
[rating=5] Un duca spodestato che è anche un mago, un fratello che ne attenta alla vita per usurpargli il trono, una donna-bambina erede di un regno che non ha mai visto, uno spirito fedele che aleggia sopra l’aere di un’isola fantastica e il bis di un naufragio che porta la vendetta ad un monarca forse ancora degno di perdono. Mai trama fu più intricata, o forse sì, ma qui, nella Tempesta Shakespeariana, tutto sembra aggrovigliarsi in una matassa scomposta e ardita di personaggi, in cui Valerio Binasco, brillante regista teatrale, apprezzato per le sue interpretazioni contemporanee del maestro inglese, si tuffa senza paura né voglia di trarne il bandolo. Eh sì perché questa versione binaschiana di una delle pièce più fantasticamente complesse del bardo di Stratford Upon Avon, è un polpettone pop semplicemente perfetto, non importa quali siano gli ingredienti, in che dosi siano stati miscelati, quale sia la provenienza, il risultato è ad hoc.
C’è in prima fila lui: Prospero-Binasco, demiurgo incantatore un po’ burbero e un po’ signore che sa orchestrare le fila dei suoi attori come solo un maestro sa fare, poi loro, gli attori, professionisti degni di questo nome che fanno letteralmente a gara di talento. Ottime le accoppiate Gonzalo-Francesco (Simone Luglio, Giampiero Rappa) il servile consigliere ed il docile lord e Sebastiano-Antonio (Andrea Di Casa, Fulvio Pepe) fratelli minori pronti all’agguato ostile e meschino al trono; straordinaria Deniz Ozdogan nelle vesti di Miranda col suo fare bambinesco e selvatico, degnamente supportata dal bel Ferdinando dalla “r” moscia Roberto Turchetta.
Meritatissima menzione a parte per i due servi Stefano (Ivan Zerbinati) e Trinculo (Sergio Romano) un bis comico di rara bellezza, a cui s’aggiunge non senza altrettanta bravura Gianmaria Martini (il mostro Calibano). Un po’ in ombra forse il Re di Napoli, ma per esigenze di copione, un calibrato Alberto Astorri versione oversize di Tony Manero. Last but not Least in questo stuolo di stelle della Popular Shakespeare Kompany Fabrizio Contri, un Ariel mai visto, spirito isolano nelle vesti di un tenerissimo Rain Man del quale incarna paurosamente le caratteristiche estetiche, è lui il vero matador della scena, un personaggio che più geniale davvero non si può.
Meravigliosa la scenotecnica nuda eppure così evocativa, con le pareti rubino macchiate di nero e le luci ocra alla Jeunet, chapeau alle musiche originali di Arturo Annechino. Applausi anche a tutti i tecnici e a quanti hanno lavorato nel buio, dietro le scene, per la resa di questo allestimento imperdibile.
Quanti complimenti! Tutto straordinario, magnifico, meravilgioso, tutti bravissimi. Però a me lo spettacolo sembra la riduzione per colorado cafè, tutto ammiccamenti al pubblico e buttare via il testo.
I personaggi sono ridicoli, questa è una parodia. Recitazione bidimensionale, senza alcun movimento, dovrebbe cambiare tutto, e invece sono tutti uguali dall’inizio alla fine. Shakespeare fa ridere, niente di male, ma qui siamo a una superficialità degna della prima serata in tivù, e il successo di Binasco pare confermare il trend. Probabilmente in tivù ci arriverà presto.