La corte di Callimaco a Madama Lucrezia in La Mandragola secondo Gabriele Guarino

Fino al 5 novembre 2017 a Roma al Teatro Testaccio.

La Bottega dei Comici inaugura una stagione di Commedia dell’Arte al Teatro Testaccio di Roma. Un testo epico medioevale, capolavoro del teatro del Cinquecento: La Mandragola di Niccolò Machiavelli è in scena nell’adattamento mirabiliante di Gabriele Guarino. Era uno spettacolo destinato alle corti e fu rappresentato in occasione delle nozze di Lorenzo de’ Medici, il duca di Urbino, nipote del Magnifico.

Eccoli saltimbanchi, giullari, comici, maschere e alla stregua di di menestrelli, suonando e saltando intonano “… lo cantano tutti da ogni parte che la commedia è la loro arte…”. E’ Commedia dell’Arte appunto e allora rigorosamente tutti in maschera. Una quinta al centro palco nelle fogge doverose dell’epoca, con tanto di spacco nella tela per accesso alle volte ivi disegnate, rappresenta il vicolo antistante la casa di Callimaco e del Dottor Nicia. Arlecchino, la brava Valentina Puccini rivela in dialetto veneto di esser corta di braccia ma svelta di mano. Controbatte in napoletano Pulcinella anche lui abilissimo Alessio Sapienza “…son lento di mano ma veloce di culo…”.

Un rettangolo disegna lo spazio scenico e ai bordi di esso a vista, in perfetto stile ‘500 fiorentino, gli artisti che suonano flauti, pifferi, tamburi, campane, tamburelli percussioni varie, e si cimentano in fischi, sibili, acuti, gridolini ed effetti vocali, sonori, acustici, frizzi e lazzi, inusitati per il teatro dei nostri giorni. Davvero avvincente per una storia, quella di Callimaco che è innamorato di Donna Lucrezia, moglie del dottor Nicia, un avvincente e simpatico, maitre di scena Luca Gabos. Il protagonista anchorman irreprensibile, nonché regista Gabriele Guarino cerca con serenate, anche attinte al repertorio pop contemporaneo, artifici, voli pindarici dal palco, in mezzo al pubblico, piuttosto che ancora in scena, di incontrarla. Per trascorrere almeno una notte con lei.

Aiutato dai servitori citati Arlecchino e Pulcinella riesce a convincere Messere Nicia a somministrare alla agognata moglie una pozione di mandragola, donde il titolo della commedia, perche resti incinta. L’unico modo per avere figli. Occorre uno sconosciuto ed eccolo è un vagabondo. Il problema è che il primo che avrà rapporti con lei morirà e non capita a caso l’utile intervento di Callimaco. Quest’ultimo vestirà i panni di un vagabondo, un musicante di strada ed andrà a letto, in rapporto adulterino, compiacenti il dottore e grazie all’intervento rassicurante della madre Sostrata, con Lucrezia. “Due piccioni con una fava” insomma. La scena è divertentissima anche grazie alla maestria del nuovo ingresso in scena di Micaela Bonito nel ruolo della genitrice.

La moglie titubante ma consenziente al dono piovuto dal cielo, scoperto l’inganno farà del sopraggiunto, il suo amante, soddisfatta delle sue attenzioni, mentre Messer Nicia, contento della sua inconsapevole paternità permetterà che Callimaco viva o si rechi a piacimento nella sua dimora. In tal modo potrà godere della avvenenza della fanciulla tutte le volte che vorrà in barba allo sciocco dottore.

Chiusura a lieto fine per tutti, Fra’Timoteo (Lorenza Sacchetto) avrà il suo compenso, Messer Nicia la paternità, Lucrezia un amante focoso, Callimaco appagherà i suoi desideri e Sostrata sarà contenta del futuro nipotino. Inganno o no, tutti hanno violato le regole morali, tutti vittime e carnefici, di nuovo in veste di giullari, menestrelli, saltimbanchi, cantori, suonatori, festeggeranno la piacevole sortita con il pubblico soddisfatto intonando ancora, come nel prologo, “ lo cantano tutti da ogni parte che la commedia è la loro arte…”. Maschere a terra in proscenio e lo spettacolo è finito. Ottimo debutto con lo spettacolo di punta della compagnia.