Bolero/Carmen tra sangue, amore e morte

Un progetto tortuoso come i corpi del primo; e l'ironia di un tragico amore. Al Teatro Secci di Terni.

[rating=3] Sangue, amore, morte, sono questi gli ingredienti di questo nuovo spettacolo. La Compagnia di danza MMCompany con Bolero/Carmen, presenta due grandi titoli di un repertorio musicale tra i più apprezzati , forse una scelta difficile e non molto scontata, dei coreografi italiani, Emanuele Soavi, da anni attivo in Germania presso prestigiose compagnie, e Michele Merola, direttore artistico della compagnia.

Meccanicamente “tortuoso” con la rigorosa precisione, delle note del Bolero (1928), ancora oggi tra i brani più noti e ascoltati della storia della musica: una delle ragioni della fortuna del pezzo sembra essere fortemente legata all’evocazione di immagini di sensualità che questo suscita, anche quando tali suggestioni sono contrassegnate da una sostanziale ambiguità, creata dagli stessi scambi di danza tra uomo e uomo, nota per nota il ritmo finisce per esaltare non più i soli corpi, ma “LE NOTE” che piano piano entrano dentro lo spettatore come se facessero parte del suo vissuto.

Carmen è una creazione esclusiva pensata tenendo conto dell’originale intenzione del compositore di creare un’opera quasi in chiave quasi comica: così definiva Georges Bizet la sua Carmen, presentata a Parigi nel 1875.

In questo progetto, sia il coreografo che il direttore artistico traggono spunto e rivisitano le tracce del leggendario canovaccio, l’azione, volutamente permeata di ironia e sarcasmo, ha inizio nell’arena in cui Carmen, Micaela, Frasquita, Mercédès, Don José, Zuniga, Escamillo danno libero sfogo alle loro emozioni, creando il patos, con chiave ironica forse troppe volte evidenziata.

Il pubblico vive così un racconto che può essere “vero” e non solo immaginario, fatto di bellezza fisica espressa dai corpi dei danzatori, dove la narrazione delle scene è scandita dalle relazioni tra i sensi, che ripetutamente infiammano di passione i protagonisti in scena.

Nelle diverse sfumature assunte dalla danza, la coreografia declina la varietà di umori che “circolano” intorno e dentro al rapporto di coppia. Umori che, comunque, rendono viva l’esistenza. Nella coreografia si proiettano, dall’interno verso l’esterno, paure, desideri rimossi, scosse esistenziali che rivelano interi universi, legami segreti, l’ironia lascia il posto al timore, l’amore al disinganno, il distacco alla condivisione, e via via, fra crescendo e diminuendo, come la musica del Bolero.

Il rapporto che lega Josè a Carmen è quello distinto dalla consapevolezza dell’amore e del destino intesi come un’entità fatalmente predeterminata, che vive sapendo perfettamente di non poterla alterare.

Forse troppe sperimentazioni e troppe emozioni diverse tra loro lasciano un po’ interdetto lo spettatore che, senza aver ancora metabolizzato il primo spettacolo, conclude la visione del secondo: si chiude allora il sipario sia metaforicamente che nella realtà della serata, con sentiti applausi concitati.

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