Suite n.1 “ABC”: c’è musica dietro il banale

[rating=4] La Suite n.1 più nota nel mondo della classica si riferisce a un’opera musicale per violoncello di J. S. Bach composta nel XIII secolo. Di tutt’altra “musica” è fatto il collage-partitura omonimo realizzato da Joris Lacoste, che tre secoli dopo Bach ci consegna qualcosa di più vicino ai virtuosismi onomatopeici di Cathy Berberian in “Stripsody per voce sola”, immergendosi completamente tra le viscere del linguaggio, anche se con uno sguardo più contemporaneo.

La sua Suite n.1 “ABC” è uno spettacolo-concerto di parole, che attinge da una variegata selezione di registrazioni archiviate dall’Encyclopédie de la parole, fondata nel 2007 da Lacoste con altri artisti. Un compendio di tanti modi di “dire”, riprodotti fedelmente e coralmente da un ensemble di undici attori della compagnia e un direttore d’orchestra, ai quali di volta in volta si uniscono undici volontari. Un’originale esecuzione presentata per l’apertura del Contemporanea Festival 2014 di Prato al Teatro Fabbricone, appuntamento abituale nella città del tessile con la scena contemporanea, giunto alla dodicesima edizione e curato dal Teatro Metastasio.

Foto © Ctibor Bachratý. DISTRIBUTION Concept: Encyclopédie de la Parole

Un progetto artistico interessante, quello di Lacoste, che esplora i lineamenti del linguaggio in tutte le sue forme, dispiegando nei 36 estratti riprodotti, un ABC del vocabolario comune, suddiviso in varie lingue. Vengono a susseguirsi messi in scena: il brusio degli spettatori in attesa dello spettacolo, una lezione di matematica per calcolare un’integrale, Enrico Mentana ed il suo tono soppesato nel dare una notizia durante un TG, un pezzo del monologo di Robert De Niro in “Taxi Driver”, gli innumerevoli “thank you” di Barack Obama dopo un suo discorso a una convention democratica, degli scioglilingua, le istruzioni di sicurezza aeree e molti altri.

Attraverso l’interpretazione rigorosa e spesso all’unisono degli estratti, il pubblico viene catapultato all’interno di una grammatica empirica, spesso incomprensibile perché in lingua straniera, quanto disorientante, non essendoci attinenza tra un pezzo e l’altro, trovandosi così faccia a faccia con il proprio linguaggio, fatto di pause, ritmo, rumori, cadenze, accenti e intercalari scoprendone una musicalità recondita che accomuna l’essere umano.

Gli attori-strumentisti dell’Encyclopédie, si distinguono nella performance con vigore e accuratezza simili ad attacchi beethoveniani e crescendo rossiniani, dando vita ad un’unica voce accordata e modulata, liberi di interpretare il testo con minuziosi comportamenti corporali, che tinteggiano gli estratti con sfumature di piacevole umorismo grottesco.

Una regia composta e gradevole crea una orchestre mécanique ben distribuita nello spazio scenico, con efficaci cambi di trame che ne rendono viva l’attenzione del pubblico.

L’opera di Lacoste mantiene integrato il linguaggio al centro dell’esecuzione, cadendo in alcune ripetizioni di forma e stile, ma con il grande dono di riportare alla luce tesori nascosti dietro frasi apparentemente banali.

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