
[rating=4] In una città costiera della Norvegia meridionale, un dottore scopre improvvisamente che le terme pubbliche sono appestate da inquinanti scarichi montani di conciatura delle pelli. Decide di fare un pubblico appello per denunciare la cosa e far porre rimedio al problema. Ma da una parte suo fratello, sindaco della città e rappresentante dei potenti azionisti di maggioranza delle terme, dall’altra il direttore e i redattori del “Quotidiano del lavoro”, giornale popolare che si dovrebbe schierare contro i potenti della città, si oppongono alla pubblicazione della relazione del dottore perchè tutti sarebbero danneggiati dallo scandolo che ne seguirebbe. Inutili sia gli appelli al potere che alla coscienza collettiva: perchè tutti sembrano interessati solo alla reputazione e al denaro.
Un potere politico corrotto rappresentato dal sindaco che si dichiara “non contrario alle minoranze, basta che siano al loro posto“, che ritiene che “al pubblico non piacciano le nuove idee, piacciano le vecchie“. Esempio perfetto di una classe politica corrotta e miope che volutamente inquina l’acqua dei suoi concittadini destinandoli a morte sicura e per farlo inquina anche le informazioni. Una stampa che rinnega se stessa e, piegandosi alla volontà del potere, stordisce l’opinione pubblica. Una maggioranza che ha smesso di pensare e segue ciecamente il suo leader.
E l’unica voce fuori dal coro è quella del dottore che denuncia la situazione, che individua un unico grande responsabile: la maggioranza. “La maggioranza democratica ha sempre ragione? La maggioranza era con Hitler, Mussolini, Stalin e Mao.. questo è un suicidio collettivo e premeditato…una dittatura della maggioranza”. Una denuncia lucida e crudele, di un uomo lasciato solo, minacciato, considerato folle.
Un testo di una attualità disarmante: e così il passo da una cittadina della Norvegia a qualche piccolo centro campano, magari nella terra dei fuochi, è breve.
Una messa in scena moderna, con una regia sobria e asciutta che guida abilmente un cast di attori di alto livello, in cui spicca un Tognazzi – Dottore davvero all’altezza del compito. A supportare questa regia efficace, una scenografia essenziale che passa dal salone della casa del dottore, ad una scarna tipografia e infine alla sala dell’assemblea.
E se nel testo originale di Ibsen, il dottore decideva, nonostante tutto, di restare e di aprire una scuola per educare i giovani della sua città, nella messa in scena di Pugliese il sogno utopistico della educazione della società è affidato ad una radio libera che nascerà in un capannone qualsiasi, proprio come accadeva negli anni ’70. Perchè una radio ti lascia la libertà assoluta di spegnerla quando non avrai più voglia di sentirla.
Perchè finalmente da solo davanti ad un microfono sarà libero di dire la verità. Perchè il dottore ha finalmente scoperto che “Che l’uomo più potente, più forte del mondo è l’uomo solo, il più solo, il più solo”.