La sua attività lo vede impegnato con direttori d’orchestra quali Claudio Abbado, Kurt Sanderling, Ton Koopman, Emmanuel Krivine, Heinz Holliger, Marc Minkowski. Particolare in tal senso è stato il rapporto mantenuto con Sandor Vègh e la Camerata Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di direttore-solista. Nel ruolo di direttore-solista collabora anche stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova e tra le altre con l’Orchestra della Radio di Francoforte, la Royal Philharmonic Orchestra, la Deutsche Kammerphilarmonie, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestre des Champs Elysées e la Filarmonica della Scala di Milano.
Il concerto si è rivelato dunque una nuova sfida vinta sia dai giovani membri della Camerata che dal direttore-solista, che hanno dato prova di eccellenza.