
[rating=5] Fantastico concerto, quello di ieri pomeriggio, 27 marzo, tenuto da Uto Ughi all’interno della stagione concertistica degli Amici della Musica presso il Teatro della Pergola di Firenze, in una sala gremita di spettatori. Il maestro, considerato uno dei più grandi violinisti del nostro tempo, accompagnato al pianoforte da Alessandro Specchi, ha eseguito un ricco programma comprendente pezzi di Haendel, Beethoven, Wieniawski e Saint-Saëns.
Erede della tradizione che ha visto nascere e fiorire in Italia le prime grandi scuole violinistiche, Uto Ughi ha mostrato uno straordinario talento fin dalla prima infanzia, tanto che all’età di sette anni si è esibito in pubblico eseguendo la Ciaccona della Partitura n.2 di Bach ed alcuni capricci paganiniani. Dopo gli studi ha iniziato le sue grandi tournèe europee e da allora la sua carriera non ha conosciuto soste.
Il maestro suona con un violino Guarnieri del Gesù del 1744, che possiede un suono caldo dal timbro scuro e con uno Stradivari del 1701 denominato “Kreutzer” perché appartenuto all’omonimo violinista a cui Beethoven aveva dedicato la famosa Sonata.
Ma veniamo al programma proposto al pubblico fiorentino, che ha inizio con la Sonata per violino e pianoforte in re maggiore, op.I n.13 di Georg Friedriche Haendel, su modello formale tipico della sonata da chiesa italiana, cioè in quattro tempi secondo lo schema Adagio-Allegro-Adagio-Allegro. Anche il linguaggio stilistico è quello italiano e si apre con un movimento (“Affettuoso”) denominato da una melodia di stile italiano, segue senza continuità un “Allegro” in stile fugato di evidente matrice corelliana. Il bellissimo “Laghetto” in si minore è caratterizzato da una contabilità di impronta italiana, che da luogo al movimento conclusivo, un “Allegro” nel quale predomina lo spirito della danza.
Secondo pezzo del concerto è la Sonata per violino e pianoforte n.7 in do minore, op.30 n.2 di Ludwig van Beethoven, contraddistinta da una tonalità e un’atmosfera cupa e tesa. Dopo l’inizio all’unisono dei due strumenti nell’”Allegreo con brio” si apre una parentesi più distesa nell’”Adagio cantabile” e di spigliatezza ritmica nello Scherzo (“Allegro”), aumentando nel Finale (”Allegro”) dove troviamo una coda drammatica e affannosa, in tempo ancor più rapido, che richiama quella della Sonata per pianoforte op.27 n.2 (“Chiaro di luna”), cronologicamente poco precedente.
La seconda parte del concerto procede con la Fantasia brillante per violino e pianoforte su temi dal “Faust” di Gounod, op.20 di Henryk Wieniawski, una composizione virtuosistica tardo ottocentesca, ovvero quello delle fantasie strumentali su temi di lavori operistici di successo. Concepita originariamente come accompagnamento orchestrale, si apre con una pensosa introduzione del pianoforte, interrotta due volte dalle cadenze solistiche del violino; segue un “Andante ma non troppo” in la maggiore e un “Allegro agitato non troppo” in la minore. Un nuovo interludio del pianoforte prepara un momento più calmo “Andante, mentre la conclusione è affidata al celebre Valzer, dove Uto Ughi ha avuto modo di dimostrare il suo ricco bagaglio di risorse virtuosistiche.
Ultimo brano in programma è stato Introduzione e Rondò capriccioso, op.28 di Camille Saint-Saëns, celebre pezzo, cavallo di battagli di tutti i virtuosi, fu scritto per uno dei massimi virtuosi dell’epoca, lo spagnolo Pablo de Sarasate, che ne fu il suo primo esecutore nel 1865. Questo lavoro presenta non pochi tratti di gustosa originalità, legati soprattutto al fascino colore spagnolesco, omaggio al dedicatario e di rifinito mestiere, evidente nel singolare ritmo sincopato che caratterizza il tema principale del Rondò.
Uto Ughi ha deliziato la sala con un’esecuzione impeccabile e regalando vari bis, dalla Ridda dei folletti di Bazzini alle Arie gitane di Sarasate. Il maestro ha dimostrato una spettacolare esibizione di bravura strumentale e di brillantezza, concedendosi infine alla standing ovation del pubblico.