Jordi Savall dipinge a Firenze la forza e la magia della viola celtica

Finalmente lunedì 20 dicembre, dopo due settimane di attesa dal rinvio del 5 dicembre, arriva al Saloncino della Pergola con gli Amici della Musica il celeberrimo e poliedrico Jordi Savall, violista di fama mondiale, oltre che direttore, pedagogo, ricercatore e creatore di nuovi progetti, sia musicali che culturali. La lunga attesa, seppur non è bastata a vedere sul palco Andrew Lawrence-King e Frank Mc Guire, che lo dovevano accompagnare rispettivamente con l’arpa barocca, le percussioni ed il salterio, impossibilitati dalla neve a raggiungere Firenze, ha comunque premiato i più fedeli spettatori con un sublime concerto elogio alla viola celtica ed alla musica scozzese ed irlandese.

Solo con la sua viola da gamba soprano di Nicolas Chappuy del 1750 (Parigi)e con la viola bassa “Lyra-viol” di Barak Norman del 1697 (Londra), Jordi Savall ha letteralmente “modulato in privato sul suo basso a sei corde con tale immediatezza e con una sapienza così profonda da lasciare sbalorditi”, se vogliamo riusare le parole di Burney per il grande violista K. F. Abel.

E quella ripresa da Savall è proprio una tradizione antica, quasi dimenticata nel corso dei secoli, che si lega a manoscritti e raccolte del XVII secolo contenenti musiche scozzesi ed irlandesi frutto di una trasmissione orale che il tempo ha filtrato ed ha reso essenziale, ma di cui ha mantenuto tutta la vitalità, bellezza, carica emotiva e fascino.

Così il maestro riprende parte del programma, come The Caledonia set per viola da gamba soprano e The Lord Moira’s set, per viola da gamba bassa “scordata” alla maniera della cornamusa per poi saltare al The lament setraccolta che comprende lo straziante lamento suonato da un condannato a morte prima dell’esecuzione: musiche legate dunque alla memoria ed all’anima dell’identità storica a cui appartengono.

Seguono scissi dal programma l’esecuzione di brani appartenenti a manoscritti del XVII secolo di San Francisco e Boston e The Buckingham Palace set per viola da gamba soprano.
La magica immersione riprende il programma di sala con The Lancashire pipes, raccolta di brani del 1640, per poi terminare con The Donegal set, ovvero brani del 1670.
Il pubblico sembra ridestarsi dall’incanto ed i caldi applausi si guadagnano due bis: una ninna nanna della Bretagna ed un brano di origine popolare.

Grande l’entusiasmo per il maestro spagnolo, capace di ridar vita e dipingere tradizioni profonde ed arcaiche: “l’essenziale di queste musiche è in loro stesse, nella forza e nella magia del loro discorso musicale”. Ed è proprio questa verità che le rende così uniche.