
Non è sempre facile mettere in scena le opere di Shakespeare, tanto più se si tratta della più straordinaria delle storie d’amore, ma quando si osa e lo si fa bene il risultato è garantito. Con “Romeo l’ultrà e Giulietta l’irriducibile”, Gianni Clementi (in veste di regista ed autore) osa sapientemente, riscrivendo un testo in romanesco ed in quartine con rima baciata e ambientando la vicenda non più a Verona, ma a Roma in zona Valle Aurelia.
Ecco allora che padre Montecchi diventa Er Murena (MarcoProsperini), padre Capuleti Er Catena (Stefano Ambrogi), Tebaldo Er Cobra (Federico Le Pera), Mercuzio Er Poeta (Gianmarco Vettori), Benvolio Er Colombia (Matteo Milani), Frate Lorenzo Er Frate (Simone Crisari) e la Balia si chiama Jessica (Luna Romani), senza contare tutti gli altri……Schizzo (Luca Paniconi), Babbuino (Guido Quaglione), Er Lumaca (Simone Pulcini), Spadino (Daniele Locci), Er Macarena (Alessio D’Amico).
E poi ci sono loro, Romeo (Edoardo Frullini) e Giulietta (Giulia Fiume), che si incontrano sulle curve dell’Olimpico ed è subito amore, ma i loro genitori si odiano profondamente e senza esclusione di colpi, perché tifano per due squadre dai colori diversi. Quindi il destino di morte dei due giovani è, loro malgrado, segnato fin dall’ inizio, come nella tragedia del Bardo, lì erano i Montecchi ed i Capuleti, qui gli Ultrà e gli Irriducibili, due famiglie e due fazioni “ l’un contro l’altra armata”.
Questa è una tenera e struggente storia d’amore, ma anche di tifo e rivalità nell’ era tecnologica, dove un black out può cambiare l’esito della vicenda, in una Roma popolare, tifosa e coatta, dove si parla di pasticche per sballare e di ragazzi che guardano alla domenica calcistica come il fine ultimo della loro magra e vuota esistenza, mentre la loro fede sportiva diventa un modo per manifestare il loro disagio. E ogni spettatore, toccato nel profondo, spera con trepidazione che l’amore possa trionfare per poter scrivere un finale davvero diverso da quello che tutti ricordano.
La rivisitazione di Clementi è senza dubbio geniale, classica e moderna al tempo stesso, riesce a coniugare due mondi, calcio e teatro, e crea un piccolo capolavoro divertente e commovente, basato su una sceneggiatura vincente ed una regia impeccabile. Lo spettacolo è ricco di energia e talento dall’ inizio alla fine, strappa risate ma anche sorrisi amari, il suo messaggio contro la violenza, di qualunque matrice essa sia, è forte e chiaro, e spinge ad una riflessione, soprattutto noi adulti, e ci chiama in causa senza mezzi termini. Come quando, sulle note di Vasco Rossi, ci chiede di trovare un senso a tutta quella tragica vicenda.

Gli attori, tutti bravissimi, fanno della coralità il loro pregio maggiore, si muovono, lottano, si odiano, amano, muoiono sul palco, compiendo acrobazie su una struttura scenografica essenziale (ideata da Carlo De Marino) costituita un freddo ponteggio metallico che tuttavia si anima e “vive” insieme alla storia, diventando balcone da cui si affaccia Giulietta, luogo di ritrovo delle fazioni opposte o cappella del cimitero; davvero interessante è la scelta di mantenere tutti gli attori in scena anche quando non recitano, ma diventano spettatori, quasi un secondo pubblico silente sul palco, come pure durante l’intervallo, perché non c’è un sipario che si apre o cala. Belli i costumi di Mara Gentile, spettacolari le foto di scena del maestro Pino Le Pera.