Melissa Aldana e l’arte del trio jazz

[rating=4] Il jazz, come molti altri ambienti artistici e professionali, è ancora una musica troppo dominata dagli uomini e lo capiamo dalla sensazione di curiosità che proviamo nel vedere una donna leader di una formazione, per di più alle prese con uno strumento come il sax tenore. Nel caso specifico stiamo parlando di Melissa Aldana, giovane sassofonista cilena alla guida del Crash Trio, in concerto giovedì 17 aprile alla Tenda di Modena, all’interno della rassegna “Crossroads”. Nel momento in cui le sue dita, da una posa apparentemente innaturale sullo strumento, cominciano a muoversi, tutti i dubbi si allontanano e rimane spazio solo per la sua musica.

Il programma della serata è tutto di composizioni originali. Si inizia con “A New Point”, introdotto da un’evoluzione del sax solo che ci ricorda che non è un caso se lo scorso anno Melissa ha vinto la prestigiosa competizione internazionale dedicata a Thelonious Monk. La sua articolazione perfetta le permette fraseggi torrenziali anche sui tempi più veloci, con un’omogeneità di suono su tutta l’estensione dello strumento.

La melodia viene spezzata e ricomposta più volte, dando il senso della libertà con cui i tre si muovono sulle composizioni, senza costrizioni e consapevoli che il jazz di oggi non vive in schemi preconfezionati. La Aldana, del resto, vive già da alcuni anni a New York, culla delle avanguardie di questa musica, così come i suoi compagni di viaggio, il contrabbassista Pablo Menares (anch’egli di origine cilena) e il batterista cubano Francisco Mela.

Melissa Aldana Crash Trio

Tra il sax e la batteria si instaura, durante tutto il concerto, quella sorta di dialogo, di reciproco stimolo, che porta avanti la musica. E’ Melissa che, più spesso, cerca di incalzare Francisco Mela, il quale a volte la asseconda, a volte invece prosegue volutamente nello sviluppare le proprie idee. Capiamo subito che il modo di intendere il trio, per la sassofonista, è basato sull’interazione ritmica e c’è indubbiamente la voglia di confrontarsi con un batterista che è il veterano del gruppo, per età anagrafica e per le esperienze che ha già maturato nella sua carriera.

Da questa conversazione a due resta per lo più escluso il bassista, il cui ruolo, però, è fondamentale come collante e supporto armonico.

Pur nella modernità del linguaggio, sono evidenti i riferimenti alla tradizione. Ce ne accorgiamo quando il ritmo, finora spezzato, riparte in uno swing sfrenato che ci riporta allo spirito dell’hard bop degli anni cinquanta. Ne abbiamo riprova nelle frequenti citazioni che fa Melissa di standard del jazz (e anche di temi ad esso estranei), frammenti di melodie che vengono trasposte, stirate ritmicamente, a diventare materiale per l’improvvisazione. La sassofonista non disdegna, in alcuni momenti, il linguaggio idiomatico che ha fatto del sax tenore lo strumento principe del jazz, indugiando in inflessioni sulle note che si rifanno ai grandi musicisti del passato, oppure a pesanti accenti che richiamano l’intervento della batteria, omaggio all’arte di Sonny Rollins, che non a caso Melissa cita tra i suoi ispiratori.

Dal punto di vista del fraseggio, invece, la sassofonista non ricorre mai ai cliché del passato, ogni passaggio è frutto di un’idea improvvisativa originale, mai urlata bensì, al contrario, ricca di dinamiche. Nell’introduzione di un’avvolgente ballad a tempo medio, Melissa Aldana mette in luce la particolarità del suo suono, scuro e uniforme dalle note più gravi fino ai sovracuti, conseguenza di un setup molto impegnativo sullo strumento, che rammenta quello di Joe Lovano.

Francisco Mela

Non mancano le occasioni che mettono in luce gli altri due componenti del Crash Trio. Pablo Menares è un contrabbassista di grande valore, in grado di stare in sordina ad accompagnare il gruppo oppure di emergere come solista sicuro e originale, dall’intonazione impeccabile. In un’introduzione solitaria è in grado di costruire, con accordi pizzicati, un tessuto armonico che incornicia un riff sempre più fitto e che strappa l’applauso del pubblico partecipe della Tenda.

Francisco Mela, dal canto suo, dà prova anche delle sue capacità canore in un momento solistico che richiama i ritmi e il canto africani e ha un momento da protagonista nell’ultimo brano, “Turning”, dove propone una sonorità da disco music e concede qualcosa allo spettacolo, dando libero sfogo alla sua personalità esuberante. Come il precedente brano “Bring Him Home”, anche questo porta la firma della leader del gruppo.

La serata risulta piacevole, in grado di coinvolgere il pubblico in un processo creativo in cui gli artisti, più volte, si gettano “senza rete di protezione”. Il Crash Trio riesce a non far sentire la mancanza di uno strumento armonico come il piano o la chitarra e, soprattutto, dà l’impressione di divertirsi, fenomeno che spesso si associa alla buona musica.

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