Fra sacro e profano sul tabù femminile per eccellenza

[rating=3] Un quadro enorme, un intreccio di flussi rosa addossato sullo sfondo di un’area vuota, non enorme ma ingigantita dalla totale assenza di oggetti, è lo spazio in cui si muove Marinella Manicardi nel suo spettacolo “Corpi impuri” al Teatro delle Moline di Bologna. Si rivive esattamente la sensazione che già si era percepita nel suo scorso spettacolo, “Maria dei dadi da brodo”: la forte intimità con cui la padrona di casa ci invita e ci intrattiene su un argomento a lei caro, con in sottofondo il crepitio del caminetto…

Marinella entra in scena e improvvisa con le persone che stanno ancora guadagnando il posto a sedere. E’ disinvolta, totalmente a suo agio, vestita di bianco, colore che evoca la purezza e la scienza, ma con un paio di scarpe rosse che ci riportano al tema per niente scontato delle sue riflessioni di stasera: le mestruazioni. Il pubblico si diverte ascoltando i vari sinonimi del termine e due barzellette, le uniche reperibili su questo tema “scomodo”, evitato accuratamente nelle opere di pittori e scrittori; ben presto si viene invitati a riflettere su interessanti riflessioni: il sangue che fuoriesce è lo stesso che da la vita e che sgorga dalle ferite presagendo la morte, “malattia e rigenerazione”, oltre a rappresentare un simbolo religioso di sicura potenza, il sangue di Cristo. Questo parallelismo fra sacro e profano e fra fede e scienza accompagnerà tutto il monologo, dato che le mestruazioni sono legate al peccato originale, sono la preparazione della donna alla futura gravidanza e quindi contribuiscono al mistero della creazione, sono anche il sollievo per non essere incinta, sono cose di cui vergognarsi, sono la prova del passaggio da ragazza a donna.

Vestendo i panni del “teatro della scienza”, ci si immedesima in un medico che nell’antichità si trovava a dover comprendere cosa sono le mestruazioni: ma dato il maschilismo scientifico e religioso dell’antichità, non ci si dovrebbe stupire che gli studi venissero eseguiti solo da uomini sull’uomo, paragonato a “sole e fuoco” mentre la donna, “luna ed acqua”, era quasi del tutto ignorata; i genitali maschili erano pensati come “esplosi verso l’esterno” mentre quelli femminili implosi all’interno, il sangue delle mestruazioni non era altro quindi che la prova della loro presenza interna, “come una perdita di una caldaia!” Le interessanti ricostruzioni storiche spostano l’attenzione sul tema della mancata parità tra uomo e donna, raggiunta (?) solo negli ultimi anni: nel 1998 il reato di stupro era ancora “delitto contro la morale”, e nel 1963 la carriera giuridica era ancora preclusa alle donne, come a dire che,  ironizza Marinella, “un giudice donna con le mestruazioni avrebbe condannato un innocente!”. Questa disparità è stata difesa ed enfatizzata, fin dalla notte dei tempi, dalla religione, che quindi si merita le battute e le frecciatine, talvolta con tinte vicine alla blasfemia, che sono il frutto di millenni di sfruttamenti e di rabbia femminile repressa. Religione e perbenismo vietavano l’aborto e i sistemi contraccettivi e un “capo di stato estero”, il papa, influenzava i comportamenti e la morale degli uomini.

Solo nell’ultimo secolo si è compreso maggiormente il motivo e l’importanza delle mestruazioni, strettamente legate al meccanismo della procreazione e quindi al mistero della nascita: pochi sanno che il primo studio venne svolto proprio nel reparto di ostetricia di Bologna, eseguito però solo da uomini e non su donne ma su calchi di creta…

Marinella è molto brava a non procedere in linea retta, ma a passare da un tema all’altro con passaggi rapidi accompagnati da commenti ironici e frasi ad effetto, per poi ritornarvi sopra con altri collegamenti, così da non farci percepire lo spettacolo come un qualcosa di didattico. E’ indubbio inoltre il coraggio per aver affrontato argomenti tutt’altro che scontati con molta intelligenza. Il risultato è un bello spettacolo, pieno di ricerca, di fatti e di spunti di riflessione.

Le sole 5 repliche hanno ottenuto il tutto esaurito, con biglietti finiti in largo anticipo, causa anche la piccola capienza del teatro.

Curiosità: in questo monologo si raccontano le uniche due barzellette sul tema delle mestruazioni trovate dall’autrice. Però Giobbe Covatta, nello spettacolo teatrale “Parola di Giobbe”, propose una freddura molto divertente, in occasione della cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, che bene si sposa con la tematica mestruazioni-peccato originale proposta durante lo spettacolo: “Tu, Adamo, pagherai con il sudore della tua fronte! E tu, Eva, con il sangue… ma in comode rate mensili!”

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