Snowden, il coraggio di sacrificarsi

Una storia vera d'amore per l'umanità e di coraggio diretta da Oliver Stone

Snowden. La recensione del film di Oliver Stone

Al cinema c’è una storia vera, quella di Snowden. E’ un film  abilmente diretto – in parte scritto – da Oliver Stone, con Joseph Gordon-Levitt nei panni di Edward Snowden, tecnico informatico, ex dipendente della CIA, responsabile della rivelazione di informazioni governative segrete su programmi di intelligence, tra cui il programma di intercettazioni telefoniche. Non è facile calarsi nel ruolo di qualcuno che ha aperto gli occhi al mondo sul vero meccanismo del Big Brother, qualcuno che ci ha svelato che siamo controllati ovunque, perfino nell’intimità delle nostre case, perfino quando ci cambiamo d’abito.

Il film, oltre ad essere una storia vera, si basa sui due libri: The Snowden Files di Luke Harding e Time of the Octopus di Anatoly Kucherena, ed Edward Snowden appare nei panni di se stesso nelle scene finali del film e nelle scene durante i titoli di coda.

La storia comincia dall’epilogo, Edward Snowden in una stanza d’hotel si incontra con tre giornalisti e parla della condotta illegale della NSA durante vari controlli sulla popolazione americana. Con la tecnica del flashback, il protagonista ci mostra come è iniziata la sua carriera alla NSA, il suo periodo di formazione presso “The Hill” e l’amore che sboccia con Lindsay Mills – la sensualissima Shailene Woodley, già apprezzata in Paradiso amaro e Colpa delle stelle –  tramite un sito di appuntamenti. I due si legano l’uno all’altra nonostante le contrastanti ideologie politiche, che emergono nell’assistere ad una protesta contro la guerra in Iraq, durante una passeggiata nei pressi della Casa Bianca. La loro relazione prosegue con alti e bassi, cose nascoste e non dette fino a quando Snowden è costretto a recarsi a Ginevra, nel 2007. Lì si deve bruscamente interrompersi per poi avere un risvolto forse aspettato.

La storia d’amore, reale come tutta la trama, s’inserisce perfettamente in uno scenario che potrebbe sembrare fin troppo asettico e “senza sentimento” all’inizio, dove predomina la mania del controllo.

Snowden si ritrova a combattere solo contro tutti, lui, geniale, senza uno studio accademico alle spalle, forte e fragile al tempo stesso come la malattia che l’accompagna, l’epilessia. Ma la vera forza e al contempo la vera debolezza di Snowden è la moralità, l’integrità d’animo che lo salva e ci salva. E’ un uomo che ancora crede alla patria, al fatto che si possa volere bene al prossimo e si sacrifica per questo profondo affetto. E il terrorismo è soltanto una scusa, la brama del potere e della supremazia muove le fila di tutto.

La regia di Oliver Stone è impeccabile: racconta la storia in modo chiaro e lineare, attenendosi alla realtà. Joseph Gordon-Levitt calza perfettamente i panni del vero Snowden, che appare di persona a un certo punto. Golden Globe anche a Nicolas Cage, un po’ invecchiato nel fisico ma non come attore. Dura molto la pellicola, ma d’altro canto, nessuna vita è breve da raccontare.