Da Bach a Jannacci…a tutto jazz

Gli Alti&Bassi a Pesaro

[rating=5] Usare la voce come uno strumento, con una duttilità ed una abilità che non fa rimpiangere nessun altro arrangiamento: questa è la caratteristica degli Alti&Bassi, tornati dopo 7 anni al Rossini con lo spettacolo Da Bach a Jannacci…a tutto jazz, nell’ambito della 55a stagione concertistica organizzata dal Comune di Pesaro, unitamente all’Ente Concerti presieduto da Guidumberto Chiocci.

Il concerto spazia in quattro secoli di musica e mira ad aggiornare, affascinare e conquistare con pagine celeberrime un pubblico abituato ad altre sonorità, infrangendo le barriere tra classico e leggero. La serata, molto apprezzata dal pubblico, non lesina humor ed ironia ma é improntata su grande rigore tecnico e disciplina, intrisa di voluti contrasti nei brani scelti dal quintetto che spazia dal classico (Aria sulla quarta nota di Bach, Notturno di Chopin, Va’ pensiero di Verdi, l volo del calabrone di Korsakov), per sfiorare il samba (Samba de una nota del brasiliano Antonio Carlos Jobim), il swing (Chattanooga Choo Choo di Glen Miller), l’ironia del Quartetto Cetra con Però mi voleva bene, il jazz di Lelio Luttazzi con Canto anche se sono stonato ed il surreale di Jannazzi con Faceva il palo nella banda dell’Ortica.

Il finale è affidato ad un Medley Disneyade che prevede A spoonful of sugar (Un poco di zucchero e la pillola va giù) da Mary Poppins (1964), Heigh Ho da Snow White and the seven dwarfs (Biancaneve e i 7 nani) del 1937, A dream is a wish your heart makes da Cinderella (Cenerentola) del 1950, per finire con I tre porcellini, il famoso cartone animato del 1933 prodotto da Walt Disney nella serie Sinfonie allegre.

Alti&Bassi, ritenuti i più qualificati portabandiera italiani delle esecuzioni a cappella in ambito pop, riunisce 5 timbri molto differenti che riescono ad ottenere un impasto vocale unico. Intonazione, grande cura per i dettagli, assieme alla scelta di un repertorio adatto a tutte le platee, sono i punti di forza che critica e pubblico hanno riconosciuto loro in 20 anni di attività. Sei gli album pubblicati: Il Mito Americano (1998), Il Favoloso Gershwin (2001), Take five (2002), Medley (2006), Io ho in mente te (2009) per terminare con La nave dei sogni (gennaio 2015) che contiene gran parte delle canzoni cantate durante lo spettacoli.

Paolo Conte, uno dei più innovativi cantautori italiani, li definisce la sonorità ferrigna e impetuosa dello swing. Loro preferiscono chiamarlo l’altro Novecento, sicuramente meno poetico ma più sfumato nei contorni.

Il suono degli Alti&Bassi è facilmente riconducibile al jazz dei primordi, ma da esso non si lascia definire o rinchiudere. Con l’espressione altro Novecento, questi formidabili artisti vogliono riferirsi al foltissimo mondo che si è sviluppato al di fuori delle avanguardie storiche e, allo stesso tempo, lontano dai riflettori del pop. Con i piedi ben piantati nel ritmo e nelle armonie della tradizione afro-americana, dal 1994 esplorano la musica popolare italiana e le canzoni di Gershwin, le colonne sonore cinematografiche più suggestive e i momenti più audaci dei Beatles. Alle indiscutibili doti tecniche aggiungono una non comune capacità di tenere il palcoscenico, che li porta a improvvisazioni giocose che cambiano ad ogni serata.

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