“Se della guerra vuol campare, qualche cosa le dovrà dare”: la Madre Courage di Paolo Coletta, interpretata da Maria Paiato

Dopo la prima nazionale al Napoli Teatro Festival, lo spettacolo approda al Teatro Duse di Bologna

«È davvero la guerra che mette ordine?»: questo l’interrogativo ricorrente nella Madre Courage di Paolo Coletta, con una dirompente Maria Paiato nel ruolo di protagonista. La domanda, lasciata volutamente aperta, introduce lo spettacolo, ed è poi ripresa sul finale, questa volta però declinata in forma affermativa, come a suggerire una circolarità senza scampo, una risposta definitiva.

Il lavoro sul testo drammatico di Brecht pone l’accento in particolare sulla dicotomia fra guerra e pace e sulla contraddittorietà insita nel personaggio di Madre Courage, che della guerra fa la propria fonte di sopravvivenza, nonostante tutti e tre i figli vengano stritolati dagli ingranaggi della stessa macchina bellica che fornisce occasioni di guadagno.  La celebre battuta del brigadiere brechtiano, «Se della guerra vuol campare, qualche cosa le dovrà dare», viene enfatizzata nell’esecuzione ordita da Coletta, come a commentare e anticipare lo sviluppo dell’azione drammatica. La guerra attraversata da Courage è quella dei Trent’anni, ma quando Brecht, già in esilio da diversi anni, scrisse il dramma nel 1938, doveva avvertire chiaramente i sintomi della catastrofe imminente.

La Courage di Maria Paiato, come del resto era quella storicamente interpretata da Helene Weigel, è un personaggio soprattutto forte e volitivo, aspetto che Coletta decide di conservare per tutta la durata dello spettacolo, finale compreso, stravolgendo in questo senso l’immagine brechtiana della donna ormai invecchiata e provata dagli anni e delle alterne fortune, che esce di scena curva, nonostante imbracci ancora ostinatamente le sponde del carro: Maria Paiato veste i panni di una Courage che non dà mai alcun segno di cedimento, fosse anche soltanto fisico. La presenza scenica dell’attrice sopperisce all’assenza, dal palco, del carro di Madre Courage, elemento fondamentale della drammaturgia brechtiana, quasi un corrispettivo oggettuale della figura della protagonista. L’immagine del carro è qui sempre evocata dal testo, ma non ne rimane alcuna traccia visibile.

La scena di Coletta è uno spazio vuoto, connotato da un fondale nero dalla superficie riflettente e inclinata che restituisce un’immagine un po’ sfocata dei personaggi e dei gesti, di cui contribuisce a comporre una visuale a 360 gradi dall’effetto straniante per via dell’aspetto quasi fantasmatico delle figure riflesse. Sulla parete di fondo si apre un foro che sembra generato dall’impatto di una palla di cannone che ha bruciato e lacerato la superficie. La voragine rimane presente per tutta la durata dello spettacolo alle spalle dei personaggi, incombente come una minaccia, a ricordare gli effetti visibili della guerra. È da questa apertura che sembra provenire la voce fuori campo che scandisce il passaggio fra una scena e l’altra, e che in sostanza fa le veci dei cartelli che in Brecht introducono e contestualizzano la scena, anticipandone il contenuto e dissolvendo ogni artificio immedesimativo.

Un chiaro rimando al teatro di Brecht è anche la forte connotazione musicale dello spettacolo, aspetto questo attraverso il quale Coletta mette in gioco la sua esperienza e competenza; i songs sono cantati dai personaggi in direzione del pubblico, a infrangere la quarta parete, e accompagnati da musica dal vivo, suonata in scena. La comunicazione fra scena e platea è immediata ed efficace, il pubblico reagisce positivamente alle sollecitazioni degli attori, si diverte e apprezza le esecuzioni musicali e canore. Al fondo della drammaturgia brechtiana, infatti, è sempre presente una vena satirica e ironica, una provocazione divertita, che Coletta ha saputo cogliere e che gli attori hanno fatto propria.

Il ritmo della narrazione corre veloce, il tempo è scandito dagli eventi bellici e da quelli che coinvolgono il carosello di personaggi che ruotano intorno a Courage/Paiato, ognuno con una forte e spiccata caratterizzazione, spesso dai tratti quasi caricaturali.

La guerra con il suo dramma non è solo contesto, ma protagonista quasi quanto Madre Courage, e torna prepotentemente poco prima del finale ad assestare un altro colpo alla vivandiera.  Nonostante ciò, Courage continua fino alla fine a camminare in equilibrio sui vetri taglienti, sulla propria duplice natura di madre e di commerciante, a pensare di poter sfruttare la guerra per vivere, mangiare e fare affari.  Come diceva lo stesso Brecht, Courage non impara dalla guerra, non riesce a prendere posizione contro di essa. La dicotomia del personaggio è in fondo quella propria dell’essere umano costretto alla mera sopravvivenza; ciò rende Courage una figura con cui si finisce per empatizzare, nonostante le sue asperità: la forza e vitalità estreme che la caratterizzano emergono prepotenti nell’interpretazione di Maria Paiato.

Anche in questo allestimento il dramma brechtiano supera ampiamente la prova del tempo e risulta fuori da ogni dubbio attuale.  Lo squarcio minaccioso sul fondale che incombe alle spalle dei personaggi è un vortice, una voragine, o un occhio che fissa la platea e la chiama in causa.

PANORAMICA RECENSIONE
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se-della-guerra-vuol-campare-qualche-cosa-le-dovra-dare-la-madre-courage-di-paolo-coletta-interpretata-da-maria-paiatoMadre Courage e i suoi figli <br>di Bertolt Brecht <br>traduzione di Roberto Menin <br>con Mauro Marino, Giovanni Ludeno, Andrea Paolotti, Roberto Pappalardo, Anna Rita Vitolo, Tito Vittori, Mario Autore, Ludovica D'Auria, Francesco Del Gaudio <br>drammaturgia musicale e regia Paolo Coletta <br>musica Paul Dessau <br>scene Luigi Ferrigno <br>costumi Teresa Acone <br>light designer Michelangelo Vitullo <br>sound designer Massimiliano Tettoni <br>luci Michele Lavanga <br>fonica Riccardo Cipriani <br>produzione Società per Attori e Teatro Metastasio di Prato <br>in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia <br>Prima nazionale: Napoli Teatro Festival, 14. 06. 2019 <br>In scena al Teatro Duse di Bologna dall’8 al 10 novembre 2019.

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