Sulla Via della Seta, dove Oriente e Occidente si incontrano

È una metropoli lontana, in cui i suoni degli spettacoli si confondono al rumore dei mercanti, siamo tra la seconda metà del ‘200 e il ‘300 a Xi’an, in Cina. I mongoli minacciano i confini europei, nell’immaginario collettivo dilaga la paura di un popolo ignoto, che per assonanza con una delle etnie nomadi delle steppe, viene definito sotto il nome di Tartari. Per fortuna, la Pax Mongolica porta all’unificazione del continente asiatico e all’apertura della via della seta sotto la protezione imperiale.

Roma, Palazzo delle Esposizioni 2013. Finisce ieri la mostra Sulla Via della Seta. Antichi sentieri tra Oriente e Occidente, a cura di Mark Norell. Punto di partenza, proprio la capitale della dinastia Tang, dove sete, spezie, porcellane vengono scambiate con i tessuti occidentali creando un circuito mondiale dei traffici commerciali. Giovani schiave orientali vengono vendute a 30-40 ducati, molto meno di un abito da seta pregiato. I manoscritti di Marco Polo, ma anche di suo zio Maffeo, testimoniano gli scambi commerciali con l’Europa. Grazie a “Pratica e marcatura” del fiorentino Francesco Balducci Pegolotti, abbiamo una descrizione dettagliata di misure, monete, dazi, merci ecc.

Nonostante il forte sviluppo del commercio via mare, il cammello continuava ad apparire nelle traversate del deserto dei Gobi. Tra le riproduzioni, il Cammello Bactriano dal pelo lungo della dinastia Tang, in terracotta con ingobbio e pigmenti. Sempre in terracotta, troviamo raffigurazioni caricaturali dei forestieri, con occhi sporgenti ed espressioni minacciose.

I mercanti italiani iniziano a partire per la Cina aprendo nuovi orizzonti globali per l’Europa del tardo Medioevo. La prima italiana che visse con certezza in Estremo Oriente in quel periodo, è Caterina De Ilionis, figlia di un mercante genovese, di cui  rimane la lastra tombale. Morì nel 1342 a Yangzhou sotto la dinastia Yuan.

Degno di nota, l’allestimento della mostra, grazie al quale possiamo osservare la riproduzione fedele di un karez, ossia un canale artificiale sotterraneo che conduceva l’acqua in superficie, trasformando la piccola oasi di Turfan in un centro urbano. Non solo, ai visitatori viene data l’opportunità di perdersi negli odori dell’epoca, come l’olio di rose, di muschio, gelsomino, patchouli, per profumare vestiti e capelli. Non mancano gli strumenti musicali con i loro suoni armoniosi, le spezie e le pelli di animali.

Sulle vie della seta si iniziano a costruire templi in cui predicare nuovi culti religiosi. Vengono venduti oggetti simbolici relativi al buddhismo, si sentono soprattutto le melodie dei flauti traversi e di alcuni dritti chiamati ney, ma anche il liuto lunare, la pipa, cembali e tamburi. Si possono acquistare piante aromatiche e dai rimedi naturali.

Uno sguardo anche alla diretta concorrente e rivale di Xi’an: Baghdad, centro intellettuale del mondo islamico. Navi e carovane attraversavano il Tigri scoprendo la produzione di oggetti in vetro. Iniziò, inoltre, a diffondersi l’utilizzo della carta, con la quale documentare operazioni commerciali e testi sacri.

Una mostra a tutto tondo, in cui immergersi in un mondo orientale meno lontano di quanto sembri.

Noemi Neri: consulenzaletteraria@libero.it

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