
Il secondo giorno di Umbria Jazz 18 45esima Edizione inizia con le note della Street Parade dei Funk Off che echeggiano lungo tutto il Corso Vannucci, coinvolgendo tutti gli appassionati che nonostante il caldo sono già in piazza dal mattino per seguire i concerti gratuiti all’aperto previsti ai Giardini Carducci.
Il caldo non mi consente di seguire alcuni artisti che avevo messo in agenda ma mi riprometto di seguirli nei prossimi giorni come Tom Ibarra 5tet, il gruppo dei The New Orleans Mystics e Claudio jr De Rosa, giovane sassofonista del quale sentiremo parlare a lungo in quanto ritenuto uno dei musicisti più promettenti del jazz italiano.

L’attenzione ai giovani del resto, diversamente da quanto accade nel nostro Paese, è una “mission” che a Umbria Jazz si rinnova ogni anno. Infatti in ogni angolo della città non è difficile incontrare gruppi di ragazzi con i loro inseparabili strumenti e spesso anche nelle jam sessioni dei vari locali di Perugia, soprattutto in quella che da quest’anno è stata ideata dal proprietario del Ristorante Da Cesarino, dove ogni sera, dopo la chiusura dell’ultimo concerto nella vicina Piazza IV Novembre, all’incirca verso l’una di notte, si esibiranno, per tutta la durata del Festival, insieme alla jazz band residente composta da Piero Odorici e Daniele Scannapieco ai sassofoni, Andrea Pozza al pianoforte, Aldo Zunino al contrabbasso, e Luca Santaniello alla batteria alla quale sono invitati ad unirsi tutti i musicisti presenti in città per fare musica fino alle prime luci dell’alba.
Ma l’attenzione ai giovani non finisce qui: grande successo anche per l’Officina della Musica dedicata ai piccoli degustatori di jazz dai 5 agli 11 anni, veri e propri laboratori creativi, e soprattutto grande spazio all’Orchestra Jazz degli allievi del Conservatorio, e grande attenzione ai giovani talenti con la realizzazione del concorso Conad Jazz Contest rivolto ai musicisti under 30 e del Conad Stage dove sono previste oltre 250 formazioni selezionate fra i talenti emergenti della scena internazionale.
Grande attesa per il primo concerto del pomeriggio al Teatro Morlacchi del Paolo Fresu Devil Quartet, anticipato dalla consegna, meritatissima del Premio Ambasciatori dell’Umbria nel Mondo 2018 ideato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia proprio a Paolo Fresu, per la sua instancabile attività artistica che lo ha portato ad essere riconosciuto a livello internazionale come uno dei migliori trombettisti al mondo oltre che per il suo grande impegno sociale essendo non solo l’ideatore della rassegna “Jazz per l’Aquila” che quest’anno celebra la su quarta edizione e che l’anno scorso si svolse anche in supporto del Comune di Amatrice dove lo stesso Fresu, insieme a Daniele Bonaventura si esibì in un concerto straordinario davanti al luogo dove sorgerà il nuovo Polo Polifunzionale delle Arti, ma anche il Presidente della Federazione Nazionale di Jazz che sta cercando di dare ancora più valore alla professione dei musicisti e alla promozione e sviluppo del jazz in Italia.

Il concerto è stato l’occasione per presentare il loro ultimo disco “Carpe Diem” uscito a febbraio scorso, una vera e propria chicca imperdibile per i jazzofili e gli appassionati della magia poetica e del suono “unico” di Paolo Fresu, accompagnato da una band strepitosa formata da Bebo Ferra alle chitarre, Paolino della Porta al contrabbasso, e Stefano Bagnoli alla batteria. Tanti i brani presentati dalla tracklist che da il nome al disco “Carpe Diem” a “Home”, alle ballate composte da Della Porta come “Lines” e “Secret Love” di grande suggestione poetica. Il brano “Giulio Lipano” composto da Stefano Bagnoli è un altro momento di grande magia, dedicato all’amicizia con Giulio Lipano, l’amico musicista e compositore prematuramente scomparso, ricordato dallo stesso Fresu con grande emozione “Giulio aveva un particolare talento con il quale era capace di riarrangiare i brani con un ritmica che solo i grandi compositori sanno fare“.

Il pubblico, in assoluto silenzio ed ascolto della musica presentata, ha giustamente omaggiato il gruppo con lunghissimi applausi, mostrando particolare apprezzamento soprattutto quando Fresu gioca sui dialoghi, puntando la tromba, o il flicorno, verso Ferra intreccia un fitto tessuto di domanda e risposta con l’amico chitarrista, o quando si lega al contrabbasso di Dalla Porta in un dialogo decisamente più ritmico, mentre Stefano Bagnoli riesce a legare ogni attimo degli altri musicisti con uno splendido lavoro con le spazzole e un intenso drumming di grande coinvolgimento.
Arriva la sera e Perugia si prepara a celebrare la prima delle due serate dedicate alla musica brasiliana, con il concerto di stasera di Gilberto Gil e quello di Margaret Menezes e domenica sera di Stefano Bollani che presenterà il suo nuovo disco “Que boom” tutto dedicato alle atmosfere del Brasile e grande mito della musica brasiliana Caetano Veloso.
L’attesa è spasmodica. Non è da tutti poter annoverare tra gli ospiti del proprio Festival due grandi miti della musica mondiale come lo sono Veloso e Gil, già ospiti ultimamente in altre occasioni in Italia ma mai con progetti cosi unici ed importanti e il pubblico non aspetta che poterli ascoltare ed applaudire.
Protagonista di molte edizioni estive, due volte anche insieme allo stesso Caetano Veloso, Gilberto Gil torna ad Umbria Jazz per rievocare e celebrare, a 40 anni di distanza uno dei suoi progetti più belli ed emotivamente coinvolgenti. Il titolo è “Refavela 40”, dal disco che Gil incise nel 1977 dopo aver partecipato al festival di musica africana di Lagos, in Nigeria. Un disco dedicato alle favelas che , come Gil ebbe modo di vedere, non cambiava molto da Lagos a Salvador de Bahia e nel resto del Brasile. Musicalmente uno dei dischi più “africano” di Gil con decise strutture ritmiche dalle forti influenze afrobeat. Tra i brani rivisitati dello storico album: “Ilè Aiyè”, “two Naira Fifty Kobo”, “Balafon” oltre a un classico della canzone brasiliana come “Samba do Aviao” di Tom Jobim. Sempre vivace e sprizzante energia il supporto della band capitanata dal figlio Bem, ideatore del progetto e arrangiatore dei brani, con Chiara Civello, cantautrice romana legata profondamente al Brasile, la splendida capoverdiana Mayra Andrade, Nara Gil figlia di Gilberto alle voci, insieme alla figlia mascotte del gruppo che si scatena a cantare e ballare con il nonno musicista, e il pirotecnico Mestrinho alle percussioni e alla fisarmonica.

Gilberto Gil si mostra in splendida forma, canta, suona e balla con un’energia da ventenne, si muove sul palco con una gioia nel cuore e un sorriso che contagia tutto il pubblico presente che partecipa al concerto con un entusiasmo incredibile. Dalla parte del pubblico si avverte una profonda emozione ma anche un profondo orgoglio e soddisfazione da parte di Gilberto Gil di presentare un progetto nel quale ha creduto tanto e nel quale crede tutt’ora al punto che “dialoga” con grande coinvolgimento con tutti i musicisti/cantanti sul palco, soprattutto con Chiara Civello, radiosa nel suo abito rosso. La cantante/pianista/chitarrista italiana collabora dal 2014 con Gil quando lo volle al suo fianco nella realizzazione dell’album “Canzoni” a duettare nel brano “Io che non vivo senza te”, e proprio in quell’occasione partì l’idea di una collaborazione a questo progetto, visto anche l’amore viscerale che la Civello non solo per lo stesso Gil ma anche per l’intero Brasile. Di fronte a tale evento di portata mondiale, il pubblico si è emozionato fino a scatenarsi sotto palco a ballare e cantare con il loro idolo di sempre. E Gilberto Gil li ringrazia chiudendo il concerto, da solo sul palco, con la chitarra, in un toccante tributo al grande Bob Marley con una splendida versione di “Don’t worry about a thing”.

Subito dopo la prima parte dedicata a Gilberto Gil, il secondo concerto all’Arena da spazio ad un’altra Artista del Brasile: Margareth Menezes. Cantante, songwriter, danzatrice, attrice,ha vinto diversi premi e riscosso un successo internazionale grazie a dischi e tour di grandissimo riscontro di pubblico. Partita come cantante nei locali di Bahia ha collaborato con tantissime star della musica brasiliana come Tribalistas, Caetano Veloso, Maria Bethania, Gilberto Gil, Carlinhos Brown solo per citarne alcuni. Ha fatto il suo esordio a Umbria Jazz presentando i brani più conosciuti ed apprezzati del suo repertorio: «Faraò» su tutte, ma anche «Alegria da cidade», «Elegibo», «Dandalunda» in un vortice di samba, afrobeat e reggae che hanno letteralmente conquistato la platea dell’Arena Santa Giuliana.

La serata però non finisce qui. Il tempo di risalire, tramite le comodissime scale mobili, e di ripercorrere tutto il Corso Vannucci per poter arrivare al Teatro Morlacchi per assistere al primo dei concerti “Round Midnight” che si terranno quasi ogni sera al Teatro, verso mezzanotte, appunto, con i più bei nomi del jazz italiano ed internazionale.
Sul palco di sabato notte arrivano i Take Six per rendere omaggio con loro voci straordinarie alla musica di Al Jarreau, un gruppo straordinario nato nel 1987in Alabama, senza dubbio il piu famoso, premiato e amato gruppo “a cappella” della storia del jazz, capaci di conquistare il pubblico di Umbria Jazz con il loro sofisticato e coinvolgente mix di soul, gospel, swing. Trent’anni di carriera, basati su valori, come loro stessi dichiarano sul palco del Teatro, di fede, amicizia, rispetto e amore per la musica, duranti i quali hanno vinto dieci Grammy e dieci Dove Award e collaborato con nomi del calibro di Ella Fitzgerald, Steve Wonder, Ray Charles, hanno entusiasmato il pubblico, nonostante l’ora tarda, con bellissime interpretazione delle più belle canzoni di Al Jarreau, insieme ad una strepitosa “Overjoed” da brividi e, a conclusione del concerto stesso, una versione di “Alleluja” che ha suscitato una meritatissima standing ovation e un lunghissimo applauso da parte di tutto il pubblico presente.

Non mi resta che tornare in albergo a riposare in attesa del terzo giorno di Festival che si preannuncia ugualmente emozionante visto l’arrivo dell’altro mito della musica brasiliana Caetano Veloso e di uno dei pianisti italiani più apprezzati nel mondo come Stefano Bollani. A domani.