
È emozionante ritornare a Perugia per gli ultimi due giorni del Festival e ritrovare una città inebriata di musica jazz, di colori, di voglia di stare in piazza tutti insieme durante i numerosi concerti che sono in programma sin dalle prime ore del pomeriggio fino ad oltre mezzanotte sia nello spazio dei Giardini Carducci che in quello della piazza IV Novembre, sempre affollatissimi di pubblico, al punto tale che in alcuni momenti, in rispetto assoluto delle nuove regole di sicurezza, molti sono costretti ad ascoltare i concerti gratuiti dall’esterno e rimanere in fila, in trepida attesa che qualcuno esca dall’area recintata per poter avvicinarsi al palco.
Una bellissima ed emozionante atmosfera quella di Umbria Jazz 2018, ovunque incontri musicisti e artisti del mondo dello spettacolo, intrattenersi amabilmente con il pubblico, o con altri giovanissimi musicisti o studenti della Berkelee School che oltre ai corsi, seguono i concerti attentissimi al modo di suonare del loro idoli per poterne carpire ogni segreto della loro cultura musicale. C’e’ un bellissimo incontro generazionale e dovunque avverti, tra organizzatori, staff, tecnici, stampa, fotografi e musicisti un bellissimo rapporto di amicizia e di collaborazione. Dovunque sei, ci sarebbe sempre qualcuno da salutare, con il quale scambiare quattro chiacchiere o cercare di “strappare” un-intervista o una foto. Ma il tempo è tiranno e appena arrivata ci sono subito i concerti da seguire.

Il primo al Teatro Morlacchi sabato 21 luglio con il concerto di Italian Trio composto da tre indiscussi assi del jazz italiano: Dado Moroni al piano, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria. Se volessi solo citare alcune delle collaborazioni o della carriera di questi tre mostri sacri della musica non basterebbe lo spazio previsto per l’intero articolo. Tutti e tre hanno una carriera formidabile e uno stile assolutamente strepitoso, tutti non solo fantastici musicisti ma anche ottimi compositori, avendo scritto brani di un’impareggiabile bellezza. Il concerto presenta brani, eseguiti in modo assolutamente emozionante da loro stessi composti, dando uguale spazio ad ognuno di loro, creando una vera e propria sinergia sul palco tra i tre musicisti. Ho avuto modo spesso di ascoltare la loro musica con diversi progetti e formazioni ma mai tutti e tre insieme e devo dire che il risultato è assolutamente sorprendente. Roberto Gatto scatenatissimo alla batteria, Rosario Bonaccorso sempre sorridente riesce a dare ancora più energia al gruppo grazie ai suoi virtuosismi al contrabbasso, e Dado Moroni, nella sua solita veste di gentleman inglese, oltre a presentare i brani con il suo solito fairplay e la sua simpatia, riesce a dare ai brani una magia nuova grazie al suo talento pianistico. Il concerto si conclude con un omaggio a Bruno Martino con “Cos’hai trovato in lui”, seguito da un omaggio ad uno dei brani di Quincy Jones, e nel bis una bellissima composizione di Rosario Bonaccorso dedicata al periodo jazz definito “be bop” del quale si ritiene innamoratissimo intitolata “Un poco Bop”.
Ma il grande evento della penultima giornata del Festival è il concerto serale all’Arena Santa Giuliana. Sul palco stasera tre grandi artisti: gli Hypnotic Brass Ensemble, Nik west e la grande voce del pop/soul italiano Mario Biondi.
Ad aprire il concerto una band speciale gli Hypnotic Brass Ensemble, otto musicisti americani di Chicago a conduzione familiare visto che sono figli di una leggenda del jazz della Windy City, Phil Cochran, trombetista della Arkestra di Sun Ra e tra i fondazioni della AACM, fondazione che riunì le più grandi intelligenze dell’avanguardia di Chicago. Cresciuti praticamente con la musica, dopo l’esordio nella Phil Cochran Youth Ensemble, hanno fondato la HBE con la quale hanno girato il mondo con la loro musica, un esplosivo mix di jazz, funk, rock, hip hop. Elegantissimi nei loro abiti scuri, man mano che presentavano i loro brani si sono letteralmente scatenati in un tripudio di musica e di energia, soprattutto Tycho Cohran, il quale spogliatosi sul palco, a torso nudo ha suonato e rappato, per la gioia dei numerosi fotografi sottopalco.
Il tempo del cambio palco e arriva un’altra grande “scoperta” degli organizzatori di Umbria Jazz: Nik West. Anche lei cresciuta con la passione della chitarra ereditata dal padre chitarrista, sin dalla giovanissima età dei 13 anni ha formato le prime band, come chitarrista per poi scoprire il basso elettrico. Da li la sua, seppur cosi giovane, strepitosa carriera, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “versione femminile” di Lenny Kravitz e Prince. Decisamente eccentrica nel look, si è presentata con un abito particolare ovviamente di colore purple corto ma con una grande coda vaporosa di tulle e seta e l’acconciatura da “purple unicorn”, con i capelli anch’essi viola. Ma non si fa notare solo con il look, anzi. Il primo brano che apre il concerto, una versione di “Mission Impossible” è una vera e propria chicca per intenditori e si capisce perché il suo modo di suonare il basso sia stata paragonata a Prince, mentre i suoi virtuosismi ci riportano subito alla famosa “slappata” di Marcus Miller. Anche se di jazz forse ha solo questo modo di suonare di Miller, mentre il suo stile attinge molto ad un mix di rock/pop e funk. Conquista il pubblico non solo con alcuni brani del suo ultimo album “Purple Unicorn” ma soprattutto con una inedita versione di “Come together” e un’esibizione da vera rockstar in “Let’s work” che interpreta magistralmente come il grande Prince, con movimenti audaci e sensuali che scatenano il pubblico. Nel bis ancora un altro omaggio al grande Prince con “Purple Rain” che infiamma la platea, soprattutto giovane dell’Arena Santa Giuliana. Insomma un’altra bella scoperta di Umbria Jazz.
Ultimo cambio palco e arriva Mario Biondi a chiudere la penultima serata di Umbria Jazz. Presentato da Nick The NightFly, noto conduttore di Radio Montecarlo, radio ufficiale del Festival, nonché egli stesso cantante e musicista oltre che “talent scout” , che ha ricordato le numerose esibizioni dell’Artista catanese a Umbria jazz con la Duke Orchestra, Pino Daniele, Al Jarreau e Incognito. Nonostante gli anni di carriera ormai più che consolidata, sembra emozionatissimo ad esibirsi sul palco che ha visto la prima sera, come lui stesso ricorda, una mega festa/concerto per Quincy Jones, e dedica al pubblico una bellissima interpretazione di “Rivederti”.Con l’arrivo dei Quintorigo con i quali interpreta “All I want is you” scritto da Dee Dee Bridgewater, e “Love is temple” anticipando che la collaborazione con il terzetto d’archi non finirà con l’Arena ma sarà l’inizio di un nuovo progetto, speriamo anche di un tour visto che le canzoni di Mario Biondi con il gruppo assumono un valore decisamente ancora più emozionanti. Il concerto continua con alcuni brani del nuovo album “Brasil” uscito lo scorso marzo, un vero e proprio viaggio dell’Artista nei mille volti della musica brasiliana, che adora, attraverso brani inediti e rivisitazioni di grandi classici della bossanova e non solo, come “Felicitade” per poi presentare i successi di sempre come “Never Stop” , “Rio de Janeiro Blue”, “Londontown” che portò al successo con gli Incognito, e che qui interpreta in chiave molto più funk rispetto al brano originale. Il pubblico impazzisce per lui, per la sua voce calda e possente che gli ha fatto conquistare l’appellativo del “Barry White italiano”, per i suoi commenti sulle canzoni e la sua voglia di stare con il suo pubblico (“Il concerto finisce qui ma più tardi vi aspetto tutti in giro per Perugia perché ho voglia di farmi un giro, bere una birra e incontrare gente come voi, innamorata della musica come me! ) e non vorrebbe mai che il concerto finisse, nonostante l ora tarda. Ormai quasi all’una di notte saluta tutti con il brano “This what you are” che vede tutti sottopalco a cantare e ballare, e il nuovo brano “Devotion”, anticipato da una sottile, ma neppure tanto sottile, polemica con le radio italiane: “A volte sembrano scordarsi di noi, dei musicisti e della musica italiana, mentre la BBC ci passa in radio ogni giorno, non è il caso della radio di Nick (The Nightfly ancora dietro le quinte) ma le altre sono decisamente più str….” . Il brano è decisamente funky e il pubblico mostra già di adorarlo come tutti gli altri della consolidata carriera dell’Artista.
Appuntamento a domani, domenica 22 luglio, per l’ultima giornata in compagnia della musica di Umbria Jazz.