Baudelaire, Dante e i Greci. Gli antidoti di Servillo contro la disumanità

Tre modi per non morire al Piccolo Teatro Strehler di Milano

Tre modi per non morire © Masiar Pasquali
Tre modi per non morire © Masiar Pasquali

Dopo il successo delle scorse stagioni e una lunga tournée internazionale, Tre modi per non morire. Baudelaire, Dante, i Greci torna al Piccolo Teatro Strehler di Milano. Lo spettacolo, di e con Toni Servillo, prende vita dai testi di Giuseppe Montesano e suggella il solido sodalizio artistico tra i due. Servillo, da poco premiato con la Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia, torna così a confrontarsi con la parola poetica in una forma di teatro essenziale e altissima.

Nato nel gennaio 2023 dall’unione di tre lavori precedenti — Monsieur Baudelaire, quando finirà la notte?, Le voci di Dante e Il fuoco sapiente — lo spettacolo costruisce un percorso ideale a ritroso nella civiltà umana. Un viaggio in tre tappe che, attraversando Baudelaire, Dante e i filosofi greci, prova a rispondere alla domanda più urgente del nostro tempo: come resistere alla disumanizzazione contemporanea.

Tre modi per non morire © Masiar Pasquali

«In un momento storico in cui ci sentiamo inquieti, impoveriti, spaventati, disidratati, vessati, bisogna chiedersi che cosa rimane dell’arte come elemento vero di cultura — non solo informazione o passatempo, ma qualcosa di essenziale che circola come il sangue nelle vene», afferma Servillo, sintetizzando il cuore dello spettacolo.

Al centro di Tre modi per non morire c’è dunque l’arte come forza vitale e antidoto alla deriva digitale. La poesia di Baudelaire, scritta per combattere la sua stessa depressione; l’umanità di Dante, più ancora della sua grandezza; e la sapienza dei Greci, che tremila anni fa avevano già intuito la verità dell’esistenza nel mito della caverna di Platone. Montesano e Servillo ci invitano a riscoprire questa linfa antica, capace ancora oggi di illuminare l’oscurità del presente.

Tre modi per non morire © Masiar Pasquali
Tre modi per non morire © Masiar Pasquali

Sul palco, Toni Servillo domina la scena in abiti scuri, in un ambiente completamente spoglio. Nessun oggetto, nessuna scenografia: solo la voce, il corpo, la parola. Per un’ora e venti la sua presenza magnetica riempie lo spazio e cattura ogni sguardo, in una performance intensa e traboccante, in equilibrio tra declamazione e intimità, tra sacro e terreno.

Per chi è abituato a vederlo sul grande schermo, ritrovarlo dal vivo in teatro è un’esperienza mitopoietica: un ritorno all’essenza del mestiere dell’attore, dove ogni parola, ogni respiro, ogni silenzio hanno il peso dell’arte.

Tre modi per non morire è insieme rito e riflessione, poesia e resistenza, un invito a tornare a ciò che davvero ci tiene vivi e i cinque minuti di applausi del pubblico alla fine dello spettacolo ne sono la conferma.