Epilogo mistico per il Quartetto Accardo a Firenze

I Quartetti di Mendelssohn al Saloncino della Pergola con gli Amici della Musica

Firenze, Stagione Concertistica 2009-2010 degli Amici della Musica.

Nell’intimo Saloncino del Teatro della Pergola il Quartetto Accardo chiude il ciclo dei Quartetti per archi di Felix Mendelssohn all’insegna del misticismo: dopo i primi due Quartetti op.12 e op.13 legati al periodo sperimentale, che vedono un giovane Mendelssohn confrontarsi in modo passionale con l’eredità beethoveniana, ed il primo dell’op.44 , già legato al suo secondo periodo (1837-’38) del ritorno all’ordine ed alla misura, eseguiti sabato 14 novembre, Salvatore Accardo, Laura Gorna, Francesco Fiore e Cecilia Radic chiudono la serie domenica 15 novembre eseguendo gli ultimi due Quartetti dell’op.44 e l’ultimo dei sei Quartetti, l’op.80.

Il Quartetto in mi minore op.44 n.2 si lega ad uno dei momenti più tranquilli per l’attività creativa del musicista, il quale in quegli anni affermerà: «Ho quasi terminato un quartetto d’archi, e mi appresto a scriverne un secondo; in questi giorni tutto quello che faccio esce così facilmente e bene dalla mia penna!» .

Il Quartetto, diviso in quattro tempi, vede l’”Allegro assai appassionato” aprirsi su un tema ammaliante affidato al violino su un accompagnamento sincopato; segue, dopo frizzanti figurazioni, un secondo tema in sol maggiore. Lo “Scherzo”, come alla prima rappresentazione del 1837, incanta con la sua magica e danzante leggerezza. L’”Adagio” vede Accardo protagonista in una sinuosa melodia sul tranquillo accompagnamento degli altri tre strumenti. Il “Presto agitato”, infine, conclude all’insegna della passionalità.

Il Quartetto in mi bemolle maggiore op.44 n.3 vede l’”Allegro vivace” costruirsi saldamente su un tema centrale, seguito da un secondo tema più cantabile. Lo Scherzo “Assai leggero, vivace” si slancia incalzante nella tonalità di do minore, presentando due temi che si intrecciano. L’”adagio non troppo” mostra una forma sonata in la bemolle maggiore, dove protagonista è il dialogo dei due violini. L’ultimo movimento, “Molto Allegro”, è di carattere brillante ed adotta la forma di rondò sonata.

Il Quartetto in fa minore op.80 esprime fin dalle prime battute dell’”Allegro vivace assai” un sentimento di cupa inquietudine, attraverso un primo tema impetuoso sostenuto ai gravi da un fremente tremulo. Anche l’”Allegro assai” mostra instabilità ritmica e armonica. L’”Adagio” si apre in la bemolle ma sembra quasi tendere verso la relativa tonalità minore. Il movimento conclusivo, infine, si riallaccia a quello iniziale.

Salvatore Accardo, primo violino, la cui carriera prestigiosa lo vede titolare di premi e onorificenze quali il “Premio Abbiati”, il titolo di Cavaliere di Gran Croce, di “Most Honorable Professor” da parte del Conservatorio di Pechino, di “Commandeur dans l’ordre du mérit culturel” ed infine del prestigioso premio “Una vita per la Musica”, possessore di due violini Stradivari, si lega qui al suo Quartetto, fondato nel 1992, formato da: Laura Gorna, secondo violino, vincitrice del Concorso “Città di Vittorio Veneto”, si è esibita presso le maggiori istituzioni concertistiche in Italia e all’estero ed è stata ospite come solista di importanti orchestre; Francesco Fiore, alla viola, vincitore di numerosi premi, si è imposto come uno dei musicisti più interessanti dell’ultima generazione, ospite regolare delle più prestigiose istituzioni concertistiche  e festival italiani; Cecilia Radic, violoncellista fra le più apprezzate della sua generazione, si è esibita per le maggiori stagioni musicali ed annovera un’intensa attività internazionale.

Il Quartetto Accardo ci regala delle splendide pagine di Mendelssohn, concludendo con l’ultimo, intimista, Quartetto op.80, cupo, instabilmente inquietante, introverso, fatto di tremoli, brusche interruzioni, squarci melodici che svelano nel più coinvolgente misticismo l’animo turbato del musicista, memore della morte della sorella Fanny, prossimo anch’egli ad una morte prematura.

Applausi estasiati.