
Abbiamo incontrato Antinea Radomska, giovanissima fotografa e filmmaker, redattrice della sezione video del magazine europeo Cafébabel. In questa intervista ci parla di lei, del suo lavoro e dei suoi interessanti progetti.
Ti definisci una video maker, come è nata questa passione?
Come mi definisco…In effetti è una domanda alla quale trovo sempre molto complicato rispondere. Quello che accade solitamente è: Persona: “Ah, quindi tu di cosa ti occupi?” Io: “Nella vita faccio la Fotografa, Video Maker, Producer, Social Media Manager…” Non è la migliore delle presentazioni, il risultato crea sempre un po’ di confusione, è strano. Quello che mi consola è che ognuna di queste cose, per ora, mi arricchisce e mi definisce, soprattutto perché sono tutte cose che amo fare egualmente e alle quali mi dedico con i medesimi sforzi. Sono sempre stata una persona estremamente curiosa e per questo perennemente in evoluzione o, per meglio definire, in rivoluzione, mai contenta di esperire una cosa sola. Prima o poi mi specializzerò, credo sarà il tempo o gli eventi a permettermi di scoprire come e dove…
Sei giovanissima, ma hai già una carriera interessante alle spalle. Quali sono stai i tuoi successi più importanti?
Dopo due anni di incomprensione e delusioni da parte del mondo universitario, la rivincita o il successo è stato l’aver partecipato ad un bando per una borsa di studio che mi avrebbe permesso di trasferirmi e frequentare un’accademia a Parigi. Una volta vinta la borsa, la mia vita personale e professionale ha preso una direzione velocissima che mi ha permesso di incontrare delle persone meravigliose che hanno iniziato a definirla. Le svolte più importanti sono state sicuramente cominciare a lavorare a Cafébabel, “The Woman Behind” (https://www.youtube.com/watch?v=1jzUxZSnIos) con Barbara Migliaccio Spina e “K(no)w Origins” (https://www.youtube.com/watch?v=7tjQ22HBahw) realizzato con l’aiuto di Emanuele Gabrieli. Nel realizzare questi due progetti ho sicuramente capito che la strada del documentario sarebbe stata una delle fette più grandi del mio futuro professionale, e questo lo considero il più grande successo.
Sei redattrice della sezione video del magazine europeo CaféBabel, di che cosa si occupa? E, in particolare, cos’è il Borderline Project?
Lo sono stata, ho concluso la mia collaborazione con CaféBabel proprio dopo aver finito Borderline Project, ovviamente siamo in ottimi rapporti ed è possibile che la collaborazione continui in futuro. Un’idea sorprendente e la sua redazione un luogo incredibile. CaféBabel è il primo magazine partecipativo fatto da e per i giovani europei. Borderline è un progetto creato per rompere con la (recente) visione unilaterale della Polonia. Un’equipe di giovani giornalisti e fotografi, doveva raccontare attraverso reportage multimediali otto città di confine della Polonia che sono finestre per Germania, Russia, Bielorussia, Ucraina e Repubblica Ceca e Slovacchia. Il mio compito in questo progetto è stato quello di seguirli nel retroscena del loro lavoro e di creare un documentario che potesse riassumere e raccontare quasi nella sua totalità la situazione socio-politica attuale in Polonia.
Nel tuo progetto video “The Woman behind” tratti un tema particolarmente sentito e metti in evidenza come sia difficile per una donna poter emergere in campo professionale. Vuoi parlarcene? C’è anche un riferimento alla tua esperienza personale?
“The Woman Behind” è sicuramente un progetto a me molto caro. E’ difficile emergere da un punto professionale già di per sé, sopratutto in quanto donna, figuriamoci se anche giovane. “The Woman Behind”, come suggerisce il titolo, è la bellezza di andare a riscoprire che dietro i successi professionali agonizzati, che spingono la donna ad assumere comportamenti che si adeguano al mondo lavorativo, che di per sé è costituito in termini maschili, c’è in realtà l’essere donna. Inoltre, un’altra parte interessante da raccontare era il percorso verso il successo, che per me costituisce appunto la chiave del successo in sé, che raramente viene raccontato. Inevitabilmente si sublima se stessi nel racconto dell’altro, lo viviamo tutti i giorni. Sicuramente “The Woman Behind” contiene riferimenti alla mia ricerca e alla mia esperienza.
E veniamo al tuo recente progetto “Know Origins”, che tu definisci un viaggio in Polonia lungo 4500 km. E’ stato solo un ritorno alle origini o la ricerca di qualcos’altro?
“K(no)w origins” è stato un viaggio lungo 4500 km. Io ed Emanuele abbiamo attraversato tutta la Polonia, cercando sopratutto di concentrarci su luoghi di confine e meno conosciuti anche in virtù del format, Borderline. “K(no)w origins” è stata la mia prima vera opera, il mio primo documentario completo. Non sono sorpresa che il suo tema principale sia proprio quello di tornare e conoscere le proprie origini o scoprire di non averne. La creazione di questo documentario è stata tutta una scoperta, in effetti è stato come vivere una vita parallela, una vita che è iniziata a febbraio e si è conclusa a ottobre, con la proiezione a Berlino e la conseguente distribuzione sui canali di CafèBabel. E’ stato un processo doloroso, un dolore che però conserverò sempre con amore, perché mi ha permesso di scoprire ed accettare tanti fatti di me stessa. E’ stato un viaggio che mi ha portato nei ricordi e sopratutto a riscoprire il rapporto con mia madre e, di conseguenza, con la mia parte polacca. Quando ho accettato l’incarico di scrivere questo documentario, ero combattuta perché non credevo o, meglio, non volevo credere a quello che stava accadendo ad un paese e ad un popolo che ho sempre ammirato e al quale ho fatto sempre riferimento in momenti in cui mi sentivo incompresa nel paese in cui sono cresciuta, l’Italia. Il viaggio è stato una rivelazione che non solo mi ha permesso di comprendere ciò che sta accadendo in Polonia, ma ciò che sta accadendo all’ Italia e al mondo. O quello che sta accadendo dentro di me come dentro noi tutti: ci stiamo sgretolando, siamo accecati, e stiamo dimenticando il passato, non abbiamo più senso d’appartenenza. Personalmente non mi sono mai sentita parte di qualcosa, parte di una collettività o cittadina italiana né tantomeno polacca, il che può avere una valenza positiva o negativa, dipende con quale predisposizione scegliamo di accettarlo, ma sono certa che la chiave sia appunto nel tornare alle origini, all’origine poi di noi stessi e tramite una nuova consapevolezza e il perdono di queste, imparare a guardare i fatti, la terra e agli altri.
Nella presentazione del video dici di aver visto persone e cose belle che non dimenticherai mai. Vuoi raccontarcene o descrivercene qualcuna?
Non mi sento di raccontarlo così perché ho scelto di farlo attraverso le immagini e le persone che ho scelto di inserire nel documentario, nel bene e nel male.
Dici anche che questo viaggio ti ha dato speranza nelle persone e nel mondo, perché?
C’è una frase che non ho inserito nel documentario, ma che mi colpì molto a Danzica. Stavo intervistando Nikodem Mrozek, professore universitario di matematica e presidente dell’associazione LGBTQ “Tolerado”, che mi disse: “La storia è ciclica, le vicende si ripetono con gli stessi meccanismi, il nostro compito è solo quello di continuare a combattere per tornare ad un momento migliore”.
Emanuele Gabrieli ed Antinea Radomska[/caption]
Sei nata a Roma da madre polacca e padre italiano, hai girato il mondo e vissuto in diversi paesi, a quale ti senti più legata e perché?
Non appena mi viene posta questa domanda, è Parigi che inevitabilmente figura nella mia testa. È l’esperienza più recente. Come dicevo in precedenza mi sento legata ai luoghi dove sono stata in contatto con me stessa e dove ho visto cose e conosciuto persone che hanno lasciato un segno importante in un determinato momento nella mia vita, provocando cambiamento. Per spiegarmi meglio, ho sentito questo legame nei mie viaggi più brevi, o in quelli più lunghi in Cina o in Australia. Non dimenticherò mai l’estremo senso di tristezza e solitudine che ho vissuto lasciandoli. Ora sono luoghi che ricordo con meno importanza, ma solo perché sono più lontani nella mia esperienza. Sento di avere un legame con ogni luogo, ognuno diverso, come se fossero tutte amicizie lontane, che non vedi l’ora di rincontrare.
Hai già progetti per Il tuo prossimo lavoro?
Ora ho scelto di fare un percorso diverso lavorando in Produzione, mi sta appassionando moltissimo. Non mi lascio però sfuggire eventuali occasioni, scegliendo con parsimonia. Ho un lungometraggio nel cassetto, ma il suo momento è ancora molto lontano.