Rosalinda Sprint … Scende giù per Toledo

La celebre creatura di Patroni Griffi al piccolo Eliseo

Arturo Cirillo è Rosalind Sprint in Scende giù per Toledo al Piccolo Eliseo di Roma

Lei è Rosalinda Sprint, il più noto “femminiello” dell’opera di Giuseppe Patroni Griffi, appare in scena di corsa e quasi sfocata, come ce la descrive nel romanzo “Peppino”. Una silhouette maltagliata nella carta, ondulante nel vento, scende coi suoi tacchetti giù per via Toledo, uno dei corsi principali di Napoli da cui si diramano brulicanti arterie verso i punti salienti della città. Sta andando dal sarto nei pressi di piazza Carità a ritirare il suo paltò col collo “alla Stuarda”, rinforzato con stecche di balena. Già dai suoi primi passetti leggeri, striscianti fra i pensieri veloci di strana creatura incastrata in un sesso irriconoscibile, non del tutto almeno, ne siamo conquistati.

Arturo Cirillo non esiste, l’attore scompare in un personaggio memorabile, che riesce ad affezionare solo dopo un paio di battute fugaci, oltre quella gonna cortissima e i polpacci che tradiscono “una natura diversa”. Quanta bellezza pura e perversa al tempo stesso ci restituisce Rosalinda nella sua ingenua rincorsa dell’amore. Ci parla di un passato durissimo, di un padre ostile, di una madre devota, della Baronessa che si squaglia sui gradini del Chiatamone, della amiche-nemiche della notte Maria Callas (con l’accento spostato alla partenopea) e Viacolvento “a russ e capa” che battono con lei via Caracciolo, via Partenope, la Litoranea, con quel mare che a vederlo “fa sempre effetto” e poi lei, Marlene Dietrich, l’anziana affittuaria di quella sua stanza minuscola a Monte Calvario, isoletta di piume e palme luminose dove si rifugia e accoglie i suoi crudeli amanti. E d’amore si parla molto in questo spettacolo, celato sotto i panni del sesso, quel rituale animalesco che gli uomini di Rosalinda compiono sul suo fisico minuto, svuotando tanto nel suo corpo che nella sua anima le loro frustrazioni. Eppure in quel mare di odio e putridume non c’è spazio nel cuore di questa memorabile figura per restituire violenza o brutture umane, Gaetano il ricco annoiato e Giuseppe il giovane cugino, amati con ottusa tenera infantilità da Rosalinda, non avranno da lei che solo semplice amore.

Uno spettacolo splendido, suffragato da un testo che è un capolavoro del nostro tempo, dove tutto è al posto giusto: dalle luci soffuse del boudoir agli abiti di lustrini, passando per le note delicate che accompagnano i pensieri della protagonista, per finire con la splendida prova attorale di Cirillo che ne cura anche una magistrale regia.

Scende giù per Toledo dall’11 al 29 Aprile al Piccolo Eliseo di Roma

E’ piena di tutto e di niente questa Rosalinda che sogna le bianche scogliere di Dover lontano dalla sua Napoli ingrata, vivono in lei Scarpetta, Moscato, Ruccello, Neiwiller, i grandi autori napoletani che sembrano averle lasciato un tocco leggero dei loro personaggi, delle loro storie, lungo un asse impazzito del tempo. Fa bene all’anima ascoltare Rosalinda, vederla muoversi con insana femminilità sul palcoscenico, mentre si snoda malinconica la strana parabola affatto discendente del su personaggio. Sì perché ad un occhio e un orecchio distratti parrebbe forse di vederla perire, rassegnata ad una tinta per capelli che non le prende mai bene, non quanto al piccolo Franfelicche su cui sperimenta il tanto agognato biondo addolcito pure con la Camomilla Shultz, arresa al fatale destino di esser di tutti e di nessuno, imprigionata nella cameretta di pouf e separé con Marlene che le insegna senza successo ad ingannare gli uomini. E invece no, la verità è che in questo suo limbo di incertezze e sfaceli, l’unica a rimanere eterna sarà proprio lei, Rosalinda Sprint che scende giù per Toledo.