Io sto con la sposa: una vita senza frontiere

[rating=4] Il cineasta video artista Gabriele Del Grande segue, con la sua macchina da presa, il viaggio di cinque profughi siriano-palestinesi che, sbarcati a Lampedusa, migrano dall’Italia attraverso molti paesi europei, per raggiungere la Svezia, paese che concede asilo senza troppa burocrazia. I migranti sono accompagnati da due “contrabbandieri d’occasione”: il poeta siriano-palestinese Kaled Soliman Al Nassiry e il giornalista italiano Antonio Agugliano, entrambi co-registi.

Io sto con la sposa” è stato prodotto da Gina films, in associazione con DocLab, e finanziato da “2.617 produttori dal basso”. Presentato, fuori concorso, nella sezione Orizzonti della 71ª Mostra internazionale d’Arte Cinematografica “Biennale di Venezia 2014”, il film si è aggiudicato tre premi: il FEDIC, conferito dalla Federazione Italiana dei Cineclub per l’autonomia creativa e la libertà espressiva dell’autore; il premio Human Rights Nights Award, per il Cinema dei Diritti umani perché capace di ricordare che ogni profugo migrante non è un numero ma una persona che deve vedersi riconosciuto il diritto di circolazione e, infine, il Premio Critica Sociale “Sorriso diverso Venezia 2014” quale opera che meglio rappresenta l’integrazione sociale delle persone stereotipate “diverse”.

Base della pellicola è una storia realmente vissuta, un viaggio della speranza da Milano a Stoccolma, compiuto tra il 14 e il 18 novembre 2013. Per beffarsi dei controlli di frontiera i protagonisti mettono in scena uno pseudo corteo nuziale, alla coppia di sposi si uniscono una decina di amici siriano-palestinesi e italiani che, mascherati da invitati, a bordo di auto con targa italiana, attraversano, in quattro giorni, mezza Europa, passando dalla Francia, al Lussemburgo, alla Germania, alla Danimarca, per arrivare in Svezia.

Io sto con la sposa

Emozioni, sogni, ricordi, memorie, paure, malinconie, si fondono in un vero e proprio atto di disubbidienza civile. Un manifesto esplicito di speranza, di fiducia nella vita, di amicizia e di sensibilità condivise, che animano il genere umano, a prescindere da qualsiasi tipo di classificazione, ormai stanco di divisioni, di guerre, di morte e di leggi diseguali – in questo caso europee – .

Dalle vie della città lombarda, all’arrampicata “Grimaldi Superiore” sulle tracce del vecchio valico confine – meglio conosciuto come “Passo della Morte” nel ventennio fascista – da Ventimiglia a Marsiglia, a Bochun, a Copenhagen, fino all’ultima frontiera e alla piazza notturna deserta di Stoccolma, l’incredibile viaggio nuziale ci offre un microcosmo di persone, uno spaccato di umanità dalle diverse età, con diverse passioni – dalla cucina al rap – con diversi talenti ancora chiusi nel cassetto dei sogni ma, forse, prossimi a dischiudersi all’arrivo nel nuovo paese.

Le paure e le angosce del viaggio sono spezzate da momenti goliardici che trovano base nella Musica, in quei balli e in quei canti della tradizione siriano-palestinese – come la Dabka conclusiva ballata nella notturna piazza di Stoccolma per brindare alla riuscita del viaggio – così come nel rap, in quei testi di speranza e di addio alla sua terra dilaniata dagli orrori della guerra, composti occasionalmente dal giovane palestinese Manar, MC Manar, il Master of Cerimonies, il freestyler del gruppo.

Io sto con la sposa

Quelle musiche originali, scritte a quattro mani da italiani e siriano-palestinesi – Dissòi Lògoi, Tommaso Leddi, Matteo Maltauro, Alberto Morelli, Franco Parravicini, Federico Sanesi, lo stesso Manar e Mosè – che, al folklore di Palestina, Libano, Giordania, Siria e Iraq, uniscono elementi occidentali in una naturale universalità propria della settima musa. Dai canti malinconici, alla felice Dabka che scandisce il ritmo della danza e della conquista, passando per l’hip hop, si denuncia, anche musicalmente, la situazione sociale dei profughi migranti.

Ma dal ricordo, da quel mare di sangue, ci si allontana nella speranza di riuscire a creare un “uomo planetario”, capace di abitare e circolare in un mondo finalmente senza frontiere, come quello Musicale. MC Manar, col suo rap, ne è il giovane portavoce.

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