Tulpa: quando l’estremo sfocia nel ridicolo

Domenica 16 giugno,  presso il Cinema Barberini di Roma, siamo andati all’anteprima del terzo film di Federico Zampaglione, cantante dei Tiromancino e dal 2007 anche regista.

Tulpa- Perdizioni mortali, è un thriller/horror dai toni e dalle atmosfere che vorrebbero richiamarsi allo stile dei maestri italiani come il Dario Argento di Profondo Rosso, Lucio Fulci e Mario Bava (soprattutto i primi due), ma che sfortunatamente ricordano molto il Dario Argento di oggi, quello de Il cartaio e di Giallo, in particolare.

Fuori la sala prima della proiezione, l’aria era elettrica e l’entusiasmo alle stelle, ci aspettavamo un film ben congeniato e con una trama fuori dall’ordinario. La troppa pubblicità e il mistero che avvolgeva questo evento probabilmente ha fatto si che il nostro livello di aspettativa si sia elevato a tal punto che la delusione, una volta iniziato il film, suscitasse in noi estremi dubbi sulla sua qualità.

Un'immagine di "Tulpa"

Procediamo per gradi. La storia, ambientata a Roma, racconta di Lisa Boeri (Claudia Gerini), un’affascinante donna ricca e in carriera che non ha tempo per legami sentimentali veri e che è dedita solo al suo lavoro. Di notte però, per sopperire a questa solitudine e al vuoto che l’attanaglia, è un’assidua frequentatrice di un sex-club, il Tulpa, luogo gestito da un misterioso guru tibetano, dove i soci possono incontrarsi e dare sfogo ai propri istinti e alle proprie fantasie erotiche. Qui, Lisa avrà degli incontri occasionali con diversi partner sessuali maschili e femminili, che in seguito saranno trovati brutalmente assassinati. Lisa non crede alle coincidenze, ma non può rivolgersi alla polizia, perché porterebbe alla luce la sua doppia vita, fatto che rischierebbe di distruggerle la carriera. Ma Lisa sa che potrebbe essere proprio lei la prossima vittima designata, così decide di indagare per scoprire da sola il mistero legato a questi efferati omicidi. Ciò che scoprirà sarà una verità sconvolgente e agghiacciante.

Un'immagine di "Tulpa"

La prima impressione avuta durante il film è stata di perplessità: nel film mancano totalmente le basi della regia, dalle inquadrature senza scopo e confusionali, alla ripresa tremolante, le immagini sempre fuori fuoco, che impediscono quindi a causa delle sfocature, una visione definita dei dettagli e in generale delle scene stesse e infine la recitazione piuttosto scadente, sia per l’interpretazione dei dialoghi e delle azioni che soprattutto per le reazioni umane. Come tutti sapete, ogni circostanza prevede una reazione o un’emozione particolare a seconda del carattere del personaggio o dell’atmosfera; questo comprende le reazioni istintive ad un fatto di sangue, alla scoperta di qualcosa che ci terrorizza o che ci sconvolge. Ebbene, non vi era nulla di tutto questo in Tulpa, o meglio, tutto era reso in maniera assurdamente irreale e fuori luogo per lo svolgimento della trama. L’ovvia conseguenza è stata la totale mancanza di credibilità degli attori e della storia stessa. Per spezzare una lancia in favore del film possiamo solo dire che  potrebbe avere risvolti sicuramente ampliabili, essere costruito in maniera più complessa, ma fondamentalmente è un film tutto da rifare. Quella di Tulpa è una storia con una struttura semplice, ma con un finale che sorprende per il solo fatto che non vi si trova un senso logico, poiché durante il film non si percepiscono emozioni ed ogni gesto è così falso da assomigliare ad una mera soap-opera in stile Gli Occhi del Cuore, della nota serie tv Boris.
Le soluzioni visive e gli stereotipi del genere thriller e dell’horror sono miscelati in maniera banale e scontata. Le scene, legate l’una all’altra senza un nesso preciso, ne fanno un film insipido e pieno di violenza gratuita di cattivo gusto. La violenza mostrata dai grandi maestri dell’horror aveva sempre un perché, qui invece sembra che il regista abbia voluto semplicemente mostrare fiotti di sangue senza uno scopo ben preciso, forse in una visione distorta di quello che è il vero film “di genere”.

3 COMMENTI

  1. Spazzatura post-adolescenziale in odore di nostalgismo anni 70/80…Completamente dilettantesco, qui più che far rinascere il genere italiano si aiuterà a ricordare imbarazzanti opere cone Paganini Horror e Patrick vive ancora

  2. Se non vi piace l’horror non guardatelo. Dire che “la violenza è di cattivo gusto e fine a sé stessa mentre nei grandi c’era sempre un perchè ” fa ridere i polli. C’era un perchè oltre alla spettacolarizzazione sadica e morbosa della morte e dell’omicidio nei massacri di Argento, Fulci, Lado etc.? Ma non scherziamo!! Invece in questo film di Zampaglione gli omicidi sono crudeli e ben congeniati, tutti, dal primo all’ultimo. Ripeto: se non reggete i film horror non li guardate. Guardatevi i gialli di Hercule Poirot, li guardo anch’io. Ma lasciate ad altri che hanno voglia di guardarli film come Martyrs, A Serbian film, Atroz, Frontiers, Imprint e Ichi The killer di Miike etc. Perché davvero di sentir sempre ripetere la solita frasetta della “violenza fine a sé stessa ” non ne posso davvero più. Cristo siamo nel 2022 e dobbiamo ancora sentire le fesserie alla Morandini.

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