
[rating=4] Thanks for Vaselina è una sorpresa, una mitragliata. Una storia inverosimile che tesse un intreccio umano più che verosimile, quella della Carrozzeria Orfeo, che forgia la vicenda e i personaggi proprio come ci si aspetterebbe da un nome così, nel mezzo tra due forze contrapposte. Da un lato la ruvidezza e la praticità, dall’altro, questioni senza tempo, solo apparentemente distanti da un universo tanto banal-tragi-comico.
Il pretesto su cui si fonda tutto è distante anche geograficamente: gli Stati Uniti hanno deciso di distruggere l’economia della droga messicana e così Charlie e Fil, due giovani che convivono in una casa-piantagione di marijuana, decidono di tentare il colpaccio all’inverso, esportando la loro droga in Messico. Provvido e impetuoso ingresso in questo piano che rischiava di affondare, subentra Wanda, ingenua e timida ragazzona, con tanti problemi in famiglia. Da qui le storie politiche e sociali, che continuano a permanere sullo sfondo, lasciano spazio a quelle personali, soprattutto all’interno dei nuclei familiari. E se la vicenda di Wanda ce la racconta lei stessa, tra un comportamento psicomagico e l’altro, mentre quella di Charlie rimane un non-detto, funzionale al suo personaggio, la famiglia di Fil, nervoso esemplare di figlio che non riesce a perdonare gli errori commessi dai suoi genitori, ci si palesa nuda come sotto la luce di un neon. Sua madre è Lucia, che non viene mai da lui chiamata “mamma” e poi c’è Annalisa, il padre che l’ha abbandonato 15 anni prima e si è trasferito proprio in Messico…
Insomma ce n’è per tutti, in questo quadretto a volte un po’ estremo ma in fondo possibile: le dipendenze affettive, le dipendenze e basta, il rapporto vittima-carnefice, il rapporto con il denaro, il parlare da comizi, il parlare fuori dai denti.
Difficile rimanere fuori da questo schema di rimbalzi continui tra un personaggio e l’altro, giocati con conflitti sempre più aspri, che a volte sembrano quasi fatti per finta, per divertimento. E infatti il risultato è che si ride, e parecchio, guardandoli vomitarsi addosso la rabbia per un mondo che li ha delusi e li sbeffeggia quotidianamente. Si tratta di personaggi inetti eppure forti, ognuno a suo modo, in lotta con sé stessi e gli altri per trovare uno spiraglio di speranza nel marasma di problemi che li assalgono. Un po’ stereotipati , ad eccezione di Lucia, più a tutto tondo (e magnificamente interpretata da Beatrice Schiros) ma comunque validi spunti per una riflessione sulla nostra società, oggi.
Una trama complicatissima con molte tematiche, di cui però la cruda drammaturgia tiene salde le fila; tutto alla fine ritorna, anche troppo. Una recitazione dai ritmi serratissimi e piena di energia, un overload informativo ed energetico, continuamente spezzato nelle varie scene/situazioni, di matrice televisiva, con alcune battute e soluzioni visive (tra cui la scena di “unione ritmica” dei cinque con le tazzine di caffè, di eccezionale resa) che restano ben in mente allo spettatore.
Nonostante la ricchezza forse eccessiva della trama e la risoluzione un po’ frettolosa dello stravolgimento finale di Fil, Thanks for Vaselina è da vedere, perché ci fa bene: una mitragliata con silenziatore, appunto, a noi tutti, chiusi nelle nostre case, e a noi “là fuori”.
Una denuncia sferzante e spregiudicata a tutte queste infinite “morbide inculate”.