
Un balletto dai natali travagliati, in un periodo difficile della storia europea all’alba di un conflitto mondiale distruttivo e feroce, Romeo e Giulietta di Prokofiev è esempio della straordinaria sensibilità del noto compositore russo.
La produzione di Prokofiev è tra le più variegate e poliedriche che si conoscano: sinfonie, opere, balletti, canzoni e colonne sonore, tutto con uno stile inconfondibilmente raffinato.

Con Romeo e Giulietta il compositore sovietico firma la sua partitura per balletto più famosa e di successo. La storia non è direttamente derivata da Shakespeare ma per interposta sinossi di Adrian Piotrovsky e Sergej Radlov, su commissione del Teatro Marinsky (all’epoca Teatro Kirov). Il lavoro fu preparato nel 1935 ma solo nel 1938 potè calcare le scene in Cecoslovacchia, approdando a San Pietroburgo (la Leningrado di allora) nel 1940. Nel frattempo Prokofiev ne aveva ricavato le suite per orchestra e i pezzi per pianoforte il cui successo aveva già attraversato il mondo.
La trama poco si discosta dal nucleo centrale che sviluppa la tragedia, così da rendere il balletto facilmente comprensibile ad ogni spettatore nonostante l’intreccio. Lo spettacolo è suddiviso in numerose scene distinte che separano gli eventi più cruciali.
L’intero spartito è pervaso da un’aura di incombente malinconia, tipica della musicalità di Prokofiev, che tratteggia tinte scure su tutto il balletto. Per quanto ingenuo e spensierato possa essere l’amore di Romeo e Giulietta, il preavviso del drammatico epilogo è incluso in ogni passaggio musicale.
Arcinota e di vita a sé stante è diventata la cosiddetta “danza dei cavalieri”, uno dei tanti leitmotiv che aleggiano nello spettacolo, nota anche col nome “Montecchi e Capuleti”, la cui fortuna l’ha fatta approdare a diversissimi impieghi, dai videogames alla musica pop.

La coreografia di MacMillan è ormai un classico che calca il palco del Piermarini da decine di anni. Naturalezza e semplicità delle forme ne sono il fiore all’occhiello: Kenneth MacMillan trascura gli arzigogoli del classicismo e incentra tutto sull’espressività delle interazioni tra danzatori e il balletto risulta più d’insieme che di assoli.
A catturare l’attenzione, del resto, sono soprattutto i costumi e le scene evocativi e simbolici, fin troppo cinematografici.
Lo spettacolo, figlio del suo tempo, non stupisce certo per la tecnica assai lineare dei passi, quanto piuttosto per la continua tensione drammatica che riesce a costruire scena dopo scena.
Molto bravo il cast del 5 gennaio. La coppia protagonista, Claudio Coviello e Martina Arduino, ha strappato calorosissimi e convinti applausi, dimostrando un affiatamento e un’espressività davvero straordinari.
Molto bene anche le parti comprimarie: Christian Fagetti, Mercuzio, e Chiara Borgia, Rosalina, che hanno fornito eccellente prova di sé.
Tra le parti minori spiccano Tebaldo, Alessandro Grillo, Benvolio, Marco Agostino, e Paride, Gabriele Corrado.
Sul palco, insieme ai protagonisti, Riccardo Massimi e Caroline Westcombe (in sostituzione di Beatrice Carbone), i due lord Capuleti, Giuseppe Conte e Francesca Podini, i due lord Montecchi, Adeline Souletie, la nutrice, Mattew Endicott, il frate, Luigi Saruggia, il Duca di Verona.
Nelle coreografie d’insieme: le zingarelle Mariafrancesca Garritano, Emanuela Montanari, Deborah Gismondi e le amiche di Giulietta Vittoria Valerio, Agnese di Clemente, Marta Gerani, Daniela Cavalleri, Chiara Fiandra, Alessandra Vassallo.

Eccellente come sempre la bacchetta di Patrick Fournillier, che dirige l’orchestra scaligera con la consueta eleganza dei movimenti e cura del fraseggio. Esecuzione come al solito molto struggente, che cede solo per necessità alle esigenze del palcoscenico.
Il pubblico ha risposto con calorosissimo entusiasmo allo spettacolo, premiando generosamente tutti gli artisti. La stagione di balletto del 2017 può così dirsi serenamente inaugurata nonostante i foschi presagi che l’hanno oscurata nelle primissime battute, quando l’ormai ex direttore del Corpo di Ballo Mauro Bigonzetti diede improvvise dimissioni con conseguente cancellazione dal cartellone del nuovo allestimento di Coppélia.
Romeo e Giulietta di MacMillan, per quanto possa essere un balletto assai datato, ha reso onore al Teatro e alle sue notevoli risorse.
