Una Domada dal tratto tragico

[rating=3] Partendo dalla Bisbetica domata di William Shakespeare, “La domada”, spettacolo di teatro-danza performato da quattro giovanissimi danzatori madrileni, si propone di convogliare al pubblico odierno una lettura della bisbetica adattata alla società di oggi.

In scena la coppia principale Petruccio –Caterina è affiancata dall’altro duo di ballerini che assumono le caratteristiche e le funzioni di tutti gli altri personaggi all’interno del dramma originale. Talvolta essi danzano soli, in qualità di “coro”, talvolta con Caterina, talaltra con Petruccio, in uno scambio continuo che, come rivelano il regista Fernando Lazàro e la coreografa Patrizia Proclivi, rimandano direttamente alla lettura della commedia shakespeariana.

Il lavoro sull’interpretazione e l’emotività è ben visibile, ma mai in veste comica, dal momento che, come rivela anche il programma di sala, la pièce ha subito una rilettura volutamente lontana dalla commedia brillante. In particolare, come si potrebbe immaginare, il tratto tragico è più evidente nell’interpretazione energica e ricca di pathos della danzatrice che interpreta Caterina, anche se è apprezzabile più in generale un lavoro in questa direzione da parte di tutto l’ensamble di ballerini.

La scena, spoglia, permette agli attori una grande libertà di movimento; apprezzabili le coreografie ed in particolar modo certe soluzioni, come anche i costumi di scena dei servitori e di Caterina (un po’ meno quelli di Petruccio). Nonostante alcune situazioni, come nella scena iniziale con le corde che imprigionano la protagonista, rischino di risultare troppo didascaliche, c’è chiarezza nell’esprimere i tratti salienti della vicenda, anche se i collegamenti tra le “scene” in alcuni casi hanno poca fluidità. Nel complesso, infatti, le sinergie tra la musica e la situazione che inscenano i ballerini e la loro interpretazione, sembrano derivare più dalla prima che dai secondi, forse anche a causa di volumi un po’ eccessivi, rispetto alla dimensione della sala e al pubblico. Peccato, soprattutto perché in alcune occasioni i danzatori si esprimono anche verbalmente, in spagnolo, scelta interessante che però l’eccesso musicale depotenzia. Oltre alle coreografie un ruolo fondamentale assume il gesto, peraltro piuttosto complesso, soprattutto per i non addetti ai lavori. Tale gesto danzato, apprezzabile anche da un pubblico più generalista, nasconde, come rivela la coreografa, la traduzione quasi letterale delle battute dei personaggi. Anche se difficilmente notabili per un pubblico non avvezzo alla danza, inoltre, vi sono alcune differenze stilistiche tra i ballerini, in particolar modo tra Petruccio e gli altri ragazzi.

La domada_ph Giuseppe Carbone

Nel complesso di questo spettacolo si ricordano e apprezzano la qualità tecnica e l’energia dei ragazzi, su cui spicca la performance della protagonista femminile, che nel finale risolve la sua iniziale foga rabbiosa in un controllo malinconico. La canzone finale, preceduta dal testo rivelato dalla ballerina stessa, in particolare è una buona scelta, poiché aiuta lo spettatore con una chiave di lettura al testo più esplicita, in grado di legare ed esprimere verbalmente, per chi ne avesse bisogno, le sensazioni fuggenti di 50 minuti di danza e musica dal ritmo latino.

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