La morsa senza scampo che attanaglia il tradimento

Il fantastico cortile interno del Museo del Bargello come ogni anno si apre al teatro, fornendo un’incantata e naturale cornice coreografica. In aggiunta ad essa e ricomposta su una delle pareti, la visione grandiosa della fontana marmorea dell’Ammannati, che avrebbe dovuto essere installata nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, fa da appendice alla mostra monografica“L’acqua, la pietra, il fuoco. Bartolomeo Ammannati Scultore”, omaggio al V centenario della nascita dell’artista di cui il Bargello possiede buona parte delle opere scultoree e che rimarrà aperta fino al 18 settembre. Bargello dunque come puro incontro con l’arte, la storia e gli splendori della città.

Incontro, ormai sempre più appuntamento fisso, con il teatro e nello specifico con Sandro Lombardi, limpido custode della scena fiorentina e padrone di casa di quella che fu la più antica sede del governo della città gigliata.

Già per il secondo anno consecutivo l’attore quattro volte Premio Ubu si dedica a Pirandello, e dopo lo sperimentale “L’uomo dal fiore in bocca” per la regia di Roberto Latini, quest’anno è la volta de “La morsa”, epilogo in un atto di Luigi Pirandello e portato in scena appositamente per il Bargello dalla regia di Arturo Cirillo, attore e regista stimato e già incontrato nel corso dell’ultima stagione invernale nell’Otello al Fabbricone.

Il tradimento coniugale è un tema ricorrente della prosa teatrale del primo novecento italiano, spesso affrontato nelle pièce di Pirandello (una su tutte “Il giuoco delle parti”), con dinamiche che vanno a frantumare la calma apparente della classe borghese.

Nello spettacolo il «triangolo» tra la fragile moglie Giulia (Marta Richeldi), il duro marito Andrea Fabbri (Sandro Lombardi) e il meschino avvocato Antonio Serra (Arturo Cirillo) è giunto all’epilogo. Antonio di ritorno da un viaggio di lavoro con il collega Andrea, ha il sospetto che lui abbia scoperto i due amanti, e terrorizzato dalle conseguenze avverte Giulia che vedrà di lì a poco il ritorno del marito in casa. In un tagliente dialogo con la moglie, Andrea finge all’inizio di non sapere nulla ma con un incalzante gioco di allusioni e mezze parole, rivela improvvisamente la sua scoperta e attanaglia come in una morsa la moglie vinta e smarrita, incapace di difendersi dalle accuse del marito.

Andrea caccia la moglie di casa proibendole di vedere per l’ultima volta i suoi figli e quando Giulia disperata minaccia di uccidersi, lui con indifferenza la incita a farlo.
Un colpo di pistola risuona nella stanza e al sopraggiunto Antonio, Andrea in lacrime dirà: «Tu l’hai uccisa!».

Gli attori tutti in occhiali fumè si muovono all’interno di una scenografia essenziale, composta da teche di vetro contenenti oggetti di casa immersi in acqua colorata, evocazione della vicina palude indicata come luogo del testo e dell’immobilità dei personaggi-animali incatenati ad una condizione dalla quale non è possibile più distaccarsi, se non tragicamente.

Altro elemento evocativo la palude e la condizione interiore dei personaggi sono i suoni animaleschi che fanno da eco a tutta la pièce, rivelando il lato bestiale dei caratteri che a poco a poco affiora, come un emergente iceberg dal mare del non detto.

L’interpretazione pinteriana e i toni noir forniti dalla regia di Cirillo mantengono alta e viva la tensione dei personaggi, che con movimenti minuziosi, necessari e camaleontici, si muovono all’interno dello spazio dosando le forze nello stringersi della morsa, pronti ad attaccare o a schivare il colpo.

Compatta prova del trio in scena, che poggia sulla debolezza e l’audacia della figura di Giulia, interpretata convincentemente da Marta Richeldi, perno del triangolo che vede ai suoi lati il carattere duro e disincantato di Andrea Fabbri, per la mirabile prova di Sandro Lombardi e del pusillanime avvocato Antonio Serra, al quale ha dato corpo la cadenzata e attenta interpretazione di Arturo Cirillo.

Il “giuoco delle parti” si è compiuto nuovamente, calano gli occhiali di Andrea Fabbri, cade la maschera del teatro e con essa le lacrime.

Dal pubblico si alzano vigorosi applausi.