La Musica Classica senza segreti: a tu per tu con Muriel Chemin, per scoprire cosa si cela nella quotidianità di una grande artista

L’affermata pianista svela luci e ombre dell’universo “Classico”

L’affermata pianista Muriel Chemin, che oggi inaugurerà la nuova Stagione Concertista del Centro Busoni allo Shalom di Empoli, è un’interprete dalla grande personalità e maturità musicale, emergente sulla scena internazionale per le sue integrali delle sonate e dei concerti di Beethoven e Mozart. Elogiata da molti critici per le sue splendide qualità introspettive, capaci di restituire come pochi le linee del pensiero musicale in tutta la loro purezza, e di dar prova di un profondo equilibrio grazie all’efficace sintesi di rigore, ricchezza spirituale e capacità di analisi, l’artista, nativa di Le Havre in Francia, oggi cittadina empolese d’adozione, ci rivela con occhio critico il suo universo musicale.

Musicista di fama internazionale, oggi cittadina empolese, come si sente ad inaugurare la Stagione Concertistica 2012/2013 del Centro Busoni? Ci vuole anticipare qualcosa del concerto di stasera?

È da  tanti anni che non suono ad Empoli ed è per me una gioia questo ritorno musicale con l’inaugurazione della stagione 2012/13! Tanti amici e colleghi aspettavano di ascoltarmi in Toscana e sarò, come sempre, emozionata e commossa di tante attenzioni nei miei riguardi. Il programma di stasera è articolato intorno a due grandi compositori: il primo, Beethoven al quale ho dedicato tanto della mia vita – suonando tutte le sonate e i concerti per pianoforte ed orchestra, gran parte del repertorio cameristico – e con il quale sento una intima affinità. Di lui suonerò la  celeberrima sonata Op. 27 n° 2 “Chiaro di luna”. Il secondo, Debussy,  con il quale posso dire di aver intrapreso un viaggio nostalgico verso casa  mia. In Normandia infatti, lui ha composto in un solo paio di mesi questi studi, capolavori assoluti  e una sorta di testamento musicale pianistico di questo grande musicista simbolista. Sono contenta di avere l’opportunità di fare conoscere al pubblico opere francesi così poco eseguite e quasi, ingiustamente sconosciute.

Ci racconta la sua giornata tipo?

La mia giornata tipo è dedicata allo  studio: la costanza e la quotidianità sono essenziali. Cerco di dedicare anche più tempo possibile alla mia famiglia, agli amici, ai miei allievi e alla lettura.

Lei è originaria di Le Havre, in Francia, cosa l’ha spinta verso l’Italia e nello specifico Empoli? Come si trova qui a Empoli? È felice della scelta fatta?

Sono nata a Le Havre ma ho vissuto i miei anni di formazione a Parigi, che, ovviamente mi manca molto per tanti aspetti, ma da ragazza ero molto autonoma e decisi di venire a vivere in Italia per perfezionarmi con Maria Tipo. La Toscana è molto bella e avendo qui incontrato mio marito,  vivo nella città del grande Busoni. Nella mia casa, a contatto con la natura, riesco a trovare la tranquillità necessaria per concentrarmi.

Cosa pensa dell’Italia per quanto riguarda la musica? Secondo lei, rispetto alla Francia, è un Paese che ci investe o che al contrario tende a gettare questo settore culturale nell’oblio? 

Secondo me, purtroppo, l’Italia non investe abbastanza nella musica, anzi, si sente parlare ogni giorno di qualche “taglio”, una stagione musicale si spegne, un’orchestra sparisce, senza parlare dei docenti di musica di straordinario valore che sono ancora precari! Ne conosco tanti e lo ritengo veramente un’ ingiustizia. Il precedente governo ha cercato di  buttare l’arte nell’oblio e direi che purtroppo ci è quasi riuscito… ma non mi sembra che quello attuale si occupi molto della sorte dei suoi artisti. Una volta leggevo una considerazione di Claudio Abbado su quei Paesi quali la Germania o il Giappone che, pure avendo perso la seconda guerra mondiale, sono diventati fra le nazioni più ricche al mondo. Investono moltissimo nella cultura! Non è un caso che investono così tanto e che stanno meglio di tanti altri Paesi. Perché l’Italia non fa altrettanto? Qui sembra che si percorra il cammino inverso. I ragazzi di oggi vengono incoraggiati a svolgere un’attività sportiva e questo è un grande bene, ma le attività creative e le discipline artistiche ahimè sono quasi totalmente trascurate. Non credo che in Francia la situazione sia migliore.

Lei ha una biografia che la vede esibirsi in tutto il mondo: come ha trovato il pubblico italiano rispetto alle sue esperienze fuori Italia? È un pubblico attento, numeroso, di tutte le età o al contrario meno presente e variegato? 

Il pubblico italiano è meraviglioso e attento, generalmente molto caloroso!

Cosa si potrebbe fare, a suo avviso, per rendere la musica classica più fruibile e allettante ad un pubblico più esteso e giovane?

Ci sono troppi preconcetti sulla musica classica. La scuola potrebbe fare di più (se la scuola pubblica ne avessi i mezzi!) ma soprattutto è a casa che vengono date le basi. Bisogna fare ascoltare ai nostri figli la musica in modo naturale. Non è vero che va sempre “spiegata”! Una volta mi sembra che perlomeno nelle famiglie italiane si seguisse spesso l’opera, ora sembra che questa abitudine si sia persa. Le famiglie preferiscono gli stadi ai teatri ed è per me una grande tristezza considerando la ricchezza della cultura italiana.

In questi ultimi mesi il Ministero dell’Istruzione ha indetto in primis un concorso per partecipare al TFA, ovvero Tirocinio Formativo Attivo abilitante per ogni classe di insegnamento, in seguito è uscito il famoso Concorsone per aprire nuove cattedre: in tutto questo la classe A031 e A032, ovvero di Educazione Musicale, risulta non contemplata, inesistente, completamente dimenticata: cosa ne pensa?

Questo è solo l’ennesima dimostrazione dello scarso interesse che hanno i politici per la cultura e l’istruzione.

Se potesse tornare indietro, sceglierebbe nuovamente l’Italia come sua residenza?

Penso proprio di sì con una seconda casa a Londra o a Berlino magari!

Cosa consiglierebbe ad un giovane musicista desideroso di intraprendere una carriera concertistica oggi, in Italia?

Consiglierei di impegnarsi molto, naturalmente, perché niente sostituisce lo studio rigoroso, ma consiglierei anche di non abbandonare gli studi universitari perché la vita da musicista è straordinaria se funziona…Però  bisogna avere una salute di ferro, un carattere forte e…tanta fortuna!

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