Esotismo e sperimentazione al Saloncino della Pergola

Domenica 31 Gennaio al Saloncino della Pergola gli Amici della Musica ci hanno regalato davvero un bel concerto all’insegna dell’esotico e della sperimentazione di generi molteplici: Cristina Zavalloni, Giampaolo Pretto, Gabriele Mirabassi, Marco Rizzi, Mario Brunello e Andrea Lucchesini, artisti di fama internazionale, con la partecipazione degli allievi dei Corsi speciali della Scuola di Musica di Fiesole William Chiquito e Leonardo Papa, hanno indagato con maestria luoghi ed autori affascinanti.

A partire da un Ravel poco conosciuto con le sue Cinq mélodies populaires grecques dove la poliedrica voce di Cristina Zavalloni interpreta con vibrante vitalità la popolarità greca, accompagnata dall’ottimo pianista Lucchesini.
Seguono i Contrasti per violino, clarinetto e pianoforte di Béla Bartòk, composizione emblematica della profonda assimilazione di linguaggi diversi, dal patrimonio popolare ungherese (con il primo tempo “Verbunkos” che fa riferimento ad una danza tradizionale ungherese), alla tradizione tzigana e al jazz. Il trio dei tre eclettici Lucchesini, Rizzi e Mirabassi è coinvolgente, anche quando quest’ultimo “distrattamente” interrompe l’ultimo tempo per “perdita spartito”: ma il suo virtuosismo lo fa presto perdonare con una nuova, ancor più sferzante, interpretazione “dopo ritrovamento parte”!

Il viaggio continua con le Chansons madécasses, per voce, flauto, violoncello e pianoforte di un Ravel che questa volta ci conduce nella splendida isola del Madagascar, con i nuovi, accesi, colori di un ampio organico strumentale. La lirica si fa ora passionale ed erotica, come vuole il testo “Nahandove” del poeta creolo Parny, ora graffiante invettiva con i violenti contrasti dinamici di “Aoua!”, per terminare con il timbro caldo e sensuale reso dal flauto nel quadro idillico di “Il est doux”.

Continuiamo nella dissacrante e pittoresca Africa di Rhapsodie nègre, per voce, quartetto d’archi, flauto, clarinetto e pianoforte, op.1 di Francis Poulenc, un’opera di “pura melodia” come afferma lo stesso compositore, dove la voce della Zavalloni si snatura nelle profondità timbriche di un bizzarro pseudo-africano.

Infine un’immersione completa e profonda negli oceani, con l’altamente evocativo Vox balenae, per flauto, violoncello e pianoforte del compositore statunitense George Crumb, al quale cediamo volentieri la parola per la piena resa rappresentativa:

«The form of Vox Balenae (Voice of the Whale) is a simple three-part design, consisting of a prologue, a set of variations named after the geological eras, and an epilogue.
The opening Vocalise (marked in the score: “Wildly fantastic, grotesque”) is a kind of cadenza for the flutist, who simultaneously plays his instrument and sings into it. This combination of instrumental and vocal sound produces an eerie, surreal timbre, not unlike the sounds of the humpback whale. The conclusion of the cadenza is announced by a parody of the opening measures of Strauss’ Also sprach Zarathustra.
The Sea-Theme (”Solemn, with calm majesty”) is presented by the cello (in harmonics), accompanied by dark, fateful chords of strummed piano strings. The following sequence of variations begins with the haunting sea-gull cries of the Archezoic (”Timeless, inchoate”) and, gradually increasing in intensity, reaches a strident climax in the Cenozoic (”Dramatic, with a feeling of destiny”). The emergence of man in the Cenozoic era is symbolized by a partial restatement of the Zarathustra reference.
The concluding Sea-Nocturne (”Serene, pure, transfigured”) is an elaboration of the Sea-Theme. The piece is couched in the “luminous” tonality of B major and there are shimmering sounds of antique cymbals (played alternately by the cellist and flutist). In composing the Sea-Nocturne I wanted to suggest “a larger rhythm of nature” and a sense of suspension in time. The concluding gesture of the work is a gradually dying series of repetitions of a 10-note figure. In concert performance, the last figure is to be played “in pantomime” (to suggest a diminuendo beyond the threshold of hearing!); for recorded performances, the figure is played as a “fade-out».

Un brano che cattura dunque con i suoi suoni, le sue luci ed i suoi canti, che ammaliano e  rapiscono in un tempo dilatato, invertendo timbri ed il conosciuto comune, andando ad indagare e sperimentare sonorità inusitate ma calamitanti.
I fuori programma infine ci portano in Brasile, con un arrangiamento per l’intero organico di Mirabassi da un canto tipico brasiliano, e nella terra dell’improvvisazione jazzistica, con il duo voce e clarinetto.

Lunghi applausi partecipati salutano gli artisti.