Finzioni in tre capitoli e una premessa: un’azione di ricerca

[rating=5] “Finzioni in tre capitoli e una premessa” è l’ultimo spettacolo della rassegna “CONCENTRICA: Teatro fuori mercato” del 2014, e si distingue dagli spettacoli precedenti per un motivo; il regista Fulvio Pepe, nonché unico attore, ha deciso di rappresentare non il risultato della sua azione di ricerca, bensì l’azione di ricerca stessa.

Infatti, come lui stesso dice, è in questo monologo narrativo “come un mago che svela il suo trucco” e con una scelta generosa e narcisistica al tempo stesso, seduto ad un tavolo, o in piedi dinnanzi ad una lavagna, si rivolge a noi, il pubblico, raccontandoci e spiegandoci in modo chiaro, anche attraverso l’uso di oggetti e foto, il percorso che compie per costruire l’attività interpretativa. Fa questo immaginando di dover portare in scena il personaggio del ‘fanatico’, quindi il pedofilo, il terrorista, il kamikaze, lo stupratore, o più generalmente un personaggio con il quale non ha una benché minima affinità.

Scopriamo così attraverso di lui che il gioco interpretativo dell’attore/attrice è complesso, ed è costellato di domande, e di intuizioni, di tentativi, di connessioni tra sfere anche apparentemente molto distanti, ed infine, di empatia. Un’empatia che necessita però, diversamente da quella che chiunque usa negli scambi sociali quotidiani, di essere deprivata del giudizio critico rispetto all’interlocutore, che in questo caso è il personaggio. Un’operazione che lo stesso Pepe, se si pone attenzione alle parole da lui scelte per descrivere i personaggi stessi e le loro presunte emozioni, ci dimostra essere per nulla semplice e mai totalmente praticabile.

Cosa “vede” un pedofilo quando osserva una bambina? Quali esperienze si celano dietro il testamento di un killer fanatico? Perché l’espressione sul volto di quest’ultimo è così diversa da quella dei terroristi islamici che assaltarono le Twin Towers?

Domande e risposte si susseguono rapidamente in una continua scoperta dove anche i più piccoli dettagli   conseguono a tracciare nella mente dell’attore un disegno eterogeneo ma straordinariamente logico, e per questo, rappresentabile chiaramente ad altri esseri umani.

Questo, è ciò che distingue l’arte attoriale da tutte le altre arti e scienze, questo, è ciò che la rende così attraente. E la bellezza di questo spettacolo sta proprio nel tentativo pratico di far comprendere ciò al pubblico. Un omaggio, una ode appassionata al teatro.

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