![Utagawa Kuniyoshi I tre vassalli [di Yorimitsu] Shumenosuke Sakata no Kintoki, Usui no Sadamitsu, Genji no Tsuna e demoni 1861 Silografia policroma, trittico Utagawa Kuniyoshi I tre vassalli [di Yorimitsu] Shumenosuke Sakata no Kintoki, Usui no Sadamitsu, Genji no Tsuna e demoni 1861 Silografia policroma, trittico](https://www.fermataspettacolo.it/wp-content/uploads/2024/03/Ukoyeok.jpg)
La nostra visione dell’arte giapponese a volte è vittima di stereotipi: spazi rarefatti, atmosfere sospese e meditative, i grandi sfondi vuoti per focalizzare l’attenzione su un piccolo particolare… E poi c’è l’ukiyoe, letteralmente – più o meno, come tutte le traduzioni dal giapponese – “immagini di un mondo fluttuante”, definizione che ispira il titolo della mostra “Il mondo fluttuante. Ukiyoe. Visioni dal Giappone” ospitata fino al 23 giugno al Museo di Roma – Palazzo Braschi, nei pressi di Piazza Navona.
L’ukiyoe è un movimento artistico che si sviluppa tra ‘600 e ‘800, il cosiddetto periodo Edo, dal nome della futura Tokyo, che diviene la capitale orientale sotto il potere militare dello shogunato Tokugawa, mentre Kyoto rimane la capitale occidentale, sede dell’imperatore il cui potere in questa fase è praticamente simbolico.
Ora, l’immagine scelta per la locandina, la celebre onda di Hokusai, è a dire il vero un po’ ingannevole. Non che la natura sia estranea allo spirito ukiyoe, ma ne è raramente l’elemento centrale. Il “mondo fluttuante” che prende forma nelle 150 opere esposte non è tanto quello del mare, ma quello delle persone, delle strade brulicanti, dei teatri, delle attività quotidiane di lavoro o di svago.
È in effetti opinione piuttosto consolidata che questo movimento nipponico abbia influenzato non poco gli impressionisti francesi.
L’epoca Edo è una sorta di belle époque giapponese, un periodo di pace e prosperità in cui le classi mercantili cittadine, sebbene guardate con superiorità e disprezzo dalla nobiltà di spada, si arricchiscono e diventano protagoniste della vita sociale. L’arte si adegua, e dalla austera ritrattistica celebrativa delle classi aristocratiche passa a descrivere la vita dei nuovi ricchi, la sua dinamicità cittadina, il suo benessere e i suoi raffinati piaceri.

Ma cosa significa rappresentare la vita? Le sue sfaccettature sono infinite. La mostra suddivide efficacemente le opere di oltre 30 artisti (tra i quali non mancano Hokusai e Hiroshige, due tra i più noti in occidente) in diverse aree dedicate ad aspetti specifici come la musica, i giochi, il teatro kabuki, il divertimento, l’intimità, la cura di sé, i viaggi…
La mostra si apre con un interessante video di circa un quarto d’ora nel quale si spiegano le tecniche e gli strumenti di quest’arte variegata, che comprende dipinti su carta e seta, silografie, paraventi, ma anche la decorazione di oggetti di lusso.
L’ukiyoe infatti non è fatto solo di dipinti, ma anche di svariati oggetti diventati a loro volta opere d’arte: strumenti musicali, una raffinatissima oggettistica decorata, dai portatabacco per gli uomini ai porta cosmetici per le donne, ventagli e specchi, un elegante sopra-kimono, conchiglie dipinte e cosiddette “carte poetiche”, entrambe utilizzate in giochi di società.

©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone
Vale la pena, per ogni area, soffermarsi a leggere i pannelli descrittivi che aiutano ad addentrarsi nella mentalità individuale e sociale che sta alla base dell’epoca Edo e di tutte queste creazioni artistiche, molte delle quali possono sembrare simili tra loro se lo sguardo non è indirizzato a coglierne le peculiari caratteristiche.
Nell’ultima sezione anche la natura reclama il suo posto nell’ukiyoe. Montagne, fiumi, campagne… quasi sempre con una presenza umana impegnata in qualche attività, a volte lavorativa ma più spesso di piacere, diremo quasi turistica.
E infine c’è lei, ad attrarre l’attenzione di tutti poco prima dell’uscita. Sola al centro di un pannello nel mezzo della stanza quasi come la Gioconda al Louvre, La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai.

La visione ravvicinata permette di notare meglio che anche qui non c’è solo natura (l’onda in primo piano e il monte Fuji in lontananza) ma ci sono le barche che quella natura la stanno sfidando, nonostante il gioco di linee e di curve le renda quasi mimetizzate nell’onda stessa.
Anche con questa mostra, il fascino del Giappone ai nostri occhi si conferma più forte che mai, tanto che è quasi inevitabile affrontare un bel po’ di fila sia per acquistare i biglietti sia per l’entrata, soprattutto nel weekend. L’acquisto dei biglietti online facilita le cose, ma un po’ di pazienza va messa in conto e ne vale la pena.