
[rating=4] Il Teatro Verdi di Pisa inaugura la stagione 2016 con uno spettacolo molto applaudito: Belles de sommeil della Compagnia fiorentina OpusBallet (Direzione artistica Rosanna Brocanello). Un’opera semplice nella sua nudità, abbellita da intuitivi effetti scenici che accrescono un rosaio di emozioni profonde – proiezioni video, gli abiti verdi delle figure femminili, pulviscoli smossi dai danzatori sono solo alcuni di tali effetti.
Tra tutte, la musica creata da Armand Amar sprigiona sensazioni e inaspettati salti spazio/temporali. Parti cantate si alternano ad altre strumentali, con l’apporto del synth che astrae la trama musicale. Oltre alla potenza evocativa del suono, l’aurea sognante è data dalle videoproiezioni, ormai non più una novità nel teatro contemporaneo (dopo i primi utilizzi del regista Giorgio Barberio Corsetti negli anni Ottanta). Ma qui l’aspetto tecnologico è ben integrato con l’ensemble: siamo in una foresta, poi in un deserto, un castello immaginario, una giungla, un nevaio. Siamo nel sonno e nella realtà, nell’infanzia e nella costellazione di dolori adulti.
Il movimento corale dei corpi danzanti si svela tenero e crudo, perpetuato in una coreografia simmetrica, ma anche irrequieta, classica e attuale, che tuttavia stride con il contributo verbale di Laura Bandelloni. Priva di variabili nel timbro e nell’interpretazione, l’attrice non sa amalgamarsi con le coreografie; così che l’intonazione non combacia con un movimento scenico prospettico, immacolato – che sa farsi ribelle e vivido. Il testo da lei recitato – in cui è eroina epica, principessa moderna, donna alla ricerca di se stessa – si ispira alle innumerevoli versioni de La bella addormentata nel bosco, attingendo in particolare a quella di Perrault; ma la drammaturgia, toccando temi importanti come la violenza e la deflorazione (peraltro ancorate nella tradizione fiabesca), va controcorrente rispetto a ciò che avviene sul palco – un avvento fluido e spontaneo, se pur curato nei dettagli dai giovanissimi danzatori: Camilla Bizzi, Daniele Bianco, Vincenzo Cappuccio, Leonardo Germani, Gian Marco Martini, Chiara Mocci, Giada Morandin, Claudio Roffo, Chiara Rontini, Jennifer Rosati, Adrien Ursulet, Valentina Zappa.
La regia di Philippe Talard cerca di tradurre ciò che il genere umano può solo rappresentare. Il mistero della morte e degli stadi della vita tenta di materializzarsi sul palco, in una trasmissione di frequenze dalla pupilla al luogo della memoria – nonché di disfacimento della memoria. Per poi perdersi in una selva di movimenti (assoli ma soprattutto passi a due), dove l’armonia è rotta con sapiente equilibrio.
Se vita, morte, cosmo femminile, sesso sono citati in Belles de sommeil -, noi citiamo a nostra volta Hemingway: “Io penso che l’amore vero, autentico, crei una tregua dalla morte”. E anche l’arte può questo.