Il malato immaginario…celebrazione di un classico

[rating=4] A distanza di  25 anni torna ad arricchire, la stagione 2015- 15 del Franco Parenti, “Il Malato immaginario”: classico cavallo di battaglia di Andrée Ruth Shammah e del grande Franco Parenti, nella sua leggendaria  interpretazione di Argan.

La regia agile e scorrevole è rinnovata in molteplici aspetti: nello stile della messa in scena, nell’avvicendarsi rapido dei quadri  ed infine nella  scelta di un’ambientazione, in chiave  novecentesca, notevole per efficacia ed eleganza. Arguta lettura della pièce,  capace di calare  ansie e affanni dell’everyman Argante,  perfettamente in sintonia coi tempi  e stabilire  un  parallelo con  le ossessioni dell’uomo moderno. Codesta lettura del Malato immaginario è interpretabile in chiave di monito  per tutti noi, bersagli  predestinati e compiacenti, di campagne pubblicitarie contro malattie  e vecchiaia.

E’ tempo di bere l’amaro calice. Argante è un mite, un brav’uomo, forse sin troppo! La sua ostinata reticenza nell’ affrontare la vita si esplica in una ridda di malanni e disordini intestinali (Forse, l’incapacità di digerire la realtà?). Accecato dalle ossessioni  personali e raggirato dall’avidità di Belinda, (seconda moglie e matrigna di Angelica), giunge all’abdicazione totale dal  ruolo di patriarca e alla delega, di doveri e  beni di famiglia, a beneficio della  consorte.

Il Malato immaginario, regia di Andrée Ruth Shammah

Una commedia spiritosamente didattica, secondo la tradizione del repertorio di Molière: “Intrighi e ipocrisia si annidano ovunque e tendono, trappole insidiose, all’ uomo comune ma rifugiarsi nel limbo sicuro  della malattia è una forma inaccettabile di codardia”. Il messaggio giunge palese attraverso le parole Belardo e i benevoli raggiri di Tonina, i due portavoce dell’autore. L’imperativo del commediografo spicca chiaramente; tornare alla vita, riprenderne  in mano le redini e accettare in pieno le proprie responsabilità.

Un omaggio al maestro. L’interpretazione di Gioele Dix, al secolo David Ottolenghi, rende onore alla performance del maestro Franco Parenti.Uno stile sempre misurato e a pieno servizio delle esigenze richieste dal testo. Lettura divertita e  sobria, dai toni e dagli accenti ironici, insaporisce e rende ancora più prezioso l’insieme equilibrato di elementi di questa immortale “satira esistenziale”.

Eccellente cast artistico, attori e caratteristi, tutti  ad alto livello e in grado di  crearsi il proprio spazio e conferire il giusto grado di armonia  all’insieme. Marco Balbi eFrancesco Brandi, perfettamente coordinati, creano un duetto perfetto e mettono in ridicolo, con efficacia,  l’ottusità della classe medica. Linda Gennari eValentina Bartolo, due agguerrite e acerrime antagoniste nella conquista delle attenzioni del “povero infermo”.

Anna Della Rosa è perfetta nel ruolo della  governante burbera e affezionata: la sua interpretazione non trascende mai  i limiti del personaggio. Il suo pregio maggiore è quello di aderire  alla tradizione del teatro francese e al contempo conferirle piacevoli tratti comici e una accentuata dose  di simpatia  al carattere.

 Il malato ovvero il mondo in una stanza. La scelta di Giammaurizio Fercioni di concentrare il fulcro della scena in un bozzolo: a tratti oscuro e impenetrabile e a momenti sottile come una tela di ragno, crea  un microcosmo perfetto: Argante è un ragno e i personaggi si trovano, a loro insaputa, invischiati e costretti nella rete delle sue ossessioni, un efficace disegno luci – a cura di Gigi Saccomandi – esalta il senso ultimo di una scelta di rigore ed elegante sobrietà.

Evento teatrale di rilievo e tappa obbligata per tutti coloro che vogliono coltivare una visione dinamica ed aggiornata dei classici.

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