Kilowatt Festival 2017 inaugura con le Miniature Campianesi, di Ermanna Montanari

Apre Kilowatt la lettura pubblica di Miniature Campianesi, raccolta di racconti di Ermanna Montanari, anche madrina del Festival sansepolcrese

Racconti che risplendono, da divorare in un baleno, candidi e orrorifici come i sogni, come l’infanzia dell’immaginazione. Miniature Campianesi di Ermanna Montanari è un’autobiografia cristallina e spiazzante, che germoglia sotto i nostri occhi, in una distesa di apparizioni. Venerdì 14 luglio, nella cerimonia e rituale di apertura del Festival Kilowatt, alcuni abitanti di Sansepolcro hanno letto, per più di un’ora, davanti a un pubblico raccolto e agli occhi inteneriti dei fondatori delle Albe (Ermanna e il marito Marco Martinelli), brani tratti dal libro. Una iniziativa emozionante e importante, vero incontro tra persone di ogni età, legate da parole scritte e poi parlate, con spontaneità, con tutti gli inciampi e gli intoppi che hanno reso la situazione da ordinaria a performativa. La partecipazione collettiva è stata sorprendente, e tante le persone che si sono alternate al microfono, facendo emergere il testo in una luce nuova.

Un’opera già di per sé intensa, vivace, anche divertente, tale da ingrandire la realtà fino a renderla precisa ma indefinibile, quasi magica, vicina a un punto di blu profondo e largo. Tutto, nel libro, è come avvenisse qui e ora, pur perso in una limpidezza che attraversa la Romagna degli anni Sessanta, terra d’infanzia dell’autrice. Terra agricola, analfabeta, pura, sapiente, tratteggiata con aria da fiaba, come regno incantato e tremendo, di uomini e donne discendenti da una genealogia che sfiora il mito.

Un mondo dove le pareti, le foreste, i campi e gli alberi secolari sprigionano lingue sconosciute. Dove il nonno “odora di latte e fieno, si lava poco, non suda mai, mangia come uno scricciolo, si alza da tavola non sazio“. Dove “la nonna Nora si affacciava ai pozzi e andava in giro coi capelli bagnati. Non parlava l’italiano.” E i casolari, il silenzio, i gesti lenti e ripetuti, i personaggi estremi del paese, la quiete di una campagna assoluta: in questo mondo perduto Ermanna Montanari è una bambina che non sa come risolvere i problemi matematici, ma sa come disegnarli. Che muore di gelosia per la sorellina appena nata, tanto da volerla uccidere, e per questo mandata in esilio dai nonni. La bambina ossessionata da schiere di visioni notturne, preveggenze. Che nel coro della scuola è capacace di far deragliare gli altri, per dominare con la sua voce; che nelle recite impara tutte le parti a memoria; che scava un buco nel giardino per ascoltare le voci dal fondo della terra.

Un futuro già annunciato: quello di una delle più imponenti, segrete, misteriose interpreti della scena teatrale italiana. Che ha composto un libro attraversato di presenze e ritmi di un’Italia scomparsa, se non in questo scrigno di parole, che colpiscono come pallottole lucenti.