
Un concerto dal sinfonismo potente quello del 17 giugno al Teatro Comunale di Firenze con la Philarmonia Orchestra di Londra diretta da Esa-Pekka Salonen.
La Philarmonia Orchestra è una delle orchestra più grandi del mondo, riconosciuta come una delle prime e più valide espressioni della cultura musicale del Regno Unito per la qualità delle sue esecuzioni e per il suo approccio innovativo rivolto a raggiungere platee sempre più vaste.
Esa-Pekka Salonen, direttore e compositore finlandese, ne è il Direttore principale e Artistic Advisor dal 2008, con un sodalizio ormai trentennale iniziato nel lontano 1983, quando Salonen, allora venticinquenne, debuttò alla guida della prestigiosa orchestra in sostituzione di Michael Tilson Thomas, che all’ultimo momento venne a mancare a causa di una indisposizione. Nato a Helsinki nel 1958, dove ha studiato all’Accademia Sibelius, Esa-Pekka Salonen debutta nel 1979 dirigendo l’Orchestra Sinfonica della Radio Finlandese. Per dieci anni ha ricoperto l’incarico di Direttore Capo dell’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese (1985-1995), e in seguito quello di Direttore del Festival di Helsinki (1995-1996). È stato poi Direttore Musicale della Los Angeles Philharmonic dal 1992 al 2009.
La serata si apre con Una notte sul monte Calvo di Modest Mussorgski, nella versione originale per orchestra del 1876, una delle pagine più geniali e personali concepite nel XIX secolo da uno dei maggiori esponenti del “Gruppo dei cinque”. Mussorgski stesso indica il “programma” di questo poema sinfonico: «Suoni sotterranei di voci soprannaturali – Apparizione degli spiriti dell’oscurità seguiti da quello di Satana – Glorificazione di Satana e celebrazione della messa nera – Il sabba delle streghe – Al culmine dell’orgia la campana della chiesa di un villaggio suona e disperde gli spiriti dell’oscurità – L’alba». La partitura, dove il patrimonio popolare russo si mescola al senso tutto romantico del demoniaco e del fiabesco noir, è pervasa da uno spirito satanico, che la fa fremere e sussultare finché solo verso la fine il tumulto si placa, e al rintocco della campana il flusso della musica si distende in un’atmosfera placata e serena.
Seguono le Danze di Galánta di Zoltán Kodály composte nel 1933 e ispirate da Galánta, cittadina tra Vienna e Budapest, dove il compositore trascorse molti anni della sua fanciullezza, e dove conobbe, grazie alla presenza di «un piccolo nucleo d’una dozzina di case, chiamate “la città degli zingari”», un patrimonio di danze legate alla tradizione zigana. Tutta la partitura sprigiona un fresco aroma popolare-etnico, carico di una varietà ritmica legata a danze tradizionali qui proposte con immediatezza e spontaneità.
La seconda parte del concerto inaugura la nascita di un genere prototipo del sinfonismo ottocentesco, il “poema sinfonico”, con la mastodontica Sinfonia fantastica di Hector Berlioz del 1830, opera composta a soli 27 anni, dedicata allo Zar Nicola I, che spinse l’autore alla ribalta del panorama musicale internazionale. L’opera dal punto di vista formale si lega ancora all’esempio beethoveniano, mentre come novità presenta un organico molto più ampio, arricchito da un clarinetto piccolo, due tube, campane, ben quattro timpani e una folta schiera di archi, e l’attribuzione di un preciso contenuto narrativo a ogni pezzo della composizione. Sottotitolato “Episodi della vita d’un artista”, il Poema racconta di un giovane musicista, presumibilmente lo stesso Berlioz, che, cercando nell’oppio un sollievo alle sue pene d’amore, cade in un sonno profondo, in cui le sue emozioni ed i suoi ricordi si traducono in immagini musicali. Ecco allora che la sua amata si trasforma in un’idea che percorre ossessivamente tutta la Sinfonia, ovvero l’idée fixe, in un viaggio allucinato tra angosce deliranti, furori di gelosia, valzer, atmosfere pastorali che si caricano di disperate apprensioni verso la “Marcia al supplizio”, condanna necessaria per aver assassinato l’amata, che torna turbinosa mescolandosi nella triviale orgia di un Sabba infernale.
Si tratta di un pezzo di musica pura, turgida ed espressiva, dalla grande ricchezza e varietà di atmosfere, geniale per certe intuizioni melodiche e timbriche e per la solidità della struttura formale.
L’Orchestra, che presenta una perfezione d’esecuzione unica, sublime nei pianissimi e nella sincronia d’insieme, viene diretta da Esa-Pekka Salonen con forza e potenza, un’energia eccellente.
Di fronte agli applausi entusiasti del pubblico, seguono due bis in linea con il vigore del programma: il Valse triste del finlandese Jean Sibelius, ed il Preludio al Terzo Atto del Lohengrin di Richard Wagner. Gran successo.