Ancestrali reminiscenze sulla Scena Madre

[rating=5] Ricreare su di un palcoscenico la domestica intimità del metonimico cordone ombelicale che unifica madre e figlia. Cosa non facile da tradurre con autenticità, almeno che le figure in scena non siano Paola Faleschini e Antonella Bertoni, che come nella vita ricoprono il medesimo ruolo familiare. Tale ricerca, con l’incontro reale sul palco tra Paola e Antonella, è il risultato dello spettacolo di teatro-danza “Scena Madre”, sotto la regia di Michele Abbondanza, visto al Teatro Cantiere Florida di Firenze.

Avvolte dall’ovatta di una nebbia amniotica, le due interpreti si ritrovano all’interno di un ambiente apparentemente domestico, ma allo stesso tempo onirico, che riconduce alla purezza del grembo materno.

Un’intimità dominata dal colore bianco, utilizzato nella totalità della scena: dai fondali, ai costumi, agli oggetti. Anche i capelli di Paola sono bianchi, sintomo dell’età e del tempo che divide lei da Antonella. Un tempo che nella messinscena viene riavvolto, come in una vecchia pellicola Super 8, per essere proiettato nuovamente dal principio. Rimaniamo immobili a rimirare preziosi attimi e movimenti, innalzarsi a rituali: gesti e danze evocatrici di ancestrali reminiscenze.

Scena Madre

La regia di Michele Abbondanza dipinge con poesia e umorismo un mondo e un intreccio familiare con un creativo uso dei semplici oggetti scenici che assumono multipli contenuti, come la sfera “grembo materno”, la lavatrice “utero” o l’elastico “cordone ombelicale”.

La fragilità dell’anziana madre si bilancia con l’armonia del corpo in movimento della figlia, in una costellazione di esili azioni dal ritmo lento, sostenute dall’eccellente progetto musicale di Abbondanza che miscela classica, house e punk rock.

Il percorso che porta Antonella dalla nascita all’età adulta si articola in una serie di scene chiare ed essenziali, con azioni giustificate in un appropriato contesto spazio-temporale.

Scena Madre

Antonella Bertoni porta con sé, nel proprio habitat “naturale” del palcoscenico, sua madre Paola, partorendo così un nuovo incontro: una nuova nascita. Oltre alla sicurezza e alla grazia dei movimenti della Bertoni, quello che più colpisce e rimane negli occhi è la performance della sua compagna di viaggio, Paola Faleschini, che gioca sul palco a fare l’attrice, finendo per essere squisitamente se stessa.

Scena Madre è una pièce delicatissima ed emozionante, che ritrae un’unione vera e indissolubile. Lo spettacolo si rivela non una semplice scelta “a effetto”, ma bensì una prova pura, empatica, una ricerca profonda sull’intimo, un gioco di specchi tra due corpi tanto vicini da rifletterne un’unica forma.

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