
[rating=3] Thanks for Vaselina mette in scena le vicende di una famiglia particolare dove i ruoli sono spesso sfuggenti e il legame fra i componenti non è dato solo da un vincolo di sangue. Lo spettacolo inizia, con una buona trovata scenica, con due ragazzi, presumibilmente di 25-30 anni, occupati nella difficile arte della coltivazione di Marijuana. A mandare avanti questo insolito business contribuisce anche la madre di uno dei due ragazzi dipendente dal gioco d’azzardo e la cui unica occupazione è la prozia disabile, e una “principessa cicciona”, una ragazza rimasta bambina probabilmente a causa dell’emarginazione che il suo peso le provocava. Si inserisce dalla metà spettacolo anche la figura del padre che li ha abbandonati quindici anni prima scappando in Messico e tornato improvvisamente. A complicare le dinamiche emotive e i rapporti genitoriali si aggiunge il sesso del padre: si presenta sulla scena nelle vesti di trans, né uomo né donna come dice il personaggio ma uomo che si sente in tutto femmina e che da queste continua ad essere attratto.
Mentre la storia si snoda, le scelte dei personaggi passate e presenti affrontano o anche solo sfiorano numerose tematiche ma quasi sempre restano su piano abbastanza superficiale. Si parla della condizione delle madri abbandonate che crescono spesso senza soldi ed energie i figli, della denuncia verso la macchina di produzione capitalistica che calpesta l’ambiente e la dignità di uomini e animali con ogni prodotto con cui riempie i nostri supermercati, della problematicità delle scelte in ambito sessuale, dove i normali parametri di giusto/sbagliato si rivelano relativi e parziali.
Thanks for Vaselina non va preso come riflessione sulla drammaticità di certi spaccati di vita, né come occasione per imporre all’attenzione del pubblico la delicatezza di certe tematiche, ma come dissacrazione (ben riuscita a mio avviso) di alcune categorie protette e intoccabili. E’ nei momenti comici infatti che il racconto risulta più convincente, non solo perché tempi e movimenti sono ben azzeccati da tutti gli attori, ma perché quell’insieme di “casi umani” che esplodono in maniera quasi surreale nello stesso salotto, riesce a tirare al massimo l’ipocrisia con cui solitamente si guarda a chi nella vita rimane debole e sconfitto. Lo spettacolo tenta di esorcizzare il meccanismo che chiama gli handicappati diversamente abili, che fa arrossire di fronte agli obesi o impietosire di fronte a chi propone un’identità di genere non intuitiva.
In questa dissacrazione lo spettacolo risulta a mio avviso un po’ gridato, le tensioni e gli sfoghi vengono fuori ad un livello di energia e tensione alto da troppi personaggi, minando la qualità della ricezione in chi recepisce lo spettacolo in un’unica volta.
Thanks for Vaselina è forse un ringraziamento antifrastico a ciò che ogni giorno permette di far scivolare dentro la propria testa pensieri illegali e scorretti, così da evitare lo sguardo sospetto di chi ci sta intorno.